Tumori: in Italia sono 373mila i nuovi casi stimati nel 2018

Presentata al Ministero della Salute l’ottava edizione del volume sui numeri del cancro

i numeri del cancro

Roma, 27 settembre 2018 – Il tumore più frequente in Italia è diventato quello della mammella: nel 2018 sono stimati 52.800 nuovi casi (erano 51.000 nel 2017). Seguono il cancro del colon-retto (51.300, erano 53.000 nel 2017), che lo scorso anno era il più diagnosticato e del polmone (41.500, erano 41.800 nel 2017). Complessivamente, quest’anno nel nostro Paese sono stimati 373.300 nuovi casi di tumore (194.800 uomini e 178.500 donne), con un aumento, in termini assoluti, di 4.300 diagnosi rispetto al 2017. E quasi 3 milioni e quattrocentomila cittadini vivono dopo la scoperta della malattia (3.368.569, erano 2 milioni e 244 mila nel 2006), il 6% dell’intera popolazione: un dato in costante aumento. Ma le percentuali sulla sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi fotografano un Paese spaccato in due: al Nord si registrano i tassi migliori, in particolare nelle prime tre posizioni si collocano Emilia-Romagna, Toscana (56% uomini e 65% donne in entrambe le Regioni) e Veneto (55% e 64%). In coda invece il Sud, con Sicilia (52% uomini e 60% donne), Sardegna (49% e 60%) e Campania (50% e 59%). Differenze che possono essere spiegate soprattutto con la scarsa adesione in queste aree ai programmi di screening che consentono di individuare la malattia in stadio iniziale, quando le possibilità di guarigione sono più alte, e con la preoccupante diffusione in queste Regioni di fattori di rischio come fumo, sedentarietà ed eccesso di peso. È questo il censimento ufficiale, giunto all’ottava edizione, che descrive l’universo cancro in tempo reale grazie al lavoro dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), dell’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM), di Fondazione AIOM e di PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) raccolto nel volume “I numeri del cancro in Italia 2018”, presentato oggi all’Auditorium del Ministero della Salute in un convegno nazionale (disponibile nella versione per operatori e in quella per pazienti e cittadini). “Nel nostro Paese ogni giorno circa 1.000 persone ricevono una nuova diagnosi – afferma Stefania Gori, Presidente nazionale AIOM e Direttore dipartimento oncologico, IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar -. Negli uomini, continua il calo dei tumori del polmone e della prostata e nelle donne dell’utero e dell’ovaio. Nella popolazione generale, diminuiscono le neoplasie dello stomaco e del colon-retto. Crescono però quelle del pancreas, della tiroide e il melanoma, e, nelle donne, i tumori della mammella e del polmone, quest’ultimo per la sempre maggiore diffusione dell’abitudine al fumo nella popolazione femminile. L’ampliamento della popolazione target dello screening mammografico in alcune Regioni (tra cui Emilia-Romagna e Piemonte) spiega l’aumento significativo dell’incidenza del carcinoma della mammella nelle 45-49enni, dove peraltro la mortalità si abbassa dell’1%”. “I tumori non solo sono curabili ma anche guaribili, grazie a terapie sempre più efficaci e alle campagne di prevenzione – continua la Presidente Gori -. Infatti, il 27% dei pazienti vivi dopo la diagnosi torna ad avere (dopo un periodo di tempo diverso in base al tipo di tumore, al sesso, all’età di insorgenza) la stessa aspettativa di vita della popolazione generale: nel 2010 erano 704.648, nel 2018 sono 909.514, con un incremento del 29%”. “I pazienti oncologici sono i finali beneficiari del miglioramento sostanziale che le informazioni contenute in questo volume potranno generare, qualora adeguatamente utilizzate, in ambito di prevenzione, diagnosi e terapia dei tumori – spiega il Sottosegretario alla Salute, Armando Bartolazzi, nella Prefazione del libro -. Il fine ultimo di questo sforzo intellettuale è infatti quello di migliorare sempre più la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti oncologici. Allo stesso tempo le dettagliate informazioni riportate nel testo, gli indici epidemiologici relativi all’incidenza, alla prevalenza, alla percentuale di guarigione, ai confronti geografici nazionali, al monitoraggio delle campagne di screening e molti altri ancora, consentono di verificare l’adeguatezza e l’efficacia delle prestazioni erogate dal nostro Servizio Sanitario Nazionale in ambito oncologico, dalla prevenzione alla diagnosi precoce, alla cura. L’analisi conoscitiva dei dati epidemiologici riguardanti le neoplasie in Italia permette di pianificare su criteri oggettivi gli interventi di programmazione sanitaria da effettuare in ciascuna Regione”. I tumori colpiscono meno nel Meridione, infatti il tasso d’incidenza è più basso del 13% tra gli uomini e del 16% tra le donne al Sud rispetto al Nord. Le tre Regioni con il più alto numero di diagnosi stimate nel 2018 sono Lombardia (64.200), Lazio (33.850) e Veneto (31.850). “Le stime dei casi attesi sono importanti anche a livello regionale, perché i servizi diagnostici e terapeutici devono essere programmati su questi ordini di grandezza – afferma Lucia Mangone, presidente AIRTUM -. Oggi in Italia il 63% delle donne e il 54% degli uomini sono vivi a 5 anni dalla diagnosi. Il nostro Paese, se valutato nel complesso, presenta un quadro di sopravvivenza pari o superiore alla media europea, ma, scendendo nel dettaglio regionale, la residenza diventa un determinante prognostico importante che indica una disomogeneità nell’accesso a programmi di diagnosi precoce e a cure di alta qualità, con una discriminazione dei cittadini del Meridione purtroppo ancora presente, sebbene la tendenza sia in miglioramento rispetto al passato”. Inoltre nel Sud, dove gli screening oncologici sono ancora poco diffusi, non si registra la riduzione della mortalità e dell’incidenza dei tumori della mammella, del colon-retto e della cervice uterina, osservata invece nelle altre Regioni in cui l’adesione a questi programmi è più alta. Nel 2015 (ultimo anno disponibile) nel nostro Paese sono stati 178.232 i decessi attribuibili al cancro. La prima causa di morte oncologica è costituita dal carcinoma del polmone (33.836 decessi nel 2015), seguito dal colon-retto (18.935), mammella (12.381), pancreas (11.463) e fegato (9.675). Sull’esempio della scorsa edizione, il volume contiene approfondimenti sugli stili di vita, a sottolineare quanto le misure di prevenzione possano incidere sui numeri della malattia. Il fumo di sigaretta rappresenta il principale fattore di rischio. In Italia sono attribuibili a questa pericolosa abitudine ogni anno circa 93mila morti (il 14% di tutte le persone decedute) e le sigarette costituiscono la prima causa di perdita di anni di vita in buona salute. Il fumo di tabacco è fortemente associato ai tumori del polmone, del cavo orale e gola, esofago, pancreas, colon, vescica, prostata, rene, seno, ovaie e ad alcuni tipi di leucemie. Il 26% degli italiani fuma e le generazioni di giovani adulti sono le più esposte a questa pericolosa abitudine. Fra gli uomini, la quota maggiore di fumatori si registra fra i più giovani, con meno di 35 anni, più elevata fra i 25-34enni rispetto ai giovanissimi (18-24 anni). È proprio la diminuzione dei tabagisti in queste classi di età a determinare il calo complessivo dei fumatori in Italia. “Preoccupa però la situazione nel Meridione che vede un significativo aumento delle fumatrici fra le 25-34enni e una sostanziale stazionarietà di questa abitudine nelle nuove generazioni delle 18-24enni – sottolinea Maria Masocco, Responsabile Coordinamento Nazionale PASSI -. In generale, nelle giovani donne che vivono nelle Regioni del Sud si registra, negli ultimi anni, un preoccupante incremento di fumatrici tale da annullare il vantaggio storico, per bassa prevalenza di questa abitudine, rispetto alle donne delle Regioni del Centro-Nord. A questo quadro si aggiungono in queste aree le alte percentuali di altri fattori di rischio (sedentarietà ed eccesso di peso) e una bassa copertura degli screening oncologici per la diagnosi precoce dei tumori della mammella, del colon-retto e della cervice uterina. Per questo è fondamentale investire in campagne di prevenzione”. Fra gli altri fattori di rischio, il 17% degli italiani consuma alcol in quantità o modalità di assunzione a maggior rischio per la salute, il 32,5% è sedentario e il 42,2% risulta in eccesso ponderale (il 31,7% è in sovrappeso e il 10,5% obeso). Al Centro-Sud la quota dei sedentari è significativamente più elevata e raggiuge il 50% in diverse Regioni (toccando il 71% in Basilicata). Inoltre la Campania continua a detenere il primato per la percentuale più alta di persone in eccesso ponderale (51%), seguita da Sicilia (48,1%), Molise (47,8%) e Puglia (45,5%) con valori non molto distanti.
“L’indagine sugli stili di vita è stata estesa anche alle persone che hanno ricevuto una diagnosi di tumore – conclude Fabrizio Nicolis, presidente Fondazione AIOM -. Questi cittadini presentano alte percentuali di fattori di rischio legate ad abitudini non salutari, mai abbandonate, talvolta più elevate rispetto alle persone ‘sane’. Il 20% è fumatore abituale, l’11% fa un consumo di alcol rischioso per la salute ed è relativamente bassa la quota (14%) di coloro che consumano più di 5 porzioni di frutta e verdura. Inoltre il 38% è sedentario e il 15% è obeso, tassi maggiori rispetto alla popolazione libera da tumore. Fra i pazienti oncologici sono più frequenti le azioni di contrasto ai fattori aggravanti, anche se resta ancora troppo bassa la quota di persone che tentano di smettere di fumare (42%) o che seguono una dieta per perdere peso (30%). Per questo vanno promosse campagne di prevenzione per far comprendere a questi pazienti l’importanza degli stili di vita sani anche per impedire lo sviluppo di eventuali recidive”.

