Tumore del polmone: parte da Milano la “Rete Italiana di Screening Polmonare”

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L’obiettivo è la messa a punto di esami specifici, come la TAC spirale a basso  dosaggio, per favorire la diagnosi precoce tra i forti fumatori. Il prof. Ugo Pastorino: “Possiamo ridurre la mortalità del 50%”

Milano, 18 dicembre 2019 –  In Italia solo quest’anno sono state colpite oltre 42.500 persone. Più dell’80% dei nuovi casi viene individuato troppo tardi e questo determina una drastica riduzione delle possibilità di cure efficaci per i pazienti. E’ quindi necessario riuscire ad anticipare la diagnosi soprattutto per le persone considerate a rischio, come i forti fumatori. Per questo all’inizio del 2020 partirà uno studio internazionale con l’obiettivo di arruolare, nei prossimi due anni, 24.000 forti fumatori (che consumano almeno un pacchetto di sigarette al giorno) ultracinquantacinquenni in sei diversi Stati Europei: Italia, Paesi Bassi, Germania, Regno Unito, Francia e Spagna). Nel nostro Paese l’obiettivo minimo è reclutare almeno 10mila partecipanti grazie al coinvolgimento diretto dei medici di famiglia della SIMG (Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie). Sarà così creata la RISP (Rete Italiana di Screening Polmonare) per meglio definire le modalità di un nuovo screening attraverso l’uso di TAC spirale a basso dosaggio (low-dose CT scan – LDCT) e di alcuni biomarcatori. In tutta Italia la Rete verrà realizzata e coordinata dall’Istituto Nazionale Tumori di Milano attraverso un finanziamento dell’Unione Europea e con il sostegno del Ministero della Salute. L’iniziativa è stata presentata oggi nella sede della Regione Lombardia alla presenza dell’Assessore Regionale al Welfare Giulio Gallera. “Si calcola che in tutta Italia siano oltre 600mila i forti fumatori over 55 potenziali candidati allo screening polmonare – afferma il prof. Ugo Pastorino, Direttore della Chirurgia Toracica, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano -. E’ dimostrato come l’utilizzo della TAC spirale a basso dosaggio possa portare ad un trattamento tempestivo con una possibile riduzione della mortalità del 50%. Nonostante le nuove cure, il carcinoma polmonare rimane ancora oggi uno dei big killer nel nostro Paese. Ogni anno provoca oltre 33mila decessi ed è la seconda neoplasia più frequente tra gli uomini, la terza invece per le donne. In particolare tra il genere femminile il numero di nuovi casi l’anno risulta in forte crescita: solo 13mila nel 2019. Deve essere una delle priorità della comunità scientifica contrastare questa patologia oncologica e ciò può avvenire anche attraverso il perfezionamento degli strumenti diagnostici, oltre che di quelli terapeutici. Con questo studio vogliamo ottenere nuove evidenze scientifiche, consolidando le nostre conoscenze su esami efficaci e salvavita”. “L’oncologia toracica è un’eccellenza che la sanità lombarda può vantare e siamo orgogliosi che l’Istituto milanese sia in prima linea nel promuovere una così importante ricerca internazionale – aggiunge Giulio Gallera, Assessore al Welfare della Regione Lombardia -. La prevenzione del cancro sia primaria che secondaria deve essere sempre promossa sia nell’interesse del singolo paziente che dei sistemi sanitari. Come Regione Lombardia stiamo facendo la nostra parte e sosteniamo il progetto incentivando il reclutamento dei partecipanti”.

 

ARTRITE REUMATOIDE: “ATTIVARE RETE REUMATOLOGICA DELLA SICILIA PER MIGLIORARE LA GESTIONE PAZIENTI”

30mila siciliani colpiti della patologia è quanto emerso dal convegno MOMAr Sicilia

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Palermo, 30 ottobre 2019 – Per migliorare la gestione e l’assistenza ai pazienti siciliani  bisogna attivare  il prima possibile la rete reumatologica regionale. Per migliorare la qualità e l’aspettativa di vita bisogna anche accelerare i tempi delle diagnosi precoci e favorire il più possibile la medicina di precisione. Sono questi i due principali messaggi che emergono dal convegno regionale “MOMAr Sicilia – Modelli Operativi nel Management dell’Artrite reumatoide”, che si è tenuto ieri a Palermo. L’evento scientifico è reso possibile grazie al contributo educazionale non vincolante di Bristol-Myers Squibb e gode del patrocinio di ASIMAR (Associazione Siciliana Malati Reumatici). In questa occasione viene presentato e discusso un documento realizzato da clinici e farmacisti ospedalieri sul trattamento della patologia. E’ il punto d’arrivo di un lavoro iniziato nell’ottobre 2017 e che ha visto la partecipazione di specialisti reumatologi attivi in Sicilia siciliani. L’artrite reumatoide si calcola che colpisca 30.000 siciliani per un totale di oltre 400mila casi in tutta la Penisola. “E’ una patologia infiammatoria molto dolorosa che determina danni articolari gravi, disabilità e a volte può essere fatale – affermano i proff A.Ferrante e R. Foti, Referenti Scientifici di MOMAr Sicilia -. Il Progetto della Rete Reumatologica Siciliana risale al 2012 e chiediamo sia realmente attuato. Si pone l’obiettivo di creare una corretta e virtuosa integrazione tra l’assistenza ospedaliera e quella territoriale. In questo modo potremmo ottimizzare anche le risorse economiche pubbliche destinate a questa branca della medicina. Le Rete si deve articolare su più livelli e solo i casi più gravi sono gestiti in pochi centri d’eccellenza, supportati da strutture sanitarie dislocate nelle varie provincie. Dobbiamo però tuttavia ridurre i ritardi diagnostici perché in ancora troppi casi interveniamo quando la situazione è in parte compromessa. E’ infatti dimostrato che un tempestivo intervento terapeutico, soprattutto nelle fasi iniziali, rappresenta una straordinaria opportunità da non perdere. Possiamo così modificare sensibilmente l’evoluzione e il decorso della malattia. Questo consentirebbe inoltre di favorire l’accesso alle cure dei pazienti che afferiscono al Centro di riferimento con un approccio multidisciplinare. Per incrementare le diagnosi precoci risulta infine fondamentale il ruolo del medico di medicina generale che deve essere quindi opportunamente preparato”.