Tumore del polmone: parte da Milano la “Rete Italiana di Screening Polmonare”

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L’obiettivo è la messa a punto di esami specifici, come la TAC spirale a basso  dosaggio, per favorire la diagnosi precoce tra i forti fumatori. Il prof. Ugo Pastorino: “Possiamo ridurre la mortalità del 50%”

Milano, 18 dicembre 2019 –  In Italia solo quest’anno sono state colpite oltre 42.500 persone. Più dell’80% dei nuovi casi viene individuato troppo tardi e questo determina una drastica riduzione delle possibilità di cure efficaci per i pazienti. E’ quindi necessario riuscire ad anticipare la diagnosi soprattutto per le persone considerate a rischio, come i forti fumatori. Per questo all’inizio del 2020 partirà uno studio internazionale con l’obiettivo di arruolare, nei prossimi due anni, 24.000 forti fumatori (che consumano almeno un pacchetto di sigarette al giorno) ultracinquantacinquenni in sei diversi Stati Europei: Italia, Paesi Bassi, Germania, Regno Unito, Francia e Spagna). Nel nostro Paese l’obiettivo minimo è reclutare almeno 10mila partecipanti grazie al coinvolgimento diretto dei medici di famiglia della SIMG (Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie). Sarà così creata la RISP (Rete Italiana di Screening Polmonare) per meglio definire le modalità di un nuovo screening attraverso l’uso di TAC spirale a basso dosaggio (low-dose CT scan – LDCT) e di alcuni biomarcatori. In tutta Italia la Rete verrà realizzata e coordinata dall’Istituto Nazionale Tumori di Milano attraverso un finanziamento dell’Unione Europea e con il sostegno del Ministero della Salute. L’iniziativa è stata presentata oggi nella sede della Regione Lombardia alla presenza dell’Assessore Regionale al Welfare Giulio Gallera. “Si calcola che in tutta Italia siano oltre 600mila i forti fumatori over 55 potenziali candidati allo screening polmonare – afferma il prof. Ugo Pastorino, Direttore della Chirurgia Toracica, Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano -. E’ dimostrato come l’utilizzo della TAC spirale a basso dosaggio possa portare ad un trattamento tempestivo con una possibile riduzione della mortalità del 50%. Nonostante le nuove cure, il carcinoma polmonare rimane ancora oggi uno dei big killer nel nostro Paese. Ogni anno provoca oltre 33mila decessi ed è la seconda neoplasia più frequente tra gli uomini, la terza invece per le donne. In particolare tra il genere femminile il numero di nuovi casi l’anno risulta in forte crescita: solo 13mila nel 2019. Deve essere una delle priorità della comunità scientifica contrastare questa patologia oncologica e ciò può avvenire anche attraverso il perfezionamento degli strumenti diagnostici, oltre che di quelli terapeutici. Con questo studio vogliamo ottenere nuove evidenze scientifiche, consolidando le nostre conoscenze su esami efficaci e salvavita”. “L’oncologia toracica è un’eccellenza che la sanità lombarda può vantare e siamo orgogliosi che l’Istituto milanese sia in prima linea nel promuovere una così importante ricerca internazionale – aggiunge Giulio Gallera, Assessore al Welfare della Regione Lombardia -. La prevenzione del cancro sia primaria che secondaria deve essere sempre promossa sia nell’interesse del singolo paziente che dei sistemi sanitari. Come Regione Lombardia stiamo facendo la nostra parte e sosteniamo il progetto incentivando il reclutamento dei partecipanti”.

 

MELANOMA: L’IMMUNO-ONCOLOGIA È EFFICACE IN FASE “PRECOCE”

L’immuno-oncologia ha aperto un ‘nuovo mondo’ non solo in termini di efficacia e attività, ma anche di qualità di vita per la bassa tossicità e la facile maneggevolezza. E, oggi, si stanno affermando importanti risultati, grazie a questo approccio anche per alcuni pazienti in stadio III e IV completamente resecato. In questi casi, il trattamento anticipato con l’immuno-oncologia aumenta la possibilità di evitare una recidiva o la ricomparsa della malattia e, quindi, potenzialmente di curare il paziente”.