 

 

Tumore polmone: immunoterapia dimostra beneficio significativo in sopravvivenza globale in stadio III

 

Dati aggiornati confermano un miglioramento senza precedenti in termini di sopravvivenza libera da progressione di oltre 11 mesi

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Milano, 26 settembre 2018 – Sono stati presentati i dati di sopravvivenza globale (OS) dello studio di fase III PACIFIC con durvalumab durante il Presidential Symposium della 19aConferenza mondiale sul tumore del polmone dell’International Association for the Study of Lung Cancer (IASLC, Associazione internazionale per lo studio del tumore del polmone) a Toronto, in Canada. In contemporanea i risultati dello studio di fase III PACIFIC sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine e hanno indicato che durvalumab ha migliorato significativamente la sopravvivenza globale, uno dei due co-primary endpoint dello studio, rispetto allo standard di cura indipendentemente dall’espressione di PD-L1, riducendo il rischio di morte del 32% (HR 0,68; IC 99,73%: 0,47-0,997; p = 0,0025). L’altro co-primary endpoint, la sopravvivenza libera da progressione (PFS), è stato presentato a settembre 2017 in occasione del congresso ESMO (Società Europea di Oncologia Medica), dimostrando un vantaggio di oltre 11 mesi.

Il Professor Giorgio Scagliotti, Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Università di Torino e Presidente dell’International Association for the Study of Lung Cancer (IASLC), ha dichiarato: “Questi risultati sono estremamente incoraggianti per i pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio III, non resecabile, che da 15 anni non avevano a disposizione nessuna nuova arma terapeutica, e confermano durvalumab quale prima immunoterapia a dimostrare un beneficio significativo di sopravvivenza globale”. 

Il Professor Umberto Ricardi, Direttore del Dipartimento di Oncologia della Città della Salute e della Scienza di Torino e Presidente ESTRO (European SocieTy for Radiotherapy and Oncology), ha commentato: “Durvalumab rappresenta indubbiamente un importante progresso nel trattamento di questi pazienti e supporta l’introduzione dell’immunoterapia come nuovo approccio terapeutico in grado di ottimizzare l’efficacia degli attuali standard di trattamento con chemio-radioterapia. Emerge inoltre il ruolo chiave del Team Multidisciplinare per l’adeguata selezione e per la corretta gestione dei pazienti con tumore polmonare localmente avanzato”.

