Aifa: approva rimborsabilità di Nivolumab per il melanoma e polmone

Il farmaco, primo anti-PD-1 approvato in Italia, mostra un tasso di sopravvivenza a un anno superiore al 70% nei pazienti affetti da melanoma avanzato e del 42% nei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule squamoso avanzato.

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Oggi anche i pazienti italiani hanno a disposizione una nuova arma contro il cancro: nivolumab, il primo farmaco anti-PD-1 approvato in Italia. Dopo la chirurgia, la radioterapia, la chemioterapia e le terapie target, la nuova frontiera nella battaglia contro il cancro si chiama immuno-oncologia, un approccio innovativo alla malattia neoplastica, che si avvale di terapie attive sul sistema immunitario. Già nel 2013 Bristol-Myers Squibb ha reso disponibile per i pazienti ipilimumab, primo farmaco immuno-oncologico attivo nel melanoma avanzato. Oggi la storia continua con un’evoluzione importante, nivolumab, primo farmaco anti-PD-1 per il quale l’Agenzia Italiana del Farmaco stabilisce la rimborsabilità nel trattamento del melanoma avanzato e del tumore del polmone non a piccole cellule squamoso avanzato in pazienti pretrattati. Questi pazienti possono oggi contare su una nuova terapia che prolunga significativamente la sopravvivenza a lungo termine con malattia in stadio avanzato.

TUMORE DELLA PROSTATA: CON ABIRATERONE MIGLIORA LA SOPRAVVIVENZA NEGLI UOMINI IN FASE PRECOCE DI MALATTIA

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Abiraterone acetato, associato a prednisone, migliora la sopravvivenza globale di quasi un anno rispetto alla terapia con il solo prednisone, nei pazienti con tumore alla prostata metastatico in fase precoce e asintomatica della malattia. Il tumore alla prostata è oggi la forma più frequente di neoplasia tra gli uomini italiani, con 35mila nuovi casi nel 2015. Un’analisi post-hoc dello studio di Fase III COU-AA-302 infatti, presentata al Congresso Europeo di Urologia in corso in questi giorni, ha evidenziato che abiraterone acetato più prednisone offre un vantaggio in termini di sopravvivenza pari a 11,8 mesi (53,6 vs 41,8 mesi) rispetto al braccio di controllo con placebo più prednisone, in pazienti con tumore della prostata metastatico resistente alla castrazione (mCRPC) in fase iniziale e meno aggressivo, non sottoposti in precedenza a chemioterapia.

I dati dell’analisi hanno dimostrato un beneficio di sopravvivenza globale quasi triplo rispetto a quello evidenziato in precedenza dallo studio di riferimento COU-AA-302 (34,7 mesi con abiraterone acetato più prednisone vs 30,3 mesi con placebo più prednisone). L’analisi finale era stata presentata al Congresso della Società europea di Oncologia Medica (ESMO) nel 2014 e includeva tutti i pazienti dello studio con carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione, non sottoposti in precedenza a chemioterapia, asintomatici o lievemente sintomatici. Nell’analisi post-hoc i pazienti sono stati suddivisi in due gruppi per identificare quale abbia tratto il maggior beneficio dal trattamento. I pazienti del Gruppo 1 presentavano minori sintomi ed avevano uno stadio di malattia iniziale, meno avanzato. Quelli del Gruppo 2 erano in uno stadio più avanzato e presentavano più sintomi. I pazienti in entrambi i gruppi hanno mostrato un vantaggio in termini di sopravvivenza quando trattati con abiraterone acetato più prednisone rispetto a placebo più prednisone (Gruppo 1: 11,8 mesi; Gruppo 2: 2,8 mesi).

“Questi dati ci aiutano a identificare i pazienti che possono trarre maggiori benefici dalle nuove terapie ormonali e in quale stadio della malattia queste possono essere più efficaci” ha commentato il Professor Vincenzo Mirone, Professore Ordinario di Urologia all’Università Federico Secondo di Napoli. “Il fatto di avere un significativo miglioramento della sopravvivenza negli uomini in fase meno aggressiva e asintomatica, ci fa desumere che se li trattiamo in fase precoce, li trattiamo meglio. Quindi emerge la necessità di team multidisciplinari tra urologo oncologo e radioterapista che possano intercettare il paziente precocemente” ha sottolineato Mirone.

Oltre al beneficio di sopravvivenza, i dati dell’analisi post-hoc hanno anche evidenziato in entrambi i gruppi un miglioramento nel tempo alla progressione della malattia, del dolore correlato al tumore e della durata del trattamento quando trattati con abiraterone acetato più prednisone rispetto a placebo più prednisone. Il tempo all’uso della chemioterapia è aumentato di 12,7 mesi nel Gruppo 1 e di 8,8 mesi nel Gruppo 2 (Gruppo 1: 37 mesi vs 24,3 mesi; Gruppo 2: 23,3 mesi vs 14,5 mesi). È migliorato anche il tempo medio all’uso di oppiacei per il controllo del dolore dovuto al cancro in entrambi i gruppi (Gruppo 1: non raggiunto vs 41 mesi; Gruppo 2: 30,5 mesi vs 19,3 mesi) e la durata media del trattamento è quasi duplicata in entrambi i gruppi (Gruppo 1: 20,4 mesi vs 11,2 mesi; Gruppo 2: 12,3 mesi vs 7,2 mesi).

 

PROSTATA: TOUR DEGLI ONCOLOGI PER PROMUOVERE STILI DI VITA SANI

prostataBrindisi, 17 marzo 2016- Il tumore della prostata in Puglia colpisce ogni anno 1.460 persone,più di 200 nella sola Brindisi. È la prima neoplasia tra gli uomini di età superiore ai 65 anni, che in questa regione costituiscono circa il 18% della popolazione. Ma 8 su 10 non sanno che si può prevenire o comunque vivere a lungo con il tumore adottando stili di vita sani. In Puglia, il 13,3% degli anziani eccede con l’alcol, il 64,1% è in sovrappeso e il 7,2% ha il vizio del fumo. Anche la sedentarietà colpisce in modo evidente gli over 65 di questa regione, circa il 40,9% non fa attività fisica, rispetto al 26,1% in tutta Italia, e solo l’8,7% assume quotidianamente frutta e verdura rispetto alla media nazionale dell’11,2%. Per informare anche la popolazione non più giovane di questa regione sull’importanza di adottare stili di vita corretti approda a Brindisi la diciassettesima tappa del ‘Tour della prevenzione oncologica nella terza età’, promosso dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) che porta gli oncologi a parlare di lotta ai tumori direttamente agli anziani nei centri ricreativi per la terza età. L’iniziativa è realizzata grazie al contributo incondizionato di Janssen, farmaceutica di Johnson & Johnson. L’incontro a Brindisi si è svolta nell’Aula Magna dell’Università ‘Aldo Moro’. “Sapere che il 79% degli anziani ritiene che anche modificando le cattive abitudini in età avanzata non serva a molto è preoccupante”, ha dichiarato il prof. Saverio Cinieri, Direttore di Oncologia Medica all’Ospedale ‘Senatore Antonio Perrino’ di Brindisi e tesoriere nazionale dell’AIOM. “E invece,come dimostrano vari studi, l’azione protettiva e antitumorale della dieta mediterranea e di una regolare attività fisica è in grado di contrastare i processi degenerativi dell’invecchiamento, prevenire i disturbi cardiovascolari e metabolici e diminuire il rischio oncologico. Anche il solo smettere di fumare in età avanzata può ridurre il rischio di invalidità e mortalità fino al 34%”. 

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