ARTRITE REUMATOIDE: “ATTIVARE RETE REUMATOLOGICA DELLA SICILIA PER MIGLIORARE LA GESTIONE PAZIENTI”

30mila siciliani colpiti della patologia è quanto emerso dal convegno MOMAr Sicilia

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Palermo, 30 ottobre 2019 – Per migliorare la gestione e l’assistenza ai pazienti siciliani  bisogna attivare  il prima possibile la rete reumatologica regionale. Per migliorare la qualità e l’aspettativa di vita bisogna anche accelerare i tempi delle diagnosi precoci e favorire il più possibile la medicina di precisione. Sono questi i due principali messaggi che emergono dal convegno regionale “MOMAr Sicilia – Modelli Operativi nel Management dell’Artrite reumatoide”, che si è tenuto ieri a Palermo. L’evento scientifico è reso possibile grazie al contributo educazionale non vincolante di Bristol-Myers Squibb e gode del patrocinio di ASIMAR (Associazione Siciliana Malati Reumatici). In questa occasione viene presentato e discusso un documento realizzato da clinici e farmacisti ospedalieri sul trattamento della patologia. E’ il punto d’arrivo di un lavoro iniziato nell’ottobre 2017 e che ha visto la partecipazione di specialisti reumatologi attivi in Sicilia siciliani. L’artrite reumatoide si calcola che colpisca 30.000 siciliani per un totale di oltre 400mila casi in tutta la Penisola. “E’ una patologia infiammatoria molto dolorosa che determina danni articolari gravi, disabilità e a volte può essere fatale – affermano i proff A.Ferrante e R. Foti, Referenti Scientifici di MOMAr Sicilia -. Il Progetto della Rete Reumatologica Siciliana risale al 2012 e chiediamo sia realmente attuato. Si pone l’obiettivo di creare una corretta e virtuosa integrazione tra l’assistenza ospedaliera e quella territoriale. In questo modo potremmo ottimizzare anche le risorse economiche pubbliche destinate a questa branca della medicina. Le Rete si deve articolare su più livelli e solo i casi più gravi sono gestiti in pochi centri d’eccellenza, supportati da strutture sanitarie dislocate nelle varie provincie. Dobbiamo però tuttavia ridurre i ritardi diagnostici perché in ancora troppi casi interveniamo quando la situazione è in parte compromessa. E’ infatti dimostrato che un tempestivo intervento terapeutico, soprattutto nelle fasi iniziali, rappresenta una straordinaria opportunità da non perdere. Possiamo così modificare sensibilmente l’evoluzione e il decorso della malattia. Questo consentirebbe inoltre di favorire l’accesso alle cure dei pazienti che afferiscono al Centro di riferimento con un approccio multidisciplinare. Per incrementare le diagnosi precoci risulta infine fondamentale il ruolo del medico di medicina generale che deve essere quindi opportunamente preparato”.

 

NASCE AIOS, L’ASSOCIAZIONE PER SALVAGUARDARE LA VISTA DEI GIOVANI

Due milioni di bambini e adolescenti soffrono di strabismo e ambliopia (occhio pigro), ma solo mezzo milione ricorre allo specialista.

