Tumori: in 10 anni in Italia meta’ dei pazienti vivi dopo la diagnosi

Giordano Beretta, Presidente AIOM: Il nostro Paese è ai vertici in Europa nell’assistenza oncologica.

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Milano, 3 febbraio 2020 – In dieci anni, in Italia, i pazienti vivi dopo la diagnosi di tumore sono aumentati del 53%. Erano 2 milioni e 250mila nel 2010, oggi sono 3 milioni e 460mila. Un risultato molto importante, che dimostra i passi in avanti realizzati nell’assistenza oncologica e che colloca il nostro Paese ai vertici in Europa e nel mondo. Ma si tratta di un risultato migliorabile, perché sono ancora troppe le differenze sul nostro territorio: dall’adesione e copertura degli screening ancora troppo basse al Sud, alla realizzazione delle reti oncologiche regionali a macchia di leopardo, alla disponibilità solo in alcune Regioni più virtuose di terapie efficaci e di test in grado di analizzare il profilo molecolare del tumore. È concreto il rischio di pericolose discrepanze a danno dei pazienti. Domani si celebra la Giornata Mondiale contro il Cancro, che ha l’obiettivo di evidenziare l’impegno di ognuno nella lotta contro la malattia (lo slogan di quest’anno è I am and I will). Un impegno che si traduce anche nel garantire a tutti le stesse opportunità di cura, eliminando le differenze territoriali. L’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) aderisce alla Giornata e, in una conferenza stampa oggi a Milano, lancia un appello alle Istituzioni perché venga seguito l’esempio delle Regioni più virtuose, a tutto vantaggio dei pazienti.
“Nel 2018 sono stati stimati, nel mondo, più di 18 milioni di nuovi casi di cancro, erano 12 milioni nel 2008 – spiega Giordano Beretta, Presidente Nazionale AIOM e Responsabile dell’Oncologia Medica all’Humanitas Gavazzeni di Bergamo -. La patologia è in costante crescita nel mondo per la diffusione di stili di vita scorretti, a cui si aggiungono anche fattori ambientali. La qualità del nostro Sistema Sanitario è testimoniata dalla sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi, che presenta tassi più alti rispetto alla media europea nei tumori più frequenti: 86% nella mammella (83% UE), 64% nel colon (60% UE), 16% polmone (15% UE) e 90% prostata (87% UE). E raggiungiamo questi risultati con minori investimenti: la spesa sanitaria pubblica in rapporto al PIL nel nostro Paese ha registrato un calo, passando dal 7% nel 2010 al 6,5% nel 2017, a fronte del 9,8% della media europea. Vi sono, però, ancora differenze regionali che devono essere superate, perché nessuno rimanga indietro e tutti possano accedere alle cure più efficaci indipendentemente dal luogo in cui vivono”.
Alcune Regioni come la Campania hanno segnato la strada. “A ottobre 2019, è stata la prima in Italia a fornire gratuitamente a tutti i pazienti colpiti da melanoma, un tumore della pelle, la combinazione di due molecole immunoterapiche, nivolumab e ipilimumab – afferma Paolo Ascierto, Direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione ‘G. Pascale’ di Napoli -. Un anno fa, la terapia era stata approvata dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), ma lasciata in fascia C, impendendone così la rimborsabilità da parte del Servizio Sanitario Nazionale. Si è creato in questo modo un grave danno per i pazienti colpiti da melanoma, soprattutto per i cittadini con metastasi cerebrali asintomatiche, circa il 40% del totale, per i quali questa combinazione ha evidenziato risultati importanti: il 70% delle persone è libero da recidiva a 2 anni, motivo per cui tale trattamento è riconosciuto come prima opzione dalle maggiori linee guida internazionali in questi pazienti. Nelle altre Regioni la terapia non è ancora rimborsata, chiediamo che le Istituzioni locali si attivino quanto prima perché i malati non possono aspettare”.
