SALUTE: SPORT ANCHE PER I BAMBINI ASMATICI, I PEDIATRI IN PRIMA LINEA NELLA CAMPAGNA “HO L’ASMA E FACCIO SPORT”

Il Presidente FIMP Paolo Biasci: “Siamo in prima linea, dal sospetto alla diagnosi,  al trattamento e alla sorveglianza”

ScreenHunter 10514a, 12 febbraio 2020 –  I pediatri di famiglia sono impegnati ogni giorno a riconoscere tempestivamente la malattia, a gestirla, in collaborazione con i centri di riferimento quando è grave, e a rendere tutto questo compatibile con la crescita di un bambino, che vuol dire anche sana attività sportiva. L’adesione alla campagna “Ho l’asma e faccio sport” va proprio in questa direzione. “In età pediatrica l’asma bronchiale è la più comune malattia cronica” ricorda il Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri Paolo Biasci. Arrivano a due/tre per classe i piccoli affetti da quella che è una patologia respiratoria in costante crescita, vuoi per reazioni allergiche a pollini, polveri, acari, muffe, epiteli di animali, vuoi per fattori infettivi, chimici, ambientali o reazioni da sforzo. Fare sport per questi bambini e adolescenti non solo è possibile, ma è necessario al loro benessere psico-fisico. Noi pediatri di famiglia facciamo la nostra parte, ma dobbiamo essere messi nelle condizioni di intercettare la malattia prima possibile, con strumenti diagnostici essenziali come lo spirometro e le prove allergiche cutanee ( skin prick test)”.

“Mi spingerei a dire che l’attività fisica per un bambino asmatico è un diritto – afferma il Vice-Presidente FIMP Antonio D’Avino – anche se in alcuni casi rischia di essere un obiettivo non raggiunto. Come pediatri di famiglia siamo i primi a dovercene responsabilmente occupare. Ma non tutti disponiamo della stessa tecnologia e di medesimi percorsi: sull’asma in età pediatrica i PDTA (Percorsi Diagnostico-Terapeutici Assistenziali) sono a macchia di leopardo sul territorio nazionale. Un percorso clinico omogeneo ci aiuterebbe invece nella gestione ottimale dei casi di asma non grave e nell’attivazione di una collaborazione strutturata e condivisa con i livelli superiori, nei casi più severi”. Ma come rendere compatibili asma e sport e quali sono le discipline più indicate per chi soffre di questa malattia? Per Mattia Doria, Segretario Nazionale alle Attività Scientifiche ed Etiche della FIMP, “il paziente asmatico che pratica attività fisica deve compiere un’adeguata preparazione e può aver bisogno di una terapia di fondo e/o di una premedicazione. Tra gli sport più adatti senz’altro il nuoto. Vanno bene comunque tutti quelli in cui l’impegno è graduale nel tempo e crescente nell’intensità, come le arti marziali, il basket e la pallavolo. Ma dobbiamo garantire a tutti i bambini asmatici anche di poter giocare a pallone. Possiamo addirittura affermare che lo sport diventa quasi la “cartina al tornasole” di una buona gestione dell’asma: se l’asma è ben trattata il bambino è in grado di praticare qualsiasi tipo di sport”. “Non dobbiamo privare bambini e ragazzi asmatici di un’opportunità di crescita fisica, psicologica, umana e sociale straordinaria come lo sport – l’appello del Presidente Biasci – considerando le positive ricadute in termini di salute e benessere. E non possiamo non pensare all’attività fisica come prevenzione di numerose patologie, anche tra gli asmatici.