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Oltre un milione e mezzo di giovani ignora di essere portatore di una patologia visiva e sfugge alla diagnosi precoce col rischio di provocare danni irreversibili al proprio sistema oculare. Una situazione che non ha senso di esistere perché con un semplice screening si possono individuare anomalie e impostare un trattamento adeguato. Proprio con l’obiettivo di diffondere una nuova cultura della prevenzione e dell’attenzione alla propria vista nasce AIOS (Associazione Italiana Occhi e Sport) organizzazione no profit – unica nel suo genere a livello mondiale – che viene presentata oggi a Torino in occasione della prima edizione del Convegno Nazionale Ofta to Date, che riunisce al Centro Congressi Unione Industriale, 200 esperti provenienti da tutta la Penisola. “AIOS nasce da una consapevolezza: si deve intervenire fin dalla più giovane età per creare attenzione e difendere i propri occhi – sottolinea la presidente Maria Elisa Scarale, Medico Oculista del gruppo CLK microchirurgia e diagnostica oculare, oculistica ufficiale della Juventus F.C. -. Abbiamo deciso di concentrarci soprattutto fra i giovani atleti e sul legame fra occhi e sport”. Non a caso fra i soci fondatori oltre alla Scarale, Mauro Boldrini, Francesco Dal Piaz, Massimo Tonicello, l’ex allenatore della Juventus Max Allegri. E proprio i settori giovani dei bianconeri e quelli dell’Inter saranno i primi coinvolti nell’attività di AIOS. “Abbiamo stipulato accordi con questi due grandi Club – aggiunge la presidente – che ci permetteranno di effettuare screening e visite fra i ragazzi e i giovani calciatori. Il progetto inizierà a novembre per proseguire nei mesi successivi. Ma ci auguriamo di sensibilizzare altre squadre nazionali e locali per estenderci il più possibile e raggiungere un numero sempre più rilevante di adolescenti. Quando si pratica una disciplina vengono coinvolte molte funzioni visive: non basta infatti vedere bene, è indispensabile tenere in considerazione quella che viene chiamata percezione visiva che comprende diverse abilità quali, ad esempio, un buon campo visivo, la percezione delle forme e dei colori, la valutazione delle distanze, il coordinamento della postura e l’ottimizzazione dell’equilibrio. La funzione visiva – spiega la presidente – rappresenta circa l’80% delle informazioni sensoriali che il cervello elabora, molto più degli altri sistemi. E per chi fa sport assume una grande importanza dalla quale possono dipendere anche le prestazioni. Il nostro obiettivo, quindi, è promuovere prevenzione e diagnosi precoce fra i ragazzi e contribuire a migliorare le performance fra chi pratica sport a tutti i livelli attraverso il miglior utilizzo del proprio sistema visivo”. “Si tratta di un obiettivo particolarmente importante – sottolinea Max Allegri – per noi allenatori è rilevante correggere eventuali danni agli occhi, che possono compromettere i risultati, non solo nel calcio. Ho deciso di aderire ad AIOS, come attività collegata al progetto Allenatore alleato di salute, che dal 2016 viene promosso dalla Fondazione Insieme Contro il cancro, con il coinvolgimento del Ministero della salute. Proprio perché, anche come padre, ritengo necessaria questa continua attenzione verso lo stato di salute in questa fascia di età”.
“Il sistema visivo, fra l’altro – sottolinea Mauro Boldrini, giornalista scientifico – spesso permette di individuare anche altre patologie: non a caso AIOS ha costituito un comitato scientifico di altissimo livello che coinvolge esperti di diverse discipline come l’oncologo, il cardiologo, l’ortopedico, il pediatra, il medico sportivo, il medico di famiglia”.
A tenere a battesimo l’Associazione, 200 esperti tra medici oftalmologi, ortottisti, medici e infermieri di medicina generale riuniti al Cinema Lux di Torino per la prima edizione di Ofta to Date, dalla presidente Scarale in collaborazione con il centro CLK. L’oftalmologia è una disciplina in costante evoluzione che non richiede solamente continui aggiornamenti, ma, proprio per la sua multidisciplinarietà, anche un confronto sempre aperto fra gli specialisti. È proprio questa l’impostazione scelta: non solo un seminario in senso classico, ma la possibilità di interagire sui diversi aspetti della disciplina. Fra i temi discussi, la chirurgia refrattaria e della cataratta, le maculopatie, e le malattie retiniche fino al ringiovanimento dello sguardo del viso. L’obiettivo è rendere Ofta to Date un appuntamento fisso nel calendario nazionale per tutti gli specialisti del settore.

 

La lotta e la prevenzione del tumore del polmone arriva al Festival del Cinema di Venezia

La prof.ssa Silvia Novello (presidente di WALCE e co-sceneggiatrice della pellicola): “Grazie al grande schermo possiamo veicolare messaggi positivi alla popolazione”