La Lombardia è stata apripista sui test genomici, stabilendone, a settembre 2019, la rimborsabilità per le donne con carcinoma della mammella in stadio iniziale (positivo ai recettori ormonali e a rischio intermedio). “È stata la prima Regione ad adottare un provvedimento di questo tipo – sottolinea Nicla La Verde, membro Direttivo nazionale AIOM e Direttore Oncologia Ospedale Sacco di Milano -. La genomica fornisce straordinarie informazioni sulla natura di alcuni tumori, in particolare nel carcinoma mammario aggiunge dati che i parametri clinici, come il diametro della massa tumorale o la sua stadiazione, non offrono. I test genomici sono in grado di predire l’aggressività della malattia in stadio iniziale e di stimare meglio il rischio di una paziente, operata di tumore al seno, di sviluppare metastasi; quindi possono aiutare a decidere se aggiungere la chemioterapia alla terapia ormonale dopo la chirurgia. Grazie al test genomico, alcune pazienti a rischio intermedio di ricaduta possono evitare la chemioterapia. Ciò può tradursi, da un lato, in un beneficio clinico per le pazienti che non vengono più esposte a un eccesso di trattamento e al relativo rischio di tossicità immediate e tardive, dall’altro in un impatto favorevole sulla spesa sanitaria, che rappresenta un elemento di importanza fondamentale con cui anche i clinici devono confrontarsi”.
Nel trattamento del tumore della mammella si stanno evidenziando preoccupanti disparità nell’accesso alle terapie. “In particolare, nelle forme che esprimono in quantità eccessiva la proteina HER2 e che rappresentano circa il 15-20% dei casi, l’ente regolatorio europeo (EMA) nel 2015 ha approvato pertuzumab, terapia a bersaglio molecolare, prima della chirurgia (trattamento neoadiuvante) – spiega Lucia Del Mastro, membro Direttivo nazionale AIOM e Responsabile Breast Unit IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova -. È dimostrato che il farmaco, somministrato insieme alla chemioterapia prima dell’intervento chirurgico, aumenta la probabilità di ottenere la risposta patologica completa, vale a dire la scomparsa del tumore invasivo sia nel seno che nei linfonodi, riducendo così le probabilità di ripresa di malattia. AIFA ha recepito l’indicazione europea, ma nel 2017 ha deciso di non rimborsare la molecola. In questo modo, si creano disuguaglianze sia rispetto agli altri Paesi europei che invece (fatta eccezione per la Francia) hanno rimborsato la molecola sia all’interno del territorio nazionale. Assistiamo a disparità inaccettabili nell’accesso alla terapia, anche all’interno di una stessa Regione, perché alcuni ospedali hanno assunto la decisione di acquistare il farmaco, invece altri, per considerazioni di budget, non l’hanno adottata. Nel momento in cui EMA approva un farmaco con una specifica indicazione, AIFA dovrebbe non solo recepire la decisione ma anche rimborsare la terapia. La situazione attuale crea difficoltà sia alle pazienti sia ai medici, che non possono seguire le linee guida internazionali che raccomandano il trattamento neoadiuvante con pertuzumab”.
Il 4 e 5 febbraio a Milano, AIOM e Fondazione AIOM organizzano un corso di formazione sulle Linee Guida destinato ai pazienti. “Le Linee Guida sono uno degli strumenti principali della medicina basata sull’evidenza – afferma Massimo Di Maio, Segretario Nazionale AIOM e Direttore dell’Oncologia dell’Ospedale Mauriziano di Torino -. Attraverso un processo sistematico e trasparente rendono possibile il trasferimento nella pratica clinica di tutte le nuove conoscenze prodotte dalla ricerca medico-scientifica. Nell’elaborazione di diverse Linee Guida AIOM hanno preso parte anche i pazienti, che oltre ai medici specialisti, sono gli ‘utilizzatori finali’ di questi documenti. Devono essere inclusi nella loro stesura, per questo organizziamo corsi di formazione per pazienti. Ma le Linee Guida non bastano. Per estendere le ‘buone pratiche’ a tutto il territorio, devono essere implementate le reti oncologiche regionali, la cui attivazione ad oggi risulta eterogenea. Le reti rappresentano il modello per garantire in tutto il nostro Paese l’accesso a diagnosi e cure appropriate e di qualità, per razionalizzare risorse, professionalità e tecnologie, e per arginare il fenomeno preoccupante delle migrazioni sanitarie”.
In Italia, nel 2019, le nuove diagnosi di cancro sono state 371mila. “Rispetto al 2018, si è registrato un calo di circa 2.000 casi, a cui ha contribuito l’efficacia dello screening del tumore del colon retto, che permette di individuare lesioni a rischio prima della loro trasformazione in neoplasia – conclude il Presidente Beretta -. L’adesione alla mammografia, nel 2017, ha raggiunto il 55% e allo screening colorettale il 41%. Vi sono notevoli differenze fra Nord e Sud che vanno ricondotte anche alla diversa copertura. Per quanto riguarda la mammografia, quest’ultima è praticamente completa nell’Italia settentrionale e centrale, al Sud invece solo 6 donne su 10 ricevono l’invito. Nello screening colorettale, al Nord e al Centro siamo vicini alla copertura completa (92% Nord, 95% Centro), il Sud invece è ancora sotto il 50%”.