PEDIATRI IN TOUR PER INSEGNARE A VACCINARE

Corsi di formazione rivolti anche a ostetriche e personale sanitario

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Il tour ha preso il via da Torino “Vaccinando su e giù per lo Stivale”, una campagna di formazione, giunta alla sua sesta edizione. L’intera giornata è stata dedicata al confronto sul Calendario Vaccinale per la Vita e Piano Nazionale di Prevenzione, approfondimenti su meningiti, rotavirus, influenza, papilloma virus, fino alle metodiche di analgesia in ambulatorio. “La Famiglia al centro: Un’alleanza per vaccinare al meglio” è invece il corso rivolto a ostetriche, assistenti sanitari, infermieri e pediatri che si terrà nella giornata odierna. “Consiglia i genitori, somministra e fa formazione. Il ruolo del pediatra di famiglia è tanto complesso quanto centrale nel raggiungimento delle coperture vaccinali del nostro Paese – afferma Paolo Biasci, Presidente FIMP -. E fondamentale è anche la collaborazione nell’assistenza, in particolare in ambito ostetrico e pediatrico, con la presa in carico della salute della futura madre, nel solco delle raccomandazioni vaccinali”. Nel programma del corso per le ostetriche anche l’importanza della comunicazione con le famiglie. “Informare e raccomandare al tempo delle fake news è un impegno basato anche su un rapporto di fiducia con la coppia. Esistono genitori difficili – dichiara Maria Vicario, Presidente della Federazione Nazionale Ordini della Professione Ostetrica -. Eppure, in Inghilterra il virus dell’HPV è stato quasi debellato proprio grazie a una campagna vaccinale massiva. Il tasso di infezioni da papilloma virus è sceso dal 15% a meno del 2% nelle ragazze 16-18enni, in soli 10 anni. Come essenziale è la raccomandazione del richiamo della pertosse e la vaccinazione antinfluenzale in gravidanza. L’alleanza tra professionisti innesca un processo virtuoso nell’assistenza e miglioramento della comunicazione alla popolazione – continua Vicario -. Per questo motivo la Federazione collabora intensamente con la FIMP nelle attività di formazione e informazione, come l’avvio del tour odierno”.

Prossime tappe: il 14 e 15 febbraio a Bologna e il 20 e 21 marzo a Napoli.
Per informazioni e iscrizioni vaccinazionifimp2020@webaimgroup.eu

Distrofia muscolare di Duchenne: in Italia colpiti 2.000 giovani

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La Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) ha presentato a Roma le nuove iniziative per la promozione del riconoscimento precoce delle malattie neuromuscolari. Dopo anni in cui il numero di nuovi casi cresceva del 10% l’anno, nel nostro Paese, le malattie neuromuscolari manifestano attualmente un’incidenza stabile. Nonostante ciò, il numero complessivo delle persone interessate da queste gravi patologie, che tipicamente esordiscono in età infantile, è in aumento: questo accade perché le terapie di supporto oggi disponibili stanno aumentando l’aspettativa di vita di chi ne è affetto. Nella Distrofia di Duchenne, ad esempio, che nel nostro Paese colpisce circa 2.000 persone, la sopravvivenza è quasi raddoppiata negli ultimi anni. “Il nostro obiettivo – afferma il dott. Mattia Doria, Segretario Nazionale alle Attività Scientifiche ed Etiche della FIMP – è quello di cercare di anticipare l’età della diagnosi: le evidenze scientifiche e le esperienze dei malati e delle loro famiglie, infatti, ci testimoniano che la qualità e l’aspettativa di vita aumenta sensibilmente in funzione della precocità di inizio dei trattamenti. Fondamentale, quindi, risulta il ruolo del pediatra di famiglia, lo specialista che segue nel tempo lo sviluppo del bambino fin dalla nascita e che per primo può individuare i possibili segnali di sospetto, sensibilizzare i genitori a segnalarli e inviare ai servizi deputati alla diagnosi e all’avvio del trattamento”. Per questo la FIMP da oltre un anno promuove il progetto PETER PaN (PEdiatria TEerritoriale e Riconoscimento Precoce Malattie Neuromuscolari) realizzato con il supporto non condizionante di PTC Therapeutics in collaborazione con la Associazione Parent Project APS. I primi risultati dell’iniziativa sono presentati oggi in un convegno nazionale al Ministero della Salute. “Sono malattie rare che compaiono nei primissimi mesi o anni di vita – prosegue il dott. Doria -. Devono essere identificate precocemente attraverso il riconoscimento di sintomi specifici. Una diagnosi precoce gioca un ruolo chiave nel garantire l’inizio tempestivo dei trattamenti che sono in grado di rallentare la progressione della malattia. Nella Distrofia di Duchenne non esistono cure definitive e fino a poco tempo fa l’aspettativa di vita era intorno ai 20 anni. Adesso arriva frequentemente ai 30 e, non di rado, possiamo incontrare pazienti 40enni”. Nell’ambito del progetto PETER PaN è stato attivato un portale informativo (www.bilanciperlavita.it) e uno spot video di sensibilizzazione per i genitori e caregivers. “Esistono dei campanelli d’allarme che devono essere tempestivamente segnalati – prosegue il dott. Carmelo Rachele, pediatra di famiglia FIMP che sta collaborando alla realizzazione del progetto-. Se, ad esempio, un bambino nei primi mesi di vita non è in grado di sollevare la testa in posizione prona, oppure tra 6 e i 9 mesi non è in grado di rotolare o mantenere la posizione seduta o, ancora, se entro i 12-15 mesi non riesce a sollevarsi da terra sorreggendosi ad un sostegno significa che potrebbe avere un disturbo del neurosviluppo riferito all’area neuromotoria”. “Come pediatri di famiglia abbiamo il compito di valutare le competenze neuromotorie infantili all’interno delle varie attività previste dai bilanci di salute – riprende il dott. Doria -, con particolare riferimento ai primi 48 mesi di vita. Sono visite speciali che consentono di mettere in atto con tempestività percorsi diagnostico-terapeutici adeguati, eventuali esami preventivi o interventi di profilassi: è importante che le famiglie vi ricorrano con regolarità. Tali appuntamenti, inoltre, rappresentano un fondamentale momento di educazione ai corretti stili di vita dell’intera famiglia e di tutta la popolazione”. “La nostra Federazione – aggiunge il dott. Paolo Biasci, Presidente Nazionale della FIMP – vuole, quindi, con questo progetto, ribadire l’assoluta importanza di sottoporre con continuità un bimbo ai bilanci di salute. Il numero delle visite e la loro calendarizzazione variano leggermente nelle diverse Regioni, ma nel loro insieme sono uniformemente diffuse e gratuite su tutto il territorio nazionale”.