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Venezia, 04 settembre 2019 – Oggi pomeriggio alla Mostra (ore 16) sarà proiettato il cortometraggio intitolato: “Roller Coaster – Montagne russe”. La storia è basata su casi clinici reali e la regia è affidata alla mano esperta di Manuela Jael Procaccia, mentre la sceneggiatura nasce dalla sua collaborazione con la prof.ssa Silvia Novello (Presidente di WALCE – Women Against Lung Cancer in Europe). Il cast è formato da medici veri e da attori professionisti e le protagoniste sono Eliana Miglio e Chiara Iezzi. La pellicola narra la storia di Luisa e Lea: due donne entrambe affette da un tumore del polmone in stadio avanzato. Il loro percorso di cura si snoda in una sfrenata corsa sulle montagne russe, mentre il team di medici discute dei due casi clinici e della terapia in corso. “Il rapido evolversi dei trattamenti e l’iter diagnostico in continua evoluzione fanno sì che anche il processo formativo del personale sanitario, che deve affrontare il cancro, sia spesso complesso e articolato – afferma la prof.ssa Silvia Novello, Presidente di WALCE Onlus -. Quello che offre la cinematografia è un supporto estremamente utile nel coadiuvare chi fa educazione in ambito sanitario. Allo stesso modo la disseminazione di informazioni importanti può essere ben veicolata dal cinema, senza stravolgerne il senso e i contenuti e facendo capire a tutti concetti altrimenti difficili da far penetrare. Il tumore del polmone risulta in diminuzione per gli uomini mentre fra le donne la situazione diventa ogni anno più preoccupante, perché i nuovi casi e i decessi sono in crescita. Quindi le protagoniste della nostra pellicola non potevano che essere due donne”. “Anche i media sono in costante trasformazione ma il cinema rimane un punto fermo nella trasmissione e condivisione di messaggi – aggiunge Manuela Jael Procaccia, sceneggiatrice e regista del cortometraggio -. Il grande schermo ha un potenziale comunicativo molto efficace e diretto. Da figlia di medici, la medicina mi scorre nelle vene. Ho quindi scelto il cinema per raccontare delle storie. E il cinema può parlare di tematiche legate alla medicina e favorire così la prevenzione di gravi patologie”. “Grazie a questo cortometraggio vogliamo far conoscere qualcosa in più su una malattia ancora oggi stigmatizzata socialmente per via della sua stretta correlazione col fumo – conclude la prof.ssa Novello -. Questo impedisce alle persone di provare quel senso di empatia e solidarietà, che spinge chi ne è affetto a sentirsi solo e colpevolizzato per una condizione che, in realtà, non si è cercata. Raccontare la storia di Luisa e Lea all’interno di un evento come la Mostra del Cinema di Venezia è sicuramente un modo per cercare di educare la popolazione, facendo conoscere meglio alcuni aspetti legati alla malattia, che sono per lo più condivisi solo in ambito medico”.

 

 

DERMATITE ATOPICA: AL VIA LA CAMPAGNA NAZIONALE “DALLA PARTE DELLA TUA PELLE”

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Brescia, 22/05/2019 – Consulti gratuiti in trenta centri ospedaliero-universitari in tutta Italia, con specialisti dermatologi a disposizione su prenotazione per i pazienti che soffrono di dermatite atopica. E’ il programma della campagna di sensibilizzazione promossa da SIDeMaST (Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse) che si pone l’obiettivo di consigliare il percorso di cura più adatto alle singole esigenze delle persone colpite da dermatite atopica. In Italia si registra un’alta incidenza di dermatite atopica negli adulti: l’8,1% ne soffre, contro una media del 4,9% di altri paesi europei.

“La dermatite atopica è una malattia infiammatoria cronica non contagiosa caratterizzata da un prurito intenso e costante, forte secchezza della cute, comparsa di rossore diffuso e vescicole su diverse aree del corpo, con forte impatto sulla qualità di vita, spesso invalidante – spiega il Presidente Nazionale di SIDeMaST Prof. Piergiacomo Calzavara Pinton -. Fino a pochi anni fa non esistevano terapie sicure e affidabili per il controllo cronico della malattia e talvolta i pazienti, sfiduciati, si convincevano di non avere possibilità di cura e non si facevano più visitare dal dermatologo. Ma oggi la situazione è cambiata: esistono terapie efficaci e altre terapie saranno disponibili a breve”.

La campagna “Dalla Parte della tua Pelle” è promossa da SIDeMaST con il Patrocinio di ADOI (Associazione Dermatologi Venereologi Ospedalieri Italiani e della Sanità Pubblica) e di ANDEA (Associazione Nazionale Dermatite Atopica) e realizzata grazie al contributo incondizionato di Sanofi Genzyme.