 

FONDAZIONE POLIAMBULANZA: AL VIA IL PROGETTO PILOTA DI AIUTO PSICOLOGICO A POLIZIA E CARABINIERI

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Brescia, 24 settembre 2018 – Fornire un sostegno psicologico qualificato agli agenti di Polizia e Carabinieri e aiutarli ad affrontare le difficoltà legate al loro delicato lavoro. Per tenere sotto controllo lo stress, nemico del ‘sangue freddo’ in azione e anche della serenità nelle famiglie dei lavoratori delle forze dell’ordine. E’ questo l’obiettivo del progetto Spazio di orientamento e aiuto psicologico per le Forze dell’Ordine promosso da Fondazione Poliambulanza tramite i suoi CIDAF (Consultorio Interprovinciale di Assistenza Familiare). Il progetto pilota, che vuole diventare un modello da esportare in altre realtà italiane, viene presentato oggi in una conferenza stampa a Brescia alla presenza dei vertici delle forze dell’ordine nella sede della Fondazione della Comunità Bresciana, che ha voluto supportare la prima iniziativa del genere in città.

“Vogliamo sensibilizzare questa particolare categoria di lavoratori sulle possibili problematiche psicologiche e relazionali – afferma il dott. Marco Freddi, Psicologo Psicoterapeuta di Fondazione Poliambulanza e Responsabile del Progetto -. Un carabiniere o un poliziotto deve lavorare spesso in contesti difficili o in situazioni di costante emergenza e urgenza. Nasce l’esigenza di offrire un programma che prevede un pacchetto di interventi che possono essere di sostegno, cura alla persona, coinvolgimento dei familiari nella gestione delle problematiche di coppia o nella gestione dei figli. La prerogativa del nostro progetto sta nell’affiancamento di un’area informativa e formativa tradizionale ad uno spazio consultoriale di aiuto e di cura anonimo, riservato e gratuito”.“L’impegno dei poliziotti in eventi traumatici, connessi ad esperienze di lavoro, sono le maggiori cause di stress degli operatori della Polizia di Stato – aggiunge il Questore della Provincia di Brescia il dott. Vincenzo Ciarambino -.  Per questo il progetto che prende oggi il via può davvero rappresentare un valido e importante sostegno per gli uomini e le donne in divisa. Ringraziamo quindi la Poliambulanza per l’ottima opportunità concessa”.

Brescia: Cambia il direttore generale alla Poliambulanza

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Brescia, 13 settembre 2018 –  Il nuovo direttore dott. Alessandro Triboldi  vanta un’esperienza pluriennale nel mondo bancario e ha ricoperto incarichi di rilievo in alcune delle più importanti istituzioni e società della città. È stato, tra l’altro, direttore generale del Comune di Brescia, direttore generale di Centropadane Spa, amministratore unico di Brescia Infrastrutture e presidente del Brescia Calcio. Triboldi entrerà in carica il primo ottobre. Termina dunque la direzione generale del dott. Signorini, 64 anni, medico specialista in anestesia e rianimazione e in igiene e tecnica ospedaliera, che, ha ricoperto incarichi anche nella direzione di vari ospedali tra cui il Civile di Brescia, Borgo Trento di Verona, il Mellini di Chiari e gli Ospedali Riuniti di Bergamo. Durante la sua direzione, è entrata a regime la nuova piastra multifunzionale, è stata avviata la farmacia automatizzata, la nuova centrale di sterilizzazione, l’impianto di trigenerazione e l’innovativo sistema Leksell Gamma Knife Icon, l’ultima frontiera nel campo della radiochirurgia stereotassica. Ulteriori riconoscimenti nazionali e internazionali sono stati raggiunti, l’ultimo dei quali a luglio: la certificazione europea Eusoma per il trattamento del tumore della mammella. Risultati conseguiti anche grazie all’impegno di tutta l’organizzazione e di tutti i collaboratori guidati da una dirigenza che, con competenza e passione, ha saputo coniugare un alto livello clinico scientifico con l’umanizzazione della cura. Il presidente, il consiglio di amministrazione, la comunità delle Suore Ancelle della Carità, la dirigenza e i collaboratori tutti hanno espresso al dott. Signorini una vivissima gratitudine per l’attività svolta efficacemente, prima come direttore sanitario poi come direttore generale. Al dott. Triboldi vanno i nostri migliori auguri per il nuovo importante incarico.