 

 

 

FONDAZIONE POLIAMBULANZA: 40 NUOVE ASSUNZIONI PREVISTE PER L’ANNO 2020

La struttura bresciana ottiene ancora una volta il prestigioso riconoscimento internazionale “TOP EMPLOYER”

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Brescia, 30 gennaio 2020 – Sono 40 nuove assunzioni previste anche per l’anno 2020, il 96% del personale a tempo indeterminato, un turnover inferiore al 3%. Richiama talenti dall’esterno e fidelizza quelli che fanno parte del suo organico. Questo il motivo per cui il Top Employers Institute, la società globale che certifica le eccellenze nelle Human Resaurce, ha confermato l’ambito riconoscimento a Poliambulanza. La struttura infatti ha dimostrato un innalzamento degli standard rispetto all’anno precedente – requisito fondamentale per la conferma. Ed è l’unico ospedale certificato, insieme al Gemelli di Roma, in tutta Italia e accanto ad altre 114 note aziende operanti in altri campi. Punto di forza l’integrazione di tre elementi imprescindibili: la qualità delle risorse umane e la capacità dell’azienda di valorizzarle all’interno di progetti concreti, nei quali la tecnologia è strumentale alla loro valorizzazione. E’ stato introdotto nell’area della chirurgia vascolare, per essere esteso alle altre aree chirurgiche, un sistema di messaggistica istantanea che informa il parente del ricoverato sugli step dell’iter chirurgico: un sms quando il paziente entra effettivamente in sala operatoria, un sms quando termina l’intervento e uno quando il paziente esce dal blocco operatorio per tornare in reparto. Un progetto che consente così di tranquillizzare i parenti ma anche di non sottoporre il personale a una condizione di tensione emotiva sul piano relazionale e favorire così una migliore gestione del proprio lavoro. In questo senso si inserisce anche la farmacia automatizzata. Un sistema informatizzato e robotizzato rende possibile la tracciabilità, la conservazione e il prelievo automatico di farmaci e presidi. In questo modo gli operatori sono dispensati dal ripetitivo lavoro manuale e possono adempiere a funzioni a valore aggiunto mentre il paziente può contare su un maggiore livello di sicurezza. “La tecnologia da sola non basta. Sono le persone, le loro competenze e il loro commitment, a qualificare i percorsi di cura del paziente. Al contempo sono le attrezzature all’avanguardia, di cui Poliambulanza è dotata, a mettere i medici e tutti gli operatori sanitari nelle condizioni di crescere e garantire ottime performance – dichiara Daniela Conti, Direttore Risorse Umane di Fondazione Poliambulanza -. In tutti i settori produttivi le Risorse Umane costituiscono un fondamentale asset attorno al quale si sviluppa l’organizzazione aziendale e da essa il valore prodotto dall’azienda stessa. Nel settore sanitario questi concetti sono fortemente enfatizzati per ragioni di carattere economico, in quanto il costo del personale è il principale costo di produzione ma anche per l’attività ad elevata valenza sociale che i professionisti sanitari svolgono. Inoltre, la qualità delle cure rese ai pazienti è data dalle competenze professionali, ma anche dalle caratteristiche umane degli operatori, i quali devono essere in grado di prendersi cura della ‘persona’ e non solo di curare la malattia. Con queste finalità sono stati introdotti strumenti di People Management e di Welfare Aziendale, elementi core della Certificazione Top Employer.”
 

Chirurgia estetica: i mesi freddi sono i piu’ indicati per eseguire gli interventi

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Roma, 27 gennaio 2020 –  I mesi freddi sono i più adatti per rivolgersi al chirurgo plastico, anche per i minori problemi legati al gonfiore e all’esposizione ai raggi solari. “E’ questo il periodo migliore dell’anno per sottoporsi a interventi come rinoplastica, mastoplastica additiva, liposuzione blefaroplastica o lifting facciale – spiega il prof. Francesco D’Andrea, Presidente Nazionale della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica (SICPRE) -. L’ambiente e il clima risultano fondamentali soprattutto nella fase post operatoria. Il caldo, l’umidità e l’esposizione al sole non sono indicati, infatti, per una pelle che ha appena subito interventi estetici o ricostruttivi”. Tra i motivi che spingono gli specialisti a preferire i mesi freddi c’è soprattutto la gestione del gonfiore e dei lividi, una seria preoccupazione per le pazienti. Oltre a scegliere il periodo invernale, oggi c’è un’arma in più, un gel da applicare sulla parte operata che riduce del 40% il gonfiore. Lo ha dimostrato un recente studio italiano, che ha testato un rimedio a base di efficaci sostanze naturali come escina (principio attivo dei semi di ippocastano), cumarina (una leguminosa del Sud America) e Centella (una pianta asiatica), veicolati da eparina (un polisaccarinide) e da un particolare eccipiente funzionale: l’Olivoil glutinato che predispone il derma ad un maggiore assorbimento dei principi funzionali e nulla ha a che fare, a dispetto del nome, con le intolleranze al glutine. Si chiama Venoplant e ha dimostrato di ridurre significativamente il gonfiore e può essere assunto sia per via topica sotto forma di gel oppure come integratore alimentare in compresse per via orale. “Sappiamo che gli interventi su alcuni tessuti favoriscono l’accumulo di sostanze negli spazi interstiziali – aggiunge il dott. Ercole Manzi, specialista in Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica -. Si creano così processi infiammatori che determinano accumuli di liquidi, dal colore violaceo, nella parte del corpo interessata dall’operazione. Questo gonfiore prende il nome di edema ed è un processo fisiologico che si verifica nella quasi totalità delle operazioni. Venoplant ha un’azione drenante e dermotrofica molto efficace e diminuisce il gonfiore e il dolore. Inoltre a differenza di altri presidi che utilizziamo solitamente, come drenaggi o borse del ghiaccio, non presenta alcuna controindicazione. Per questo risulta particolarmente apprezzato da chi ha subito un’operazione di chirurgia estetica. L’edema produce effetti più fastidiosi ed invalidanti che ritardano il ritorno dei pazienti ad una vita normale”. “Chi si rivolge a noi ha come obiettivo primario raggiungere il prima possibile uno stato di benessere – prosegue Manzi -. I nostri non sono interventi salvavita o indotti da gravi patologie da affrontare nell’immediato, perciò è fondamentale contrastare gli inestetismi post operatori grazie a prodotti sicuri e naturali. Venoplant è disponibile anche nella formulazione transdermica come cerotto (Venoplant Patch) che può essere particolarmente indicata per i nostri pazienti. La sinergia che si ottiene con l’utilizzo contemporaneo delle varie formulazioni (cremagel, compresse e patch) può determinare risultati importanti sull’edema. Sono quindi in corso nuove ricerche scientifiche per evidenziare le ulteriori potenzialità offerte. Le terapie medico-farmacologiche tradizionali anti edema svolgono un ruolo abbastanza controverso nella chirurgia plastica estetica. E’ quindi fondamentale trovare sempre nuove efficaci soluzioni”.