Le malattie neuromuscolari colpiscono in totale oltre 20.000 bambini e adolescenti nel nostro Paese. “Sono tutte causate da un danno genetico che può essere ereditato dai genitori o di nuova insorgenza – sottolinea il dott. Rachele -. Si tratta di patologie che determinano una progressiva debolezza muscolare che limita fortemente le capacità di movimento e può portare a deformazione dello scheletro e difficoltà respiratorie. Si calcola che quattro pazienti su dieci abbiano bisogno di programmi di riabilitazione intensiva ed estensiva. L’introduzione, negli ultimi anni, di cure specifiche e di nuovi strumenti tecnologici ha permesso di garantire una buona qualità di vita, soprattutto se intraprese precocemente grazie anche alla collaborazione e cooperazione tra il sistema di cure primarie del territorio e i centri di riferimento di terzo livello specializzati nella cura delle malattie rare”. “Fondamentale è quindi – conclude il dott. Doria – un aggiornamento complessivo delle conoscenze e competenze del pediatra di famiglia sul riconoscimento precoce e sul sostegno complessivo a pazienti che presentano esigenze particolari. Ad oggi la Federazione sta programmando corsi di formazione su queste tematiche su tutta la Penisola”

Pneumologia infantile: un bambino su 5 ha assunto farmaci per malattie respiratorie

Ogni anno oltre 111mila ricoveri ospedalieri pari al 14% di tutte le degenze registrate tra gli under 14

