Aura emicranica, un prodotto nutraceutico dimezza le crisi

In Italia la malattia colpisce oltre 2 milioni e mezzo di persone

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Bologna, 31 maggio 2019 -I nutraceutici, sono sempre più utilizzati per la prevenzione e il trattamento di molte condizioni e patologie. Un prodotto a base di Partenio, 5idrossi-triptofano derivato dalla Griffonia e Magnesio, si è rivelato efficace per prevenire le crisi di aura emicranica e contrastare la cefalea che quasi sempre la segue. L’aura emicranica si manifesta con fenomeni visivi (flash, scotomi, offuscamento della vista), formicolii, e a volte difficoltà nel trovare le parole (afasia). Questi sintomi possono durare da pochi minuti fino a un’ora o più e lasciare una forte sensazione di disagio e spossatezza anche nelle 24 ore successive. Gli specialisti e i pazienti hanno oggi a disposizione un nutraceutico che si è dimostrato estremamente efficace nel ridurre la frequenza, l’intensità e la durata degli episodi non solo dell’aura ma anche dell’emicrania che ne segue. All’utilizzo dei nuovi nutraceutici nella cura di questi disturbi neurologici è dedicata una speciale sessione del IX Congresso Nazione della SINuT (Società Italiana di Nutraceutica) che si è aperto ieri a Bologna. Sono presentati, tra gli altri, anche i dati emersi da uno studio condotto in Lombardia da 9 Centri Cefalea delle principali città Lombarde appartenenti alla Società Italiana Studio delle Cefalee (SISC) su oltre 200 pazienti e pubblicato sull’International Journal of Neurology and Brain Disorders.  “L’utilizzo del prodotto (Aurastop) determina una drastica riduzione degli episodi di aura nella quasi totalità dei casi – afferma il dott. Giorgio Dalla Volta, del Comitato Direttivo della Societa’ Italiana per lo Studio delle Cefalee (SISC), Direttore del Centro Cefalee della Clinica Città di Brescia e relatore della sessione dell’evento bolognese -. La durata dell’aura è ridotta di più del 50% mentre il grado di disabilità è stato ridotto addirittura a un terzo. Quando si manifesta, l’aura è davvero un evento traumatico e scioccante. I pazienti, nei casi più eclatanti, sono convinti di essere colpiti da un ictus o da una altra grave malattia cerebro-vascolare. E questa percezione errata avviene nonostante il disturbo si ripresenti più volte nel corso dell’anno, a volte anche solo a distanza di pochi giorni. Il trattamento con il nutraceutico è privo di controindicazioni ed effetti collaterali e può così ridare una buona qualità di vita a chi lo assume”. “Dobbiamo ricordare che ad oggi non esiste nessuna molecola in commercio che sia stata progettata per bloccare l’aura. Fino ad ora noi clinici non avevamo presidi specifici per trattarla e potevamo solo contrastare la crisi alla comparsa dell’eventuale dolore emicranico con la somministrazione di farmaci analgesici o triptani. Adesso grazie a questo nutraceutico possiamo bloccare all’inizio l’insorgenza dell’aura e la conseguente crisi elettrica che avviene a livello celebrale. Possiamo inoltre evitare, ad un paziente su tre, la comparsa del dolore successivo e a chi compare ridurne l’intensità e rendere più efficace l’eventuale ricorso all’analgesico abituale, come evidenziano i risultati dello studio”. “Al Partenio, 5-HTP da Griffonia e Magnesio, è stata riconosciuta dalle Società Scientifiche italiane ed internazionali un’efficacia clinica nella prevenzione dell’emicrania” aggiunge Dalla Volta.  L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito l’emicrania fra le dieci malattie più disabilitanti. “E’ una patologia sociale che non può essere sottovaluta – conclude Dalla Volta -. In Italia circa 7 milioni di persone soffrono di emicrania e circa un paziente su quattro di questi sviluppa un’emicrania con aura e questo disturbo può diventare molto frequente e comparire anche più volte alla settimana. Occorre che la ricerca prosegua nella messa a punto di nuove soluzioni terapeutiche che rispondano in primis alla richiesta dei pazienti e cioè che siano molecole efficaci ma ben tollerate e i nutraceutici rispondono perfettamente a questo bisogno. Bambini o pazienti anziani, che assumono già tante altre medicine, possono utilizzare con tranquillità queste molecole naturali con beneficio evitando di ricorrere ad altri farmaci. Serve però fare chiarezza in questo variegato mondo dei nutraceutici e questo compito deve essere affidato alle Società Scientifiche che devono, attraverso le linee guida, indicare quali prodotti sono affidabili e quali no per il bene dei pazienti.”