Poliambulanza inaugura la nuova sede CIDAF a Travagliato

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Il Consultorio CIDAF di Travagliato  si trasferisce da via Golini 6 a via Brescia 42. Il grande riscontro ricevuto da parte della cittadinanza durante i tre anni di attività del precedente servizio ha portato infatti alla necessità di cambiare sede e sceglierne una più accogliente che consentisse una migliore ottimizzazione degli spazi: sono state infatti dal 2017 (anno di acquisizione del consultorio dall’ospedale bresciano) ad oggi 22.400 le prestazioni erogate in totale, 6.500 consulenze e visite ostetrico-ginecologiche, 1.200 pap-test, 2.300 consulti di tipo psicologico/pedagogico e 12.400 colloqui di psicoterapia.
“Con l’apertura della nuova sede del consultorio di Travagliato intendiamo intervenire in modo sempre più radicato sul territorio bresciano per dare un aiuto concreto ad un numero sempre maggiore di giovani in difficoltà, donne che si apprestano ad affrontare l’esperienza della gravidanza, gruppi sulle dinamiche di coppia – afferma Alessandro Triboldi, Direttore Generale di Fondazione Poliambulanza -. In linea con quella che fu un’intuizione di Don Mario Pasini nel 1977, vogliamo promuovere la salute, nel rispetto della dignità umana e avvalendoci delle migliori professionalità. Nella nuova sede visiterà anche il dr. Federico Quaglia, Responsabile dell’Unità Operativa Ostetricia e Ginecologia di Fondazione Poliambulanza”.

Per avere maggior informazioni sulle attività è possibile telefonare al numero 030 3518662 oppure visitare il sito https://www.poliambulanza.it/consultori-familiari-cidaf .

TUMORE DEL POLMONE: NEL 2019 COLPITI 900 CITTADINI IN SARDEGNA

Olbia in prima linea nella lotta contro la malattia

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 Olbia, 19 dicembre 2019 –Per le persone colpite di carcinoma polmonare, l’immuno-oncologia sta cambiando le prospettive di cura. E la struttura di Oncologia Medica e CPDO della ASSL di Olbia, diretta dal dott. Salvatore Ortu, è in prima linea nel sostegno concreto ai pazienti. L’ospedale della città sarda è uno dei primi centri in Italia ad aver avviato un programma di supporto completamente gratuito per i cittadini con tumore del polmone non a piccole cellule in stadio III non operabile, che include visite settimanali con un fisioterapista respiratorio, supporto telefonico da parte di personale infermieristico specializzato e un servizio speciale di trasporto dal centro di oncologia a quello di radioterapia. Il programma (IMPACT) rappresenta la prima esperienza in Italia di questo tipo ed è parte della campagna nazionale Semplicemente IO, promossa da AstraZeneca, con il patrocinio dell’associazione WALCE (Women Against Lung Cancer in Europe).“IMPACT permette di valorizzare e mettere in comunicazione tutte le strutture presenti sul territorio, integrandole in percorsi al servizio dei pazienti e dei familiari – spiega il dott. Claudio Sini, Dirigente medico dell’Oncologia Medica di Olbia e referente del progetto -. La Sardegna si caratterizza per l’ampiezza territoriale e la conseguente distribuzione della popolazione in luoghi impervi, spesso non facili da raggiungere e lontani dai centri di riferimento. Per superare questi ostacoli, è fondamentale l’attivazione di programmi al servizio dei malati che permettano di superare le difficoltà logistiche. È evidente, inoltre, il ruolo chiave del team multidisciplinare per un’adeguata selezione e per la corretta gestione dei pazienti con tumore polmonare localmente avanzato. IMPACT favorisce il dialogo tra tutte le specialità coinvolte nella cura della neoplasia, con l’obiettivo di creare un percorso diagnostico-terapeutico interaziendale”.L’85% delle diagnosi riguarda il tumore del polmone non a piccole cellule, il più frequente. Un terzo dei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule riceve una diagnosi di malattia in stadio III: 250 casi nella Regione nel 2019. “Si tratta di una patologia complessa che richiede un approccio multidisciplinare e che oggi, grazie all’immuno-oncologia, ha un’opzione terapeutica valida che incrementa la percentuale di pazienti curabili e potenzialmente guaribili – sottolinea il dott. Sini -. Il trattamento sequenziale con Durvalumab, in aggiunta al trattamento standard di chemio-radioterapia, è stato infatti la prima immunoterapia a dimostrare un beneficio significativo di sopravvivenza globale in questo stadio, con il 57% dei pazienti vivo a 3 anni”. Il progetto Semplicemente IO è stato avviato lo scorso gennaio per affiancare e sostenere medici e pazienti lungo il complesso percorso di diagnosi, gestione e trattamento del tumore del polmone in stadio III non resecabile. Il progetto, in questi mesi, ha visto la realizzazione e la distribuzione di una collana editoriale, “Semplificando”, per spiegare ai pazienti l’immuno-oncologia e lo stadio III della malattia. “Semplificando” è disponibile attraverso diversi canali: card cartacee disponibili presso i centri di oncologia medica (3 cartoline trattano temi come la stadiazione, la combinazione di chemioterapia e immuno-oncologia e la sorveglianza immunitaria), il sito www.semplicementeio.it, il sito e la pagina Facebook “La vita con il cancro al polmone” e la pagina Facebook di WALCE. Indirizzata ai soli clinici è infine la app (Staging NSCLC) dedicata alla stadiazione e alle linee guida. Semplicemente IO include anche attività specifiche sull’alimentazione. Sono state realizzate le “Pillole di Salute” (opuscolo e condivisione dei contenuti sui canali social), in collaborazione con il food mentor Marco Bianchi, con consigli sulla dieta da seguire prima, durante e dopo il trattamento. Inoltre, è stata siglata una partnership con un’azienda per la consegna di cibo a domicilio, con l’emissione di voucher che il clinico può proporre al paziente, così da semplificare gli aspetti legati all’alimentazione durante il trattamento.