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Bari, 11 ottobre – Nel 2018 un bambino su cinque ha assunto, almeno una volta, un farmaco per curare disturbi e patologie come asma, polmonite, bronchiolite, riniti allergiche o pertosse. Da questi numeri nasce la necessità di migliorare la formazione e la cooperazione tra tutti i pediatri, sia ospedalieri che territoriali, sulla gestione di queste malattie. È quanto emerge del 23° Congresso Nazionale della Società Italiana per le Malattie Respiratorie Infantili (SIMRI). Da ieri fino a sabato, oltre 500 medici italiani e stranieri si riuniscono a Bari per fare il punto su un sempre maggiore problema di salute pubblica. “Ben il 26% di tutti i medicinali prescritti a bambini e adolescenti sono per la cura delle malattie respiratorie – afferma il prof. Giorgio Piacentini, Presidente Nazionale della SIMRI -. Negli ultimi anni la ricerca medica ha consentito la messa a punto di trattamenti estremamente efficaci in grado di controllare anche le patologie più gravi. Uno dei nostri principali obiettivi deve essere quindi favorire il più possibile l’appropriatezza prescrittiva e questo può avvenire anche grazie ad una maggiore collaborazione tra lo specialista ospedaliero e il pediatra di famiglia. Le scelte terapeutiche devono essere più possibile condivise, tra i diversi livelli di specialistica, soprattutto quando il paziente necessita un continuo aumento della cura per mantenere sotto controllo la patologia. Si tratta di una condizione molto frequente e che se non viene correttamente gestita può determinare riacutizzazioni della malattia e ricoveri in strutture sanitarie specializzate”. “La cooperazione con il sistema delle cure primarie deve essere potenziata anche per l’assistenza ai pazienti colpiti da patologie potenzialmente letali – aggiunge il prof. Fabio Cardinale, Coordinatore scientifico del Congresso e Direttore della UOC di Pediatria, Pneumologia Pediatrica e PS dell’Ospedale Giovanni XXIII di Bari -. L’asma grave può colpire fino al 5% del totale dei casi riscontrati tra i giovanissimi. Grazie ai farmaci biologici, recentemente introdotti, possiamo garantire una buona aspettativa e qualità di vita. Sono terapie estremamente innovative e mirate che vanno a contrastare solo alcuni dei meccanismi all’origine della patologia”.

 

 

 

Pediatri: pronti a formare gli inseganti sul soffocamento da corpo estraneo

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Roma, 13 maggio 2019 – “Siamo soddisfatti del nuovo Disegno di Legge per la prevenzione e il controllo degli incidenti in ambito scolastico. In particolare guardiamo con grande interesse e attenzione allo sviluppo di nuovi provvedimenti relativi al soffocamento da inalazione di corpo estraneo in riferimento ai quali il DDL prevede la formazione obbligatoria del personale scolastico. Questi incidenti rappresentano una delle principali cause di decesso da incidenti nei bambini da 0 a 3 anni. E continuano ad essere un problema rilevante fino all’inizio dell’adolescenza”. E’ quanto ha dichiarato la Federazione Italia Medici Pediatri (FIMP) durante l’audizione alla Commissione Istruzione pubblica del Senato della Repubblica. L’evento si è tenuto nei giorni scorsi e rientra nei lavori parlamentari sul Disegno di Legge n. 641 “Modifiche al decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59, in materia di formazione del personale docente e amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola dell’infanzia”. “Piccoli oggetti o pezzi di cibo possono ostruire le vie respiratorie e bastano solo quattro minuti per arrivare alla morte cerebrale da anossia cellulare – ha sottolineato il dott. Mattia Doria, Segretario Nazionale alle Attività Scientifiche della FIMP durante l’audizione a Palazzo Madama -. Questo brevissimo lasso di tempo può fare la differenza tra la vita e la morte o l’invalidità grave. E’, quindi, di fondamentale importanza che nelle scuole gli operatori siano preparati ad affrontare queste pericolose situazioni. Come rappresentati della pediatria di famiglia proponiamo di inserire, nel provvedimento, un comma che renda obbligatoria la formazione il personale scolastico anche sulle strategie di prevenzione degli episodi di inalazione. Queste nuove norme, inoltre, dovrebbero essere valide non solo per le scuola dell’infanzia ma anche per tutti gli asili nido”. “Il nostro auspicio è che il DDL concluda al più presto e in modo positivo il suo iter – ha concluso Doria -. Come Società Scientifica siamo pronti a dare il nostro contributo per elaborare nuove strategie di intervento a favore del primo soccorso agli incidenti in ambito scolastico. Infine possiamo, visto la nostra presenza capillare su tutto il territorio nazionale, integrare le attività di prevenzione con una corretta educazione sanitaria rivolte alle famiglie italiane e ai bambini”.