Tumori urologici: sei italiani su dieci non conoscono la prevenzione

Nasce il nuovo portale della SIUrO “www.tumorigenitourinari.net.”

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Alberto Lapini, presidente SIUrO

 

Bologna, 11 aprile 2019 – Grande diffusione registrata tra la popolazione eppure ancora poco conosciuti. Sono i tumori urologici che complessivamente colpiscono, ogni anno, 77.900 uomini e donne nel nostro Paese. Eppure, il 44% degli italiani non sa che esistono cure efficaci in grado di contrastarli. In particolare, spaventa la scarsa consapevolezza per quanto riguarda la prevenzione primaria e secondaria. Il 61% ignora che si possono evitare innanzitutto attraverso stili di vita sani. Appena il 9% riconosce il fumo di sigaretta come causa del carcinoma della vescica. Mentre sedentarietà e obesità sono considerati fattori di rischio delle neoplasie alla prostata e al rene per solo il 38% dei cittadini. Il 53% sa che attraverso l’autopalpazione è possibile individuare la presenza di un tumore del testicolo. Ma il 79% non è mai andato dall’urologo per una visita di controllo. Sono questi alcuni dei dati del sondaggio on line svolto su oltre 2.000 persone dalla Società Italiana di Urologia (SIUrO). L’indagine è presentata oggi in occasione dell’apertura del XXIX Congresso Nazionale della Società Scientifica che vede riuniti fino a sabato a Bologna oltre 300 Specialisti. Per promuovere una maggiore cultura sul cancro della prostata, vescica, rene e testicolo la SIUrO lancia oggi un nuovo portale www.tumorigenitourinari.net, il primo interamente dedicato alle neoplasie urologiche. “Otto italiani su dieci vogliono saperne di più su patologie che rappresentano il 20% di tutti i tumori registrati nel nostro Paese – afferma il dott. Alberto Lapini, Presidente Nazionale SIUrO -. Il numero di nuovi casi risulta in costante aumento. Vogliamo quindi promuovere la prevenzione e aumentare le diagnosi precoci attraverso una corretta e adeguata informazione”. Sul nuovo portale ampio spazio viene dedicato al tema delle cure e degli effetti collaterali. Sempre secondo il sondaggio della SIUrO, il 41% degli italiani sostiene che l’impotenza sia la principale conseguenza del trattamento del tumore della prostata. “Le nuove terapie hanno aumentato i tassi di guarigione e al tempo stesso sono meno invasive rispetto al passato – aggiunge il dott. Renzo Colombo, Vice Presidente della SIUrO e Coordinatore Responsabile del portale -. Nel caso specifico del carcinoma prostatico circa un terzo dei casi risultano poco aggressivi e possono essere trattati con la sorveglianza attiva e quindi attraverso un monitoraggio costante dell’eventuale evoluzione della malattia. Tutte le neoplasie genito-urinarie sono sempre più patologie croniche e come tali possiamo controllarle. La scelta della procedura terapeutica deve tenere conto degli effetti collaterali e delle attese del paziente, come la salvaguardia di un’attività sessuale soddisfacente, della fertilità e di un rapido reinserimento nel mondo sociale e professionale”.

La SIUrO è una Società Scientifica nata e cresciuta per riunire al suo interno tutte le diverse figure professionali che si occupano dei tumori genito-urinari come oncologi, urologi, radioterapisti, patologi, medici nucleari, geriatri e psicologi. “La multidisciplinarietà oggi è una inevitabile necessità e non più una semplice opzione – sottolinea il dott. Giario Conti, Segretario e Tesoriere Nazionale SIUrO -. Richiede che tutti gli specialisti lavorino in team e che siano costantemente informati sulle novità scientifiche e le innovazioni tecnologiche. Così possiamo sempre proporre ai malati percorsi diagnostico-terapeutici adeguati. Inoltre si riducono i tempi di attesa e gli esami inutili, garantendo al tempo stesso migliori risultati e minori costi sociali. La formazione degli specialisti è quindi una delle nostre priorità ma al tempo stesso vogliamo rivolgerci alla popolazione con campagne educazionali specifiche. Anche il nostro nuovo portale www.tumorigenitourinari.net è realizzato nel solco della nostra multidisciplinarietà. Abbiamo creato una squadra di 22 specialisti di diverse aree che rispondono a tutte le domande di pazienti, caregiver nonché semplici utenti del web”. La Rete si conferma infine il principale “luogo” dove cercare notizie di salute e infatti viene scelta come primo strumento d’informazione dal 36% degli italiani. “Non sempre tutto quello che si trova sul web è corretto – conclude il dott. Colombo -. Anche in uro-oncologia esiste il problema delle fake news e come Società Scientifica interverremo anche sui principali social media per contrastare un fenomeno preoccupante e in costante crescita. Un altro tema al centro delle nostre campagne informative on line sarà quello della promozione delle visite specialistiche. E’ infatti possibile prevenire i tumori anche sottoponendosi regolarmente a controlli con un urologo”.