Tumore del polmone: parte da Milano la “Rete Italiana di Screening Polmonare”

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L’obiettivo è la messa a punto di esami specifici, come la TAC spirale a basso  dosaggio, per favorire la diagnosi precoce tra i forti fumatori. Il prof. Ugo Pastorino: “Possiamo ridurre la mortalità del 50%”

Milano, 18 dicembre 2019 –  In Italia solo quest’anno sono state colpite oltre 42.500 persone. Più dell’80% dei nuovi casi viene individuato troppo tardi e questo determina una drastica riduzione delle possibilità di cure efficaci per i pazienti. E’ quindi necessario riuscire ad anticipare la diagnosi soprattutto per le persone considerate a rischio, come i forti fumatori. Per questo all’inizio del 2020 partirà uno studio internazionale con l’obiettivo di arruolare, nei prossimi due anni, 24.000 forti fumatori (che consumano almeno un pacchetto di sigarette al giorno) ultracinquantacinquenni in sei diversi Stati Europei: Italia, Paesi Bassi, Germania, Regno Unito, Francia e Spagna). Nel nostro Paese l’obiettivo minimo è reclutare almeno 10mila partecipanti grazie al coinvolgimento diretto dei medici di famiglia della SIMG (Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie). Sarà così creata la RISP (Rete Italiana di Screening Polmonare) per meglio definire le modalità di un nuovo screening attraverso l’uso di TAC spirale a basso dosaggio (low-dose CT scan – LDCT) e di alcuni biomarcatori. In tutta Italia la Rete verrà realizzata e coordinata dall’Istituto Nazionale Tumori di Milano attraverso un finanziamento dell’Unione Europea e con il sostegno del Ministero della Salute. L’iniziativa è stata presentata oggi nella sede della Regione Lombardia alla presenza dell’Assessore Regionale al Welfare Giulio Gallera. “Si calcola che in tutta Italia siano oltre 600mila i forti fumatori over 55 potenziali candidati allo screening polmonare – afferma il prof. Ugo Pastorino, Direttore della Chirurgia Toracica, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano -. E’ dimostrato come l’utilizzo della TAC spirale a basso dosaggio possa portare ad un trattamento tempestivo con una possibile riduzione della mortalità del 50%. Nonostante le nuove cure, il carcinoma polmonare rimane ancora oggi uno dei big killer nel nostro Paese. Ogni anno provoca oltre 33mila decessi ed è la seconda neoplasia più frequente tra gli uomini, la terza invece per le donne. In particolare tra il genere femminile il numero di nuovi casi l’anno risulta in forte crescita: solo 13mila nel 2019. Deve essere una delle priorità della comunità scientifica contrastare questa patologia oncologica e ciò può avvenire anche attraverso il perfezionamento degli strumenti diagnostici, oltre che di quelli terapeutici. Con questo studio vogliamo ottenere nuove evidenze scientifiche, consolidando le nostre conoscenze su esami efficaci e salvavita”. “L’oncologia toracica è un’eccellenza che la sanità lombarda può vantare e siamo orgogliosi che l’Istituto milanese sia in prima linea nel promuovere una così importante ricerca internazionale – aggiunge Giulio Gallera, Assessore al Welfare della Regione Lombardia -. La prevenzione del cancro sia primaria che secondaria deve essere sempre promossa sia nell’interesse del singolo paziente che dei sistemi sanitari. Come Regione Lombardia stiamo facendo la nostra parte e sosteniamo il progetto incentivando il reclutamento dei partecipanti”.