Ecco la “Top Five” dei pediatri per promuovere buone pratiche cliniche

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Roma, 30 ottobre 2018 – Si tratta di cinque raccomandazioni che hanno l’obiettivo di favorire l’appropriatezza prescrittiva di esami diagnostici e di alcune terapie per la cura dei più frequenti disturbi di salute dei bimbi promuovendo il dialogo tra pediatri e famiglie. E’ un’iniziativa della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) e fa parte del progetto “Fare di più non significa far meglio – Choosing Wisely Italia” lanciato nel 2012 dalla rete di professionisti e cittadini “Slow Medicine”. Le raccomandazioni della FIMP sono “ufficiali” e pubblicate, oltre che nel sito di Choosing Wisely Italia, nel sito dell’Istituto Superiore Sanità (ISS) all’interno del Sistema Nazionale Linee Guida. “Siamo arrivati a queste cinque raccomandazioni attraverso un’indagine e una riflessione interna che ha coinvolto oltre 1.040 pediatri di famiglia – sottolinea il dott. Mattia Doria, segretario nazionale alle attività scientifiche ed etiche della FIMP -. Abbiamo in un primo momento individuato 16 pratiche cliniche considerate a rischio di inappropriatezza. Tra queste ne sono state selezionate cinque. Con questo nuovo documento vogliamo dare un contributo utile a limitare l’utilizzo di pratiche cliniche non confermate dalle evidenze scientifiche ma ancora diffuse sia tra i medici che tra le famiglie. La promozione delle buone pratiche clinico-assistenziali e terapeutiche, come già abbiamo fatto sul tema dell’utilizzo giudizioso degli antibiotici, rappresenta uno dei principali obiettivi di FIMP per garantire la migliore salute possibile ai bambini che seguiamo. L’Italia, infatti, è ai primi posti in Europa per numero di esami prescritti e per utilizzo di alcuni farmaci, tra cui gli antibiotici. E questo vale anche per le cure pediatriche. Si tratta di un problema importante sia da un punto di vista di salute pubblica che di politica sanitaria. Incrementare l’appropriatezza e ridurre il numero di test diagnostici e trattamenti inutili può portare, oltre che ad una migliore salute soggettiva e di comunità, anche a cospicui risparmi di risorse da reinvestire in altri settori dell’assistenza medica”.

Ecco le cinque raccomandazioni della FIMP: 

1. Non prescrivere farmaci (per aerosol e/o sistemici) in caso di Bronchiolite 
2. Non fare diagnosi di Infezione delle Vie Urinarie in base al solo esame colturale delle urine 
3. Non trattare sistematicamente una febbre, in assenza di altri sintomi. Se si decide di trattare, fare ricorso a dosaggi appropriati, evitando l’uso combinato/alternato di paracetamolo e ibuprofene 
4. Non utilizzare farmaci cortisonici per via sistemica per il trattamento della febbre 
5. Non utilizzare terapia nasale topica attraverso doccia nasale micronizzata con farmaci non specificamente autorizzati per questa via di somministrazione 

AL VIA LA CAMPAGNA DEI PEDIATRI DI FAMIGLIA: I CONSIGLI DI MIO, MIA E MEO

Educare i genitori e i bambini all’uso corretto degli antibiotici. E’ questo il principale obiettivo della nuova campagna della FIMP

