Cistite: l’estate è il periodo piu’ critico per una donna su due, solo il 43% si rivolge al medico.

Parte una campagna educazionale della società scientifica sui social specifica per le varie fasce d’età

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Lecce, 23 maggio 2019 –  La metà delle italiane ammette di aver sofferto, almeno una volta nella vita, della patologia. Tuttavia il 31% ignora che si possa prevenirla mentre solo il 61% è consapevole che vi siano cure efficaci in grado di contrastarla. Appena una su tre indica i rapporti sessuali non protetti e l’igiene intima non corretta come cause principali che ne determinano l’insorgenza. E ben il 72% vorrebbe ricevere maggiori informazioni. E’ quanto emerge da un sondaggio, realizzato on line su oltre 2.000 donne nei giorni scorsi, promosso dall’Associazione Italiana di Urologia Ginecologica e del Pavimento Pelvico (AIUG). I risultati sono stati presentati al XXVIII Congresso Nazionale della Società Scientifica, che si apre oggi a Lecce alla presenza di oltre 500 specialisti da tutta Italia. Per aumentare il livello di consapevolezza su un disturbo ampliamente sottovalutato, l’AIUG avvierà nelle prossime settimane una campagna d’informazione sui social media. Gli uro-ginecologi insegneranno alle donne, d’ogni fascia d’età, quali precauzioni prendere per prevenire il disturbo e i rimedi da adottare per evitare complicanze. “La patologia risulta in crescita e presenta numeri importanti – afferma Gian Luca Bracco, Presidente dell’AIUG -. Il 30% delle italiane è stata colpita almeno una volta negli ultimi 12 mesi e in un caso su quattro la malattia si è ripresentata più volte nel corso di un anno. Si tratta di un’infezione della vescica di origine batterica che si manifesta attraverso bruciore vescicale, forte dolore e presenza di sangue nelle urine”. Le istruzioni che gli uro-ginecologi forniranno via web prevedono anche informazioni e consigli sulle principali cure. “Oggi abbiamo a disposizione diverse opzioni di trattamento – aggiunge Mauro Cervigni, Segretario Scientifico dell’AIUG -. La terapia antibiotica risulta essere quella più prescritta dal personale medico soprattutto per la fase acuta della patologia, non priva però di effetti collaterali. Tra questi va segnalato l’antibiotico resistenza che sta diventando una vera e propria emergenza sanitaria a livello mondiale. In forte ascesa risultano gli integratori alimentari contenenti il mannosio quali D-mannosio, kistionx cistiless e altri. L’ultimo a disposizione si chiama Urixana ad alto contenuto di D-mannosio estratto secco di salice e lattobacilli. Queste sostanze naturali hanno dimostrato di poter svolgere una forte attività anti-infettiva e inibire i batteri che sono alla base dell’insorgenza della patologia”. Sempre dal sondaggio nazionale dell’AIUG emerge anche una chiara difficoltà, da parte delle donne, ad affrontare alcuni temi delicati riguardanti la salute. Il 28% delle intervistate ammette di non parlare con nessuno dei propri disturbi intimi e il 13% chiede invece aiuto o consiglio al partner. Appena il 43% si rivolge invece al proprio medico di famiglia o ad un ginecologo. E spesso quindi si adottano rimedi e cure fai-da-te senza ricorrere al parere di un esperto. “Imbarazzo e pudori devono essere superati – sottolinea Cervigni -. La cistite, infatti, mina seriamente la qualità della vita e se non viene affrontata tempestivamente e nel modo corretto può generare problemi di salute che si protraggono per diversi anni. L’estate è il periodo più difficile da affrontare per una paziente, nonché il momento in cui registriamo un incremento dell’incidenza della malattia. L’umidità e il caldo, tipici di questa stagione, aumentano la proliferazione di microrganismi patogeni. Inoltre è più facile la disidratazione che rappresenta un ulteriore fattore di rischio così come l’alimentazione. Solo il 13% delle italiane è però consapevole che una dieta sana ed equilibrata, e ricca di frutta e verdura, può contrastare le infezioni. Daremo quindi consigli anche su cosa e quanto mangiare e bere quando ci troviamo in spiaggia o in piscina”. L’iniziativa dell’AIUG si svolge interamente on line e vuole combattere anche il preoccupante fenomeno delle fake news. “Sei italiane su dieci affermano di cercare proprio sulla Rete informazioni sul benessere intimo – conclude Bracco -. Per questo la nostra Società Scientifica ha deciso di intercettarle proprio in questo “luogo” con attività specifiche sui social media. Il web rappresenta sempre più una fonte di notizie false o non completamente corrette. Ciò è ancora più pericoloso quando bisogna affrontare un tema delicato come l’uro-ginecologia che interessa la sfera intima e sessuale di una persona. Attraverso diverse iniziative vogliamo soprattutto raggiungere, ed educare, le giovanissime che sono le più esposte al rischio di trovare on line informazioni non corrette”.
Numerosi gli altri temi di grande attualità, sia scientifica che sociale, al centro del meeting di Lecce. Gli uro-ginecologi discutono di dolore pelvico cronico, una patologia che sta sempre più emergendo come vera disabilità sociale. Ampio spazio è riservato anche alle novità terapeutiche dell’incontinenza urinaria e fecale. Infine la giornata di sabato viene dedicata al confronto con le associazioni dei pazienti e con le organizzazioni della società civile che si interessano della salute delle donne. L’evento, dal titolo “Salute della donna, stile di vita e medicina di genere”, vuole affrontare tutte le problematiche del pavimento pelvico. Rientra nella campagna nazionale AIUG contro l’incontinenza urinaria Donna=Disagio? Mai più!