 

Leucemia linfatica, con acalabrutinib piu tempo di remissione

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Sono stati presentati i risultati dettagliati dell’analisi ad interim dello Studio di Fase III ELEVATE-TN che mostrano come acalabrutinib, sia in combinazione con obitunuzumab che somministrato in monoterapia, migliori significativamente la sopravvivenza libera da progressione (PFS) rispetto al trattamento con chlorambucil in combinazione con obinutuzumab, uno dei trattamenti chemio-immunoterapici standard per i pazienti affetti da leucemia linfatica cronica (LLC) non precedentemente trattati. I risultati analizzati dall’Independent Review Committee (IRC) sono stati presentati nell’ambito del Congresso Annuale dell’American Society of Hematology 2019 di Orlando. Ad un follow-up mediano di 28,3 mesi, acalabrutinib in combinazione con obinutuzumab e in monoterapia ha ridotto significativamente il rischio di progressione o morte rispetto al chlorambucil in combinazione con obinutuzumab, rispettivamente del 90% e dell’80%. In un’analisi esploratoria, acalabrutinib ha mostrato sia in combinazione che in monoterapia un miglioramento della PFS nei sottogruppi di pazienti con un profilo di malattia ad alto rischio, quali quelli con delezione del braccio corto del cromosoma 17 [del(17p)] e/o mutazione della TP53, con il gene della regione variabile della catena pesante delle immunoglobuline non mutato (uIGHV), con la delezione del braccio lungo del cromosoma 11 [del(11q)] e con il cariotipo complesso.
In generale, il profilo di tollerabilità di acalabrutinib osservato nello studio ELEVATE-TN si è mostrato coerente con quello già noto.
Paolo Ghia, Professore Ordinario di Oncologia Medica presso l’Università Vita-Salute San Raffaele e Coordinatore del Programma Strategico per lo Studio della CLL dell’Ospedale San Raffaele, ha commentato: “I risultati dello Studio ELEVATE-TN, che confronta acalabrutinib, sia come monoterapia che in combinazione con obinutuzumab, con un regime di trattamento chemio-immunoterapico comunemente utilizzato, mostrano un miglioramento clinicamente significativo della sopravvivenza libera da progressione per i pazienti anziani o giovani con comorbilità affetti da leucemia linfatica cronica e non pre trattati, confermandosi pertanto una potenziale nuova opzione per il trattamento di prima linea di questa patologia. I risultati di tollerabilità e sicurezza, fattori fondamentali per questa popolazione di pazienti, si sono inoltre rivelati incoraggianti nei due bracci di trattamento con acalabrutinib”.