In occasione del congresso di Bologna viene lanciato anche il nuovo canale You Tube (SIUrO TV) sui cui saranno caricate interviste agli specialisti della Società Scientifica, approfondimenti e video-pillole con i consigli degli esperti.

Giocare a pallone allunga la vita cellulare

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Milano, 17 ottobre 2017 – E’ quanto emerge dallo studio italo-danese presentato nel corso del 49° Congresso nazionale della SIBioC (Società Italiana Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica) dal titolo ‘Medicina di Laboratorio e Clinica: tra presente e futuro‘ in corso a Firenze fino a mercoledì 18 a Palazzo dei Congressi. “Oggi la nostra disciplina, sempre più aggiornata e trasversale, è in grado di studiare particolari sostanze nei muscoli – spiega il prof. Marcello Ciaccio, presidente della società scientifica – che ci permettono di verificare quanto l’esercizio fisico continuativo influenzi la longevità. Allo studio, presentato nel corso del nostro congresso annuale, ha partecipato il gruppo dell’università di Napoli in collaborazione con quella di Copenhagen ed ha permesso di verificare che chi ha giocato a football per lungo periodo presenta una migliore funzione cardiorespiratoria rispetto ai coetanei che non hanno praticato sport. I marker che oggi siamo in grado di studiare in laboratorio indicano che il calcio praticato per tutta la vita consente di ottenere risultati positivi sulla regolazione delle sostanze coinvolte nell’integrità delle cellule nervose e nei tessuti muscolari.” Secondo i ricercatori, i dati indicano miglioramenti tali da considerare l’allenamento continuativo con l’attività calcistica uno strumento per la prevenzione delle malattie e per ritardare il declino legato all’età”.

EPILESSIA NEI NEONATI, I PEDIATRI: “ATTENZIONE ALLE FORME NASCOSTE”

Per la società scientifica di Neurologia Pediatrica vanno aggiornati i protocolli terapeutici e trattati i bimbi con la sostanza di cui sono carenti

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Si chiamano epilessie ‘piridossino-dipendenti’ e il sintomo principale è una crisi convulsiva che si ripete in modo prolungato e resistente ai farmaci anticonvulsivanti tradizionali. E’ determinata dalla mancanza di vitamina B6, chiamata anche piridossina. “Quando questa sostanza è insufficiente compare la crisi convulsiva che talvolta non viene correttamente diagnosticata – spiega il prof. Raffaele Falsaperla, presidente della Società Italiana di Neurologia Pediatrica (SINP) -. E’ perciò fondamentale, specie per i pediatri che operano nelle strutture di Pronto Soccorso, effettuare una diagnosi precisa per poter somministrare al piccolo paziente la vitamina B6, che in poche ore fa cessare le crisi convulsive. Questa forma di epilessia è una malattia abbastanza rara: colpisce qualche migliaio di bambini in tutta Italia, soprattutto neonati. La difficoltà di diagnosi per lo specialista compare quando la patologia si manifesta in età successiva a quella neonatale. Durante l’allattamento, per esempio può non venire riconosciuta”.