Tumore della prostata: ogni anno colpisce oltre 7.000 italiani

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Bologna, 6 settembre 2018 – Ridurre gli esami inutili e valutare correttamente l’efficacia delle cure per gli oltre 7.000 italiani che ogni anno sono colpiti da un tumore della prostata metastatico. Sono questi i due principali obiettivi della Consensus Conference sul monitoraggio del carcinoma prostatico avanzato che si apre oggi a Bologna. L’evento è ideato, realizzato e promosso dalla Società Italiana di Urologia Oncologica (SIUrO) e vede la partecipazione di oltre 100 specialisti da tutta la Penisola. Per la prima volta nel nostro Paese si vuole arrivare ad un documento che stabilisca regole precise per il monitoraggio dei pazienti afflitti dalle forme più gravi della neoplasia. “Attualmente non esiste un programma condiviso che sia valido su tutto il territorio nazionale – afferma il dott. Alberto Lapini, Presidente Nazionale SIUrO -. Spetta al singolo centro stabilire i controlli da svolgere dopo la diagnosi della malattia. Può quindi succedere che alcuni italiani siano sottoposti ad un numero eccessivo di esami mentre altri pazienti non vengano sufficientemente monitorati. Spesso capita che alcuni test, particolarmente complessi e magari superflui, siano pagati dallo stesso malato. Vogliamo quindi razionalizzare e uniformare la pratica clinica per poter così ridurre gli esami superflui. Questo porterebbe anche a notevoli risparmi economici sia per il singolo paziente che per l’intero sistema sanitario nazionale”. In totale sono circa 500mila gli italiani che vivono con un tumore della prostata. I costi per le diagnosi, i trattamenti e il follow-up a cinque anni per ogni singolo paziente ammontano a circa 10mila euro l’anno per un totale di oltre 420 milioni. “E’ in assoluto la neoplasia più diffusa tra gli uomini italiani e perciò è ancora più importante riuscire ad evitare gli sprechi – aggiunge il dott. Giario Conti, Segretario Nazionale SIUrO -. Possiamo inoltre ottenere risultati migliori per quanto riguarda il cancro alla prostata resistente a castrazione (o CRPC). In quelle nazioni, come per esempio la Francia, in cui sono attivi precisi protocolli di monitoraggio si riscontra, infatti, una maggiore sopravvivenza. Il carcinoma prostatico è una patologia particolarmente “furba” perché riesce a mettere in atto dei sistemi di difesa che contrastano l’efficacia delle terapie. Oggi abbiamo a disposizione trattamenti che permettono a oltre il 90% dei pazienti di sconfiggere il tumore. Ciò nonostante ogni anno dobbiamo registrare anche 7.000 decessi soprattutto tra i più anziani. Per garantire al paziente una migliore risposta ai trattamenti, anche in caso di malattia avanzata, è necessario un monitoraggio accurato e dettagliato”. “Nonostante i grandi progressi della ricerca medico-scientifica il monitoraggio del tumore della prostata avanzato rimane una “zona oscura” che non viene ancora affrontata in nessuna linea guida – sottolinea il dott. Orazio Caffo, Consigliere Nazionale SIUrO -. Uno dei motivi di questa grave lacuna è che è sempre stato difficile mettere d’accordo i vari specialisti che si occupano della neoplasia. La nostra Società Scientifica ha la multidisciplinarietà nel suo DNA e riunisce al suo interno oncologi medici, urologi e oncologi radioterapisti. Proprio per questo motivo vogliamo essere i primi promotori di una svolta positiva sia per i clinici che per i pazienti”. Alla Consensus di Bologna oltre alla SIUrO aderiscono anche le altre sei Società che fanno parte del TMD (Team Multidisciplinare Uro-Oncologico): AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), AIRB (Società Italiana di Radiobiologia), AIRO (Associazione Italiana di Radioterapia e Oncologia Clinica), AURO (Associazione Urologi Italiani), CIPOMO (Collegio Italiano Primari Oncologi Medici Ospedalieri) e SIU (Società Italiana di Urologia).