Poliambulanza, nel 2019 oltre 31.800 ricoveri

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Brescia, 17 dicembre 2019 – Ieri la Fondazione Poliambulanza ha presentato il bilancio dell’attività svolta nel 2019. Sono oltre 31.800 sono i pazienti ricoverati nel 2019, per un totale di oltre 152.000 giornate di degenza. Le operazioni chirurgiche eseguite raggiungono quota 20.400. Per l’attività ambulatoriale complessivamente sono stati registrati 420.000 accessi: 76.800 sono riferibili al servizio di radiologia e diagnostica per immagini, 74.100 al servizio di laboratorio analisi, 18.200 al servizio di endoscopia digestiva, 21.000 al servizio di anatomia patologica e circa 3 mila ai Consultori Cidaf acquisiti nel 2017. Circa 560 sono stati i casi di malattie cerebrovascolari trattati, per la maggior parte si riferiscono a ictus ricoverati in Stroke Unit. Sono 2.800 i bambini nati in Poliambulanza. Cresce di un ulteriore 1,2% il numero di accessi al Pronto Soccorso di Poliambulanza, circa 86.600, con una media di 240 accessi al giorno. Oltre al numero assoluto risultano in aumento del 18% i codici rossi trattati (la media è di 5 codici rossi al giorno). I ricavi totali dell’Istituto Ospedaliero, nel 2019, sono aumentati dell’1,7% rispetto al 2018 per un totale di 182 milioni. L’87% del fatturato proviene dal servizio sanitario nazionale. Circa il 63% dei ricavi proviene dall’attività di ricovero, il 25% dall’attività ambulatoriale ed il 12% da altre voci di ricavo. A questi si aggiungono circa 5 milioni di euro di attività non finanziata di cui 2 milioni sull’attività di ricovero per pazienti Fuori Regione a Bassa complessità (in particolare interventi di Gamma Knife per pazienti con tumori cerebrali) e 3 milioni sull’attività ambulatoriale, perché superiore al tetto di risorse contrattualizzato con Regione Lombardia. Nel 2019 sono stati effettuati investimenti straordinari per 13 Milioni di euro, la parte più significativa per il nuovo Blocco Operatorio Cardiovascolare con Sala Ibrida per un investimento totale nell’ultimo triennio di circa 36 milioni di euro. Per quanto riguarda invece i lavoratori: i collaboratori in servizio sono 1.950, il 95% dei quali assunti con contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato. La spesa per il personale ammonta a circa 98,6 milioni di euro e rappresenta il 55% del totale dei costi.
Poliambulanza ha inoltre portato avanti un’importante attività di formazione, attraverso la realizzazione di corsi di perfezionamento, finanziamenti per l’istituzione di posti aggiuntivi presso le Scuole di Specialità di Medicina con cui sono state stabilite delle convenzioni e master per le “Professioni sanitarie con funzioni di coordinamento”, per “Strumentisti di Sala operatoria”, per “Infermieri di Pronto Soccorso”, in “Stomaterapia e incontinenze” e in “Tecniche in ecografia cardiovascolare”. Nel 2019 sono stati 60 gli specializzandi che hanno frequentato in forma continuativa Poliambulanza, provenienti da varie Scuole di Specialità di tutt’Italia.
A queste attività si aggiunge quella di SFERA, Scuola di Alta Formazione Educazione Ricerca, nata dall’evoluzione dell’Ufficio di Formazione di Fondazione Poliambulanza. Il nuovo progetto si sviluppa per aree tematiche ed è finalizzato alla trasmissione di competenze tecnico-scientifiche, organizzativo-manageriali e all’approfondimento di temi etico-relazionali (centralità della persona), di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Attraverso Poliambulanza Charitatis Opera Onlus (PCO) sono stati raccolti circa 70.000 euro grazie alle donazioni di privati cittadini, enti e imprese e portati avanti progetti nazionali ed internazionali (Burundi e Guinea Bissau) e interventi di aiuto quotidiano a pazienti indigenti. Anche nel corso del 2019 l’attività di ricerca del Centro di Ricerca E. Menni (CREM) si è concentrata sulle cellule staminali isolate dai tessuti placentari, oggetto di importanti pubblicazioni e presentazioni a livello internazionale. Risultati promettenti sono stati raggiunti in modelli animali che aprono auspicabili prospettive future per un utilizzo di queste cellule in clinica nel settore della medicina rigenerativa. Oltre a tale attività, vanno considerati i contributi scientifici dei nostri specialisti a convegni, congressi nazionali e internazionali, oltre alle pubblicazioni scientifiche.
A dicembre di quest’anno Poliambulanza ha ricevuto conferma dell’accreditamento internazionale da parte di Joint Commission International (JCI), il più importante organismo indipendente riconosciuto nel mondo per la valutazione delle performance delle strutture sanitarie. In Italia sono solo 15 le realtà ospedaliere che si pregiano di questo riconoscimento.
“E’ questa un’occasione per ragionare sull’operato svolto – commenta Alessandro Triboldi, Direttore Generale di Fondazione Poliambulanza -, ma è importante anche riflettere sullo spirito del nostro Ospedale che non può essere descritto solo da dati numerici. È l’attenzione e la cura che rivolgiamo ai pazienti il nostro valore identitario, che ci connota, qualifica e racconta. Il paziente è una persona e la nostra mission è quella di tenere in debita considerazione la sua sfera umana, attenti a preservarne la dignità e sanare le ferite fisiche e emotive che porta con sé. È per questo che Poliambulanza punta alla massima umanizzazione delle cure, a creare una forte relazione medico-paziente ed anche a rendere gli ambienti di cura gradevoli.