 

SIGO: “CONTRO LA MALASANITA’ IN SALA PARTO NON SERVONO NUOVE LEGGI”

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Roma, 15 aprile 2016 – “Per tutelare la salute delle neo-madri italiane e garantire la sicurezza in sala parto non c’è bisogno di nuove leggi. E’ sufficiente applicare al 100% la regolamentazione già vigente a partire dai provvedimenti stabiliti dalla riforma Fazio del 2010”. E’ quanto affermano la Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO), l’Associazione Ostetrici e Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI) e l’Associazione Ginecologi Universitari Italiani (AGUI). I ginecologi prendono così le distanze dal DDL sulla violenza ostetrica presentato dal deputato Adriano Zaccagnini, sostenuto da alcune associazioni e da un campagna virale sui social media. Un disegno di legge che offende la professionalità degli operatori sanitari i quali non sono stati nemmeno convocati per richiedere spiegazioni o documentazioni. Il provvedimento diventa così soltanto un duro attacco immotivato a tutta la categoria degli operatori dei punti nascita che si riservano di tutelare, in ogni sede, il loro diritti e la loro onorabilità. “Eventuali offese alla dignità personale della partoriente e del neonato, scelte terapeutiche non corrette o abusi da parte del personale sanitario devono essere ovviamente contrastati – affermano i proff Paolo Scollo (Presidente SIGO), Vito Trojano (Presidente AOGOI) e Nicola Colacurci (Presidente AGUI) -. Alla magistratura spetta il compito di punire chi ha sbagliato ma siamo convinti che la malasanità si possa prevenire. Bisogna applicare la normativa prevista dal decreto ministeriale D.M. 70 che prevede la chiusura e accorpamento dei punti nascita al di sotto dei 1.000 parti l’anno e la corrispettiva messa in sicurezza dei restanti. Il disegno di legge, proposto dall’Onorevole Zaccagnini e attualmente presentato alla Camera, stabilisce invece una serie di nuove restrizioni inutili o addirittura controproducenti. Molte di queste norme, se applicate, renderebbero il nostro lavoro ancora più difficile. Inoltre alimenterebbero il contenzioso medico-legale e di conseguenza anche il ricorso alla medicina difensiva”. “Le nostre Società Scientifiche – aggiungono i ginecologi italiani – sono state le prime a sollecitare la messa in sicurezza delle sale parto del nostro Paese. Per ottenere questo obiettivo fondamentale, non solo per i professionisti ma anche per l’intera collettività, ci siamo mossi nelle sedi istituzionali. Abbiamo promosso una legge sulla responsabilità professionale che tutela la salute delle pazienti mettendo in sicurezza l’operato dei sanitari. E non abbiamo esitato a scioperare, nel febbraio del 2013, per la prima volta nella storia della Repubblica. Non tutti i punti nascita con meno di mille parti l’anno sono stati chiusi o riconvertiti. Quel provvedimento deve essere applicato al 100% per assicurare la salute di donne e neonati”. “Nei mesi scorsi alcuni gravi episodi di malasanità si sono verificati proprio nei reparti materno-infantili – concludono i proff Scollo, Trojano e Colacurci -. Al di là del clamore mediatico suscitato da certi eventi bisogna ricordare che i dati del nostro Paese sulla mortalità neonatale e materna sono tra i più bassi in Europa. Siamo convinti che resta ancora molta strada da percorrere per rendere più sicuro nascere in Italia. Come rappresentanti dei ginecologi e ostetrici italiani siamo pronti a collaborare con le Istituzioni”.