Il numero per prenotare è 340 4279447 (dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 15). Per ulteriori informazioni sulle città e centri ospedalieri coinvolti, orari visite e prenotazioni: www.dallapartedellatuapelle.it

ONCOLOGIA: SEMPRE PIU’ TERAPIE INNOVATIVE CONTRO IL TUMORE DEL SENO, MA SOLO LA META’ DELLE DONNE ESEGUE REGOLARMENTE LA MAMMOGRAFIA

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Cremona, 15 marzo 2019 – Ancora troppo poche italiane aderiscono ai programmi di screening per il tumore del seno. Solo il 56% delle donne ha eseguito la mammografia, l’esame salvavita in grado di diagnosticare precocemente la malattia. La Lombardia è una Regione virtuosa e presenta uno dei tassi d’adesione tra i più alti della Penisola (67% di aderenza). Ciò nonostante ancora una donna su tre non si sottopone agli screening. Un fenomeno che preoccupa dal momento che la neoplasia ogni anno provoca ancora in tutta la Penisola oltre 12mila decessi. E si registrano ancora forti differenze territoriali. Nel Mezzogiorno, dove l’adesione agli screening è inferiore rispetto al Settentrione, la sopravvivenza è leggermente più bassa. Nelle Regioni del Sud si attesta all’85% mentre in quelle del Nord all’88%. Da qui l’appello degli oncologi affinché tutte le italiane, d’età compresa tra i 50 e 69 anni, si sottopongano una volta ogni due anni al test gratuito organizzato dalle Aziende Sanitarie locali. La sollecitazione degli specialisti arriva dal convegno Breast Journal Club. L’importanza della Ricerca in Oncologia che si conclude oggi. Per due giorni oltre 300 esperti si sono riuniti a Cremona per discutere le ultime novità emerse sulla patologia. “Il cancro della mammella è una malattia che riusciamo a sconfiggere nell’oltre 80% dei casi – afferma il prof. Daniele Generali, Direttore della UO Multidisciplinare di Patologia Mammaria e Ricerca Traslazionale dell’ASST di Cremona -. E’ un dato positivo ma non si può sottovalutare una neoplasia così diffusa e che interessa una parte del corpo femminile estremamente delicata. Soprattutto i test per la prevenzione secondaria vanno maggiormente incentivati tra tutta la popolazione. Con la mammografia ogni anno individuiamo poco più di 8.000 nuovi casi; purtroppo ancora troppe diagnosi arrivano comunque tardi. Questo determina non poche difficoltà sia alle singole donne che all’intero sistema sanitario nazionale. La diagnosi precoce è l’arma fondamentale nella lotta contro il tumore al seno, permette infatti di aumentare notevolmente le probabilità di guarigione delle pazienti, oltre a consentire interventi più conservativi ed estetici. Proprio per sensibilizzare la popolazione alla prevenzione, le reti oncologiche nazionali insieme alle Istituzioni stanno promuovendo e supportando la costituzione di centri di senologia ovvero Breast Unit, modelli di assistenza specializzati nella prevenzione, diagnosi e cura del carcinoma mammario, caratterizzati dalla presenza di un team coordinato e multidisciplinare in grado di garantire quel livello di specializzazione delle cure, dalle fasi di screening sino alla gestione della riabilitazione psico-funzionale, in grado di ottimizzare la qualità delle prestazioni e della vita delle pazienti e, nel contempo, garantire l’applicazione di percorsi diagnostico-terapeutici e assistenziali (PDTA) in coerenza con le linee guida nazionali e internazionali. Le donne affette da tumore al seno che si curano presso centri dedicati (Breast Unit) hanno un 18% in più di guarigioni definitive e una migliore qualità di vita”.

Sbarca in Europa la campagna ‘Allenatore Alleato di Salute’