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Viene presentata oggi in occasione della prima giornata del XII Congresso Nazionale Scientifico della FIMP dal titolo Tutti i bambini…un unico stivale! Fino a sabato Riva del Garda (TN) ospita oltre 1.000 specialisti che si ritrovano per fare il punto sullo stato dell’arte della pediatria di famiglia nel nostro Paese. “Troppo spesso si fa ricorso in modo indiscriminato agli antibiotici – afferma il dott. Paolo Biasci, Presidente Nazionale della FIMP -. Rappresentano, infatti, ben il 44% del totale di tutti i farmaci prescritti in età pediatrica. Solo lo scorso anno sono stati utilizzati dal 38% dei bambini residenti in Italia. Questi dati ci collocano ai primi posti in Europa, nonostante un lieve calo dei consumi registrato negli ultimissimi anni. Per questo la nostra Federazione ha deciso di avviare un progetto nazionale che vuole raggiungere milioni di famiglie grazie all’aiuto di tre simpatiche mascotte: Mio, Mia e Meo. Questi personaggi rappresentano due bambini e una bambina e sono i protagonisti dell’intera campagna”. Nelle prossime settimane verranno distribuiti negli studi dei pediatri di famiglia: opuscoli e flyer con informazioni utili che derivano dalle evidenze scientifiche, sagomati da terra raffiguranti le tre mascotte con i messaggi della campagna e uno speciale game kit con un mini album di figurine. Mio, Mia e Meo compariranno inoltre in brevi video di animazione che verranno diffusi on line. Tutto il progetto sarà supportato da una forte attività sui principali social media. “Attraverso materiale informativo semplice, accattivante e piacevole vogliamo combattere l’uso improprio e l’assunzione errata/scorretta degli antibiotici per salvaguardare il nostro Paese dall’aumento del fenomeno dell’antibiotico-resistenza – commenta il dott. Mattia Doria, Segretario Nazionale alle Attività Scientifiche della FIMP -. Si tratta di una delle principali conseguenze negative legate all’eccessivo uso di questi farmaci e solo apparentemente poco rilevante nell’ambito delle cure pediatriche. E’ un problema in forte crescita in tutto il mondo che può portare al rischio di non riuscire più a curare con efficacia le malattie batteriche, soprattutto quelle più gravi. “In particolare raccomandiamo ai genitori di non auto prescriversi le cure antibiotiche e a rispettare sempre le modalità e le dosi di somministrazione indicati dal pediatra – sottolinea la dott.ssa Teresa Cazzato, membro del board scientifico FIMP -. La campagna però vuole, al tempo stesso, sensibilizzare anche il personale medico. Nei bambini infatti circa l’80% delle infezioni è di origine virale. Tuttavia l’antibiotico viene impiegato in otto casi su dieci. Questo contribuisce a determinare un aumento esponenziale delle resistenze batteriche con conseguente fallimento terapeutico”. La campagna è realizzata con il supporto non condizionante di Menarini.

SIMRI: “5% dei bambini italiani russa tutte le notti”

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Napoli, 12 ottobre 2017 – Non sono solo gli adulti a russare regolarmente tutte le notti. Anche il 5% dei bambini italiani soffre di questo disturbo mentre il 2% è colpito dalla più grave sindrome delle apnee ostruttive nel sonno. E’ una malattia caratterizzata da prolungate ostruzioni complete o intermittenti delle alte vie respiratorie. Questi problemi di salute sono spesso sottovalutati dai genitori ma in realtà rappresentano la terza minaccia per il benessere dei giovanissimi dopo il fumo e l’eccesso di peso. Tra le cause c’è anche il sovrappeso infantile che risulta triplicato negli ultimi 30 anni. In Italia oltre un milione di bimbi d’età compresa tra i 6 e gli 11 anni sono addirittura obesi. E’ questo l’allarme lanciato dagli specialisti riuniti a Napoli per il 21° congresso nazionale della Società Italiana per le Malattie Respiratorie Infantili (SIMRI). Al più importante appuntamento della pneumologia pediatrica partecipano oltre 500 specialisti. “Anche chi è normopeso può soffrire di questi disturbi – afferma il prof. Renato Cutrera, Presidente Nazionale SIMRI e Direttore dell’Unità operativa di Broncopneumologia all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma -. La causa è da ricercare nell’aumento del volume delle adenoidi e delle tonsille e una possibile soluzione è quella di rimuoverle con un’operazione chirurgica. Russare tutte le notti è quindi un problema complesso che mina seriamente la qualità di vita del giovane e che va affrontato tempestivamente da un medico specialista. Se il problema non viene curato, a lungo andare può portare a disturbi dell’apprendimento provocati dal poco riposo, ritardi nella crescita e depressione. Inoltre aumenta il rischio di gravi malattie del cuore tra cui ipertensione, ingrandimento del volume del ventricolo sinistro, aterosclerosi e patologie coronariche”. E’ dimostrato da diversi studi scientifici che i disturbi del sonno del bambino, se non trattati adeguatamente, proseguono anche dopo i 18 anni. “Purtroppo molte delle preziose informazioni che raccogliamo sulla salute dei nostri assistiti vengono perse durante la delicata fase di passaggio dal medico pediatra a quello dell’adulto – sottolinea il prof. Giorgio Piacentini Presidente Eletto SIMRI e Responsabile della Broncopneumologia Pediatrica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona -. Una delle priorità della SIMRI è proprio favorire il più possibile la medicina di transizione. Insieme ad altre Società Scientifiche abbiamo avviato un percorso di coordinamento per evitare che il paziente adolescente sia lasciato in una sorta di limbo e che venga sempre preso in carica da uno specialista. E’ anche necessaria una maggiore collaborazione tra diverse figure professionali per migliorare l’assistenza ai malati e garantire la continuità delle cure contro le patologie respiratorie”.