Distrofia muscolare di Duchenne: in Italia colpiti 2.000 giovani

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La Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) ha presentato a Roma le nuove iniziative per la promozione del riconoscimento precoce delle malattie neuromuscolari. Dopo anni in cui il numero di nuovi casi cresceva del 10% l’anno, nel nostro Paese, le malattie neuromuscolari manifestano attualmente un’incidenza stabile. Nonostante ciò, il numero complessivo delle persone interessate da queste gravi patologie, che tipicamente esordiscono in età infantile, è in aumento: questo accade perché le terapie di supporto oggi disponibili stanno aumentando l’aspettativa di vita di chi ne è affetto. Nella Distrofia di Duchenne, ad esempio, che nel nostro Paese colpisce circa 2.000 persone, la sopravvivenza è quasi raddoppiata negli ultimi anni. “Il nostro obiettivo – afferma il dott. Mattia Doria, Segretario Nazionale alle Attività Scientifiche ed Etiche della FIMP – è quello di cercare di anticipare l’età della diagnosi: le evidenze scientifiche e le esperienze dei malati e delle loro famiglie, infatti, ci testimoniano che la qualità e l’aspettativa di vita aumenta sensibilmente in funzione della precocità di inizio dei trattamenti. Fondamentale, quindi, risulta il ruolo del pediatra di famiglia, lo specialista che segue nel tempo lo sviluppo del bambino fin dalla nascita e che per primo può individuare i possibili segnali di sospetto, sensibilizzare i genitori a segnalarli e inviare ai servizi deputati alla diagnosi e all’avvio del trattamento”. Per questo la FIMP da oltre un anno promuove il progetto PETER PaN (PEdiatria TEerritoriale e Riconoscimento Precoce Malattie Neuromuscolari) realizzato con il supporto non condizionante di PTC Therapeutics in collaborazione con la Associazione Parent Project APS. I primi risultati dell’iniziativa sono presentati oggi in un convegno nazionale al Ministero della Salute. “Sono malattie rare che compaiono nei primissimi mesi o anni di vita – prosegue il dott. Doria -. Devono essere identificate precocemente attraverso il riconoscimento di sintomi specifici. Una diagnosi precoce gioca un ruolo chiave nel garantire l’inizio tempestivo dei trattamenti che sono in grado di rallentare la progressione della malattia. Nella Distrofia di Duchenne non esistono cure definitive e fino a poco tempo fa l’aspettativa di vita era intorno ai 20 anni. Adesso arriva frequentemente ai 30 e, non di rado, possiamo incontrare pazienti 40enni”. Nell’ambito del progetto PETER PaN è stato attivato un portale informativo (www.bilanciperlavita.it) e uno spot video di sensibilizzazione per i genitori e caregivers. “Esistono dei campanelli d’allarme che devono essere tempestivamente segnalati – prosegue il dott. Carmelo Rachele, pediatra di famiglia FIMP che sta collaborando alla realizzazione del progetto-. Se, ad esempio, un bambino nei primi mesi di vita non è in grado di sollevare la testa in posizione prona, oppure tra 6 e i 9 mesi non è in grado di rotolare o mantenere la posizione seduta o, ancora, se entro i 12-15 mesi non riesce a sollevarsi da terra sorreggendosi ad un sostegno significa che potrebbe avere un disturbo del neurosviluppo riferito all’area neuromotoria”. “Come pediatri di famiglia abbiamo il compito di valutare le competenze neuromotorie infantili all’interno delle varie attività previste dai bilanci di salute – riprende il dott. Doria -, con particolare riferimento ai primi 48 mesi di vita. Sono visite speciali che consentono di mettere in atto con tempestività percorsi diagnostico-terapeutici adeguati, eventuali esami preventivi o interventi di profilassi: è importante che le famiglie vi ricorrano con regolarità. Tali appuntamenti, inoltre, rappresentano un fondamentale momento di educazione ai corretti stili di vita dell’intera famiglia e di tutta la popolazione”. “La nostra Federazione – aggiunge il dott. Paolo Biasci, Presidente Nazionale della FIMP – vuole, quindi, con questo progetto, ribadire l’assoluta importanza di sottoporre con continuità un bimbo ai bilanci di salute. Il numero delle visite e la loro calendarizzazione variano leggermente nelle diverse Regioni, ma nel loro insieme sono uniformemente diffuse e gratuite su tutto il territorio nazionale”.

Le malattie neuromuscolari colpiscono in totale oltre 20.000 bambini e adolescenti nel nostro Paese. “Sono tutte causate da un danno genetico che può essere ereditato dai genitori o di nuova insorgenza – sottolinea il dott. Rachele -. Si tratta di patologie che determinano una progressiva debolezza muscolare che limita fortemente le capacità di movimento e può portare a deformazione dello scheletro e difficoltà respiratorie. Si calcola che quattro pazienti su dieci abbiano bisogno di programmi di riabilitazione intensiva ed estensiva. L’introduzione, negli ultimi anni, di cure specifiche e di nuovi strumenti tecnologici ha permesso di garantire una buona qualità di vita, soprattutto se intraprese precocemente grazie anche alla collaborazione e cooperazione tra il sistema di cure primarie del territorio e i centri di riferimento di terzo livello specializzati nella cura delle malattie rare”. “Fondamentale è quindi – conclude il dott. Doria – un aggiornamento complessivo delle conoscenze e competenze del pediatra di famiglia sul riconoscimento precoce e sul sostegno complessivo a pazienti che presentano esigenze particolari. Ad oggi la Federazione sta programmando corsi di formazione su queste tematiche su tutta la Penisola”

Libreria Giunti dona libri alle pediatrie di Desenzano e Gavardo

Grazie alla raccolta “Aiutaci a crescere. Regalaci un libro”! sono stati libri consegnati oltre 2.350 i ai reparti di pediatria di Desenzano e Gavardo 

donazione librerie Giunti al Punto (1)

 

 

 

 

 

 

Nello scorso mese di agosto, dalle librerie di Desenzano (Centro Commerciale Le Vele e Piazza Matteotti), di Salò e di Mazzano nell’ambito del progetto “Aiutaci a crescere. Regalaci un libro!” e alla disponibilità di tante persone che hanno aderito all’iniziativa, è stato possibile raggiungere un numero così importante di testi che comprendono volumi per bambini da 0 a 6 anni e per ragazzi più grandi. Visto il consistente numero di volumi ricevuti,  verranno inviati alcuni anche alla Pediatria di Manerbio ed ai Servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza-NPIA di Lonato, Leno, Salò dove verranno utilizzati per arricchire le sale di attesa, per le attività riabilitative ed i progetti di abilità sociale e sviluppo della comunicazione dedicati ai ragazzi di età compresa tra 0 e 18 anni con disturbi del neuro sviluppo seguiti dai Servizi NPIA.

“Ringrazio tutte le persone che hanno aderito alla progetto delle Librerie Giunti al Punto – dichiara il Direttore Generale Carmelo Scarcella – per la sensibilità dimostrata. Donare libri ai reparti di Pediatria ha una doppia valenza, da un lato i volumi sono di supporto ai bambini durante il ricovero, dall’altro contribuiscono a creare l’amore per i libri e per la lettura.”