Presentata oggi al Parlamento Europeo di Bruxelles dal Presidente Antonio Tajani

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Bruxelles, 11 luglio 2018 – Il 29% degli adolescenti e giovani europei fuma regolarmente. Uno su quattro è sedentario e non pratica mai attività fisica o uno sport. E solo il 14% consuma regolarmente tutti i giorni le cinque porzioni di frutta e verdura raccomandate dagli esperti. In Paesi come Italia e Spagna, il 34% degli 11enni è in sovrappeso e tra i giovani d’età compresa tra i 15 e i 24 anni il tasso di obesità è addirittura del 5%. Comportamenti preoccupanti che, come ormai ha dimostrato la scienza, sono responsabili dell’insorgenza del 40% di tutti i casi tumori da adulti e di numerose altre gravi malattie. Per combattere questi scorretti stili di vita, sbarca anche in Europa la campagna “Allenatore, Alleato di Salute”, promossa dalla Fondazione “Insieme contro il Cancro”. Partita in Italia nel 2016 l’iniziativa è stata presentata oggi al Parlamento Europeo di Bruxelles dal Presidente Antonio Tajani, dall’ambasciatore ufficiale della campagna, il mister Massimiliano Allegri, dal presidente della Fondazione Francesco Cognetti e dal direttore della comunicazione Mauro Boldrini. “Si tratta del primo progetto al mondo che intende sensibilizzare e valorizzare il ruolo di un a figura molto ascoltata dagli adolescenti: l’allenatore sportivo – ha sottolineato il Presidente Tajani – e si pone l’obiettivo di sensibilizzare i giovanissimi sulla necessità di crescere in salute, lontano dal fumo, dalla sedentarietà dall’eccessivo consumo di alcol, dall’abbandono della dieta mediterranea. Da tempo, il Parlamento europeo è impegnato su questi fronti, favorendo i corretti stili di vita a tutte le età: ho molto apprezzato questa campagna perché rappresenta un modello vincente ed è doveroso che il Parlamento europeo dia il suo appoggio all’iniziativa”. Un sondaggio, svolto su oltre 25mila adolescenti italiani, ha evidenziato come il 36% dei teenager chieda regolarmente al proprio coach consigli sul benessere e salute. Il mister viene interpellato più frequentemente dei genitori (32%) o dell’insegnante (12%). Da qui l’esigenza di alfabetizzare i “mister” affinché possano rispondere correttamente ai quesiti dei loro atleti. “Con Allenatore Alleato di Salute vogliamo favorire in tutta Europa una nuova cultura della prevenzione oncologica primaria che deve iniziare da giovanissimi – ha affermato il prof. Francesco Cognetti, Presidente della Fondazione Insieme contro il Cancro -. Chiediamo quindi alle Istituzioni nazionali e comunitarie di sostenerci in questo progetto rivolto alla salvaguardia della salute di tutti. Il cancro colpisce ogni anno oltre 2,6 milioni di cittadini dell’Unione Europea. Negli ultimi anni, la mortalità per cancro si è ridotta di più del 30% grazie ai nuovi progressi della diagnostica molecolare, della medicina personalizzata ed al prepotente avvento della nuova immunoterapia. E’ prevedibile, quindi, che nei prossimi anni si registri un costante e significativo aumento delle persone che hanno affrontato un tumore che, solo in Italia, ammontano quest’anno a circa 3 milioni e mezzo. Il carico di malattia sta diventando quindi importante e diventa difficile garantire la sostenibilità sia per i governi che per i cittadini. Uno studio recentissimo, ha dimostrato che numerosi pazienti sono affetti da cosiddetta ‘tossicità finanziaria’ dovuta ai costi diretti ed indiretti della malattia, col rischio di andare in bancarotta e aumentare il loro rischio di morte. Proprio in Europa, indagini che hanno coinvolto circa 4.000 pazienti hanno dimostrato una relazione tra difficoltà finanziaria e risultati clinici. Non vanno, infine, sottovalutati gli aspetti relativi al difficile accesso ai farmaci innovativi in diversi Paesi europei e i problemi legati alla protezione sociale, lavorativa e di riabilitazione dei pazienti sopravvissuti al cancro. Anche per questo dobbiamo insistere sulla prevenzione primaria: ‘Allenatore Alleato di Salute’ è una campagna estremamente innovativa perché è in grado di sfruttare il rapporto di fiducia tra il coach e i suoi giovani atleti. Partito in Italia può diventare un esempio virtuoso per gli altri Stati membri dell’UE e ci auguriamo che oltre al Presidente del Parlamento europeo, anche i governi e le Istituzioni del calcio (UEFA e FIFA) lo facciano proprio”. Il Presidente Tajani ha conferito a Massimiliano Allegri il ruolo di ambasciatore del progetto. Il mister della Juventus, dal 2016 è il testimonial prima in Italia e adesso in tutta Europa. “E’ un piacere e un onore per me trovarmi nella sede della più importante e prestigiosa Istituzione europea per presentare una campagna a cui tengo particolarmente – ha sottolineato il tecnico livornese -. Da uomo di sport e da genitore, sono pienamente consapevole di come gli adolescenti siano alla costante ricerca di nuovi punti di riferimento. Un allenatore lavora a stretto contatto con i giovani e viene visto come una persona adulta e autorevole che sa infondere fiducia e con la quale è possibile confidarsi. Possiamo quindi intervenire insistendo perché i giovani seguano corretti stili di vita, in primo luogo lottando contro il fumo, l’eccessivo consumo di alcol e l’abbandono della dieta mediterranea. Bisogna aggiornare le nostre conoscenze e soprattutto prendere coscienza del ruolo importante e delicato che ci viene attribuito”.
Allenatore Alleato di Salute è un’iniziativa che gode del sostegno del Ministero della Salute, del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), della Federazione Italiana Gioco calcio (FIGC), dell’Associazione Italiana Allenatori Calcio (AIAC) e della Federazione italiana Pallacanestro (FIP). “Il progetto, partito in Italia nel 2016, ha già realizzato numerose attività – ha spiegatoMauro Boldrini, direttore della comunicazione di Insieme contro il cancro -. In primo luogo, abbiamo prodotto quattro opuscoli contro il fumo, l’eccessivo consumo alcol, la sedentarietà e uno per la valorizzazione della dieta mediterranea, già distribuito a decine di migliaia di ragazzi. E’ stato quindi avviato un corso di formazione che, grazie alla preziosa collaborazione con l’AIAC (Associazione italiana allenatori di Calcio) ci ha permesso di raggiungere gli allenatori delle squadre giovanili. Abbiamo inoltre anche prodotto dei video sui corretti stili di vita con protagonisti Max Allegri e sua figlia Valentina diffusi sui social. E’ disponibile on line il sito www.allenatoredisalute.eu e sta per partire anche una app con il Campionato della Salute per coinvolgere coach e giovani atleti”. Lo sport è un naturale alleato della nostra salute e interessa direttamente o indirettamente davvero un gran numero di persone. Si calcola che solo in Europa siano oltre 62 milioni gli uomini e le donne che giocano a calcio a livello agonistico. Per questo abbiamo deciso di puntare per questa campagna sugli allenatori dello sport più seguito e amato nel mondo”. “Non vogliamo assolutamente sostituirci ai medici ma è nostro dovere dare un piccolo aiuto – ha aggiuntoMassimiliano Allegri -. La lotta al cancro deve coinvolgere tutti e la necessità della prevenzione come vera arma vincente deve diventare un imperativo categorico per ognuno di noi”. “Proprio per questo – ha concluso Tajani – invito altre personalità dello sport ad unirsi a Massimiliano Allegri, seguendo il suo esempio a favore della salute dei nostri giovani. E con lui tutti – Istituzioni, medici, testimonial, cittadini – dobbiamo fare di più, perché questa battaglia si può e si deve vincere”.