 

TUBERCOLOSI: AUMENTO DEI CASI IN ITALIA DEL 20%

tubercolosi tosseIn Italia 126 bambini sotto i 15 anni si sono ammalati di tubercolosi nel 2013, erano 184 nel 2009. Una riduzione che si è osservata inizialmente anche nella popolazione generale: i nuovi casi in un quinquennio (2009-2013) sono passati da 4.300 a 3.153, ma nel 2014 i casi registrati sono stati 3.680 e nel 2015 circa 3.769, con un crescente aumento di circa il 20% (dati Organizzazione Mondiale della Sanità). Il 60% delle notifiche riguarda cittadini stranieri. “In Europa, rispetto al resto del mondo, si registra una bassa mortalità pediatrica per questa malattia, pari al 2%, che arriva all’8% nei bambini con coinfezione tubercolosi/immuno-deficienza umana (HIV). Questo dato confortante è in relazione all’elevata percentuale dei pazienti pediatrici che ricevono un adeguato trattamento per la malattia e dei bambini sotto i 5 anni sottoposti a terapia preventiva quando entrano in contatto con persone infette – spiega la dott.ssa Laura Lancella dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, centro di riferimento per la cura di questa malattia -. I più piccoli presentano un’aumentata suscettibilità verso questa infezione in quanto il loro sistema immunitario non ha ancora completato il percorso maturativo. Il rischio di contrarre la tubercolosi per contatto con persone infette è del 43% nei bambini sotto i 12 mesi, del 24% nei bambini tra 1 e 5 anni e del 15% negli adolescenti”. Nel mondo, i nuovi casi di tubercolosi sono stati 9,6 milioni nel 2014 e 10,4 milioni nel 2015, di questi ultimi 1,2 milioni erano bambini. Il 60% dei malati è rappresentato dalla popolazione di sei Paesi (India, Indonesia, Cina, Nigeria, Pakistan e Sud Africa). Uno studio recentemente pubblicato su Lancet Infectious Diseases ha analizzato la mortalità per tubercolosi in 82.436 bambini da 0 a 14 anni in 3 diverse epoche: prima dell’introduzione di terapie specifiche (fino al 1946), tra il 1946 e il 1980 quando ancora non si trattavano tutti i bambini, e dopo questa data che ha visto l’introduzione dei farmaci antivirali contro l’HIV. Nel primo periodo, quello in cui non esistevano farmaci antitubercolari, la mortalità pediatrica era pari a circa il 22%: sotto i 5 anni raggiungeva il 44% rispetto al 15% nei bambini in età compresa tra 5 e 14 anni. L’analisi ha evidenziato una mortalità particolarmente elevata in caso di mancata diagnosi o di inadeguato trattamento dei piccoli, specialmente se residenti in aree endemiche per tubercolosi e HIV. “In presenza di altre infezioni come l’HIV, la mortalità è più elevata. È importante ricordare che il paziente pediatrico con tubercolosi è il cosiddetto ‘evento sentinella’ – conclude la dottoressa Lancella – che induce i medici a ricercare l’infezione tra coloro che si prendono cura del bambino. Quest’ultimo, infatti, non è quasi mai contagioso, è l’adulto che diffonde la malattia”.