Nel nostro Paese ogni anno si registrano oltre 34.800 nuovi casi di cancro della prostata. Rappresentano il 20% di tutte le neoplasie diagnosticate dopo i 50 anni. “E’ una patologia che ha numeri importanti e che rappresenta un ottimo esempio dei vantaggi che si possono ottenere dalla gestione multidisciplinare e multiprofessionale dei tumori urologici – conclude il dott. Rolando M. D’Angelillo, Consigliere Nazionale SIUrO -. Se un paziente viene assistito da un team al cui interno lavorano e collaborano diversi specialisti, vengono ottimizzati l’appropriatezza diagnostica e terapeutica-osservazionale, l’accesso alle cure disponibili così come l’utilizzo delle risorse disponibili. Infine si riscontano anche miglioramenti sia nella qualità di vita del malato che nell’adesione alle terapie. Nei prossimi mesi organizzeremo una serie di incontri in cinque regioni italiane con i rappresentati delle istituzioni sanitarie locali e del personale medico. L’obiettivo finale è avviare un confronto e valutare se il modello proposto dal TMD può essere applicato e reso operativo sui vari territori. Sarà l’occasione per mettere a fuoco le principali criticità organizzative che caratterizzano le realtà locali e individuare i margini di miglioramento”.

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TUMORI: “IN ITALIA +15% DI GUARIGIONI FRA GLI UOMINI IN 20 ANNI “

Associazione Italiana di Oncologia Medica  ha realizzato il libro “Terapie mirate 100 domande 100 risposte”

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La pubblicazione è presentata in un incontro con i giornalisti ieri a Milano e disponibile sul sito www.aiom.it e distribuito in tutti i reparti di Oncologia. “Siamo di fronte a molecole innovative che hanno aperto un ‘nuovo mondo’ non solo in termini di efficacia e attività, ma anche di qualità di vita per la bassa tossicità e la facile maneggevolezza – afferma Stefania Gori, Presidente nazionale AIOM e Direttore dipartimento oncologico, IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar -. Le terapie mirate oggi non sono più ‘chiuse’ nei laboratori ma disponibili per curare i pazienti, sono cioè parte della realtà clinica di ogni giorno. La loro funzione è di ‘disturbare’ la crescita e la proliferazione delle cellule tumorali, bloccando questi processi o rallentandoli. È come se i farmaci a bersaglio molecolare accendessero la luce rossa di un semaforo e le cellule malate non riuscissero più a proseguire lungo la strada della crescita. Ne consegue che il tumore e le metastasi, in alcuni casi, possono ridursi di dimensione e, in altri, anche mantenendo la stessa grandezza, rallentano o arrestano completamente la loro crescita. Le terapie mirate rappresentano uno dei più importanti strumenti dell’oncologia di precisione: la cura non è più scelta solo in base alla sede di sviluppo della neoplasia, ma anche in relazione alle sue caratteristiche biologiche”. Questi trattamenti infatti sono efficaci in alcuni sottogruppi di tumori che presentano specifiche alterazioni molecolari. “Questi diversi segni distintivi si possono immaginare come le ‘impronte digitali’ delle cellule tumorali – spiega Gabriella Farina, Direttore Dipartimento Oncologia ASST all’Ospedale Fatebenefratelli Sacco di Milano e membro CdA di Fondazione AIOM -. Queste alterazioni sono dette anche biomarcatori (marcatori biologici) e sono individuate con alcuni test che permettono di selezionare i pazienti in grado di rispondere alle terapie mirate”. “Il vantaggio principale delle target therapy è l’azione selettiva che le rende potenzialmente più efficaci e meno tossiche – sottolinea la Presidente Gori -. Inoltre, possono essere utilizzate con la chemioterapia e la radioterapia. Molte molecole si presentano sotto forma di compresse e sono assunte per bocca, un grande beneficio per i malati e per le loro famiglie perché permette di ridurre i disagi, i tempi di ricovero e le giornate in day-hospital”. “Grandi vantaggi che possono essere garantiti anche da una ‘attenzione costante’ agli effetti collaterali – spiega Fabrizio Nicolis -. Gli effetti collaterali devono essere conosciuti dagli oncologi e ri-conosciuti quanto più precocemente possibile quando si manifestano al fine di assicurarne una gestione ottimale. Anche i pazienti devono esserne informati: ecco perché Fondazione AIOM da anni sviluppa il progetto dei Quaderni informativi per i pazienti oncologici, disponibili nel sito di Fondazione AIOM”. “