 

L’estate è in arrivo, ecco come scegliere la crema giusta

Le tre regole d’oro per scegliere i prodotti giusti

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Verona, 24 maggio 2018 – Senza profumo, in confezione grande e con etichette ben leggibili. È questo l’identikit della crema solare veramente efficace per prevenire le scottature secondo gli specialisti SIDeMaST ( Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse). E va spalmata nelle quantità giuste, non meno di 40 grammi ogni ora di esposizione al sole. “Per evitare danni alla pelle vanno seguiti i criteri che derivano dall’osservazione scientifica. Le creme non sono un talismano. Proteggono la pelle dalle ustioni provocate dai raggi ultravioletti, ma non offrono alcuna prevenzione contro i tumori” avverte il professor Piergiacomo Calzavara Pinton, presidente della SIDeMaST, riunita fino a sabato nel suo 93esimo Congresso alla Fiera di Verona, presieduto dal professor Giampiero Girolomoni, ordinario di Dermatologia e Venereologia all’Università di Verona. “L’unica vera prevenzione contro i tumori è limitare l’esposizione al sole – osserva Calzavara Pinton -. Pensare che la crema offra una garanzia totale dai raggi ultravioletti è una falsa sicurezza: andrebbe utilizzata solo per proteggere la pelle quando si praticano delle attività all’aria aperta. Diversamente, è meglio restare all’ombra”. Questa falsa sicurezza, unita a un utilizzo spesso improprio e scorretto delle protezioni, negli ultimi anni ha creato una situazione paradossale: sebbene la gente utilizzi sempre di più le creme solari, i tumori della pelle sono in costante aumento”.