L’epilessia piridossino dipendente spesso è sotto-stimata quando non si si manifesta alla nascita, avvertono gli esperti. Il suo esordio è variabile: nel 70% dei casi compare in età neonatale o può anche più tardi, nei primi mesi di vita del bambino. “Purtroppo ad oggi la diagnosi non è sempre tempestiva – continua il prof. Falsaperla -. Se la crisi non si presenta nel primissimo periodo di vita può essere misconosciuta. Ecco perché è importante sensibilizzare i pediatri nel riconoscere la patologia.”. Negli attuali protocolli il trattamento con la pirodissina è prevista solo nel primo mese di vita. E necessario dunque modificare e aggiornare queste ‘linee guida’ diagnostico- terapeutiche attualmente in vigore e prevedere anche per una fascia d’età superiore questo tipo di cura. E’ importante coinvolgere i pediatri che lavorano nei reparti di pronto soccorso nella diagnosi precoce e nella gestione terapeutica. L’unico trattamento efficace, dunque, è la somministrazione di piridossina per via orale, intramuscolo o endovenosa che fornisce una risposta terapeutica immediata, oltre a consentire la diagnosi genetica. “Le cause della malattia sono soprattutto genetiche ed è importantissimo aumentarne la conoscenza tra i pediatri – conclude il prof. Falsaperla – perché l’insufficienza di piridossina oltre alle epilessie può portare nel bambino anche ritardi motori importanti. Va inoltre considerato che questo tipo di epilessia non risponde alla terapia farmacologica tradizionale”.

I GINECOLOGI: “IN ITALIA UN PARTO SU 5 E’ DI DONNE STRANIERE. LE ISTITUZIONI CI AIUTINO A GARANTIRE A TUTTE LA MIGLIORE ASSISTENZA”

imageTra le madri non italiane 7 su 10 provengono da Paesi al di fuori dell’Unione Europea. “Problemi linguistici e differenze cultuali possono allontanare le pazienti dai nostri reparti. Abbiamo una sfida importante da affrontare perché ci occupiamo degli aspetti più delicati del benessere femminile”

Roma, 17 ottobre 2016 – Negli ospedali italiani il 20% dei parti è relativo a donne d’origine straniere. Di queste madri sette su dieci sono originarie di Paesi al di fuori dell’Unione Europea. E il 13% di loro ha difficoltà nello svolgere pratiche burocratiche e amministrative per accedere alle prestazioni sanitarie. Ci sono poi nuove emergenze da affrontare legate alla questione dei profughi. Da inizio anno oltre 15mila donne hanno attraversato il Mediterraneo e sono sbarcate sulle coste della Penisola dopo viaggi pericolosi. Alcune di loro sono in gravidanza e costrette, a volte, a partorire in condizioni estreme. “E’ fondamentale che a tutte queste donne sia garantita la migliore assistenza sanitaria, soprattutto nel momento del parto ma anche in tutte le altre fasi della vita”. E’ questo l’appello lanciato dalla Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) alle Istituzioni in occasione dell’apertura dei lavori del suo 91° congresso nazionale dal titolo La Salute al Femminile Tra Sostenibilità e Società Multietnica. “In Italia risiedono persone di 200 diverse nazionalità – afferma il prof. Giovanni Scambia Direttore del Dipartimento Tutela della Salute della Donna della Cattolica di Roma e Presidente del Congresso di Roma -. Le donne in età fertile sono oltre 1 milione e 700mila. Sono numeri importanti e destinati per forza a crescere con il passare degli anni. Le difficoltà linguistiche per esempio rischiano di allontanare dai nostri reparti donne che invece avrebbero bisogno di un aiuto. Gli stranieri provengono nella maggioranza dei casi da Paesi con una diversa concezione della maternità, della sessualità e più in generale del ruolo della donna. Noi ginecologi quindi abbiamo una sfida ancora più delicata da affrontare”. “Le migranti che risiedono regolarmente in Italia godono in genere di buona salute e prestano attenzione agli stili di vita – sottolinea il prof. Enrico Vizza Segretario Nazionale SIGO e Presidente del Congresso di Roma -. L’86% dà un giudizio positivo sul proprio benessere. Tra le extra-comunitarie l’83% non ha mai fumato una sigaretta. Per sei su dieci il peso corporeo rientra nei parametri corretti. Sono quindi persone che corrono meno rischi di insorgenza di gravi malattie. Tuttavia noi siamo gli specialisti che devono affrontare gli aspetti più intimi della salute femminile. Dobbiamo prestare grande attenzione a come ci approcciamo a questa particolare categoria di donne”.

Il 91° congresso nazionale SIGO si svolge a Roma fino a mercoledì e vede la partecipazione di oltre 2.500 specialisti da tutta Italia. La Società Scientifica ha deciso di mettere al centro del suo più importante appuntamento annuale la salute e il benessere degli oltre 5 milioni di migranti residenti nel nostro Paese che ormai rappresentano l’8% della popolazione. “L’80% delle adolescenti d’origine straniera non è mai andata dal ginecologo. Mentre “solo” il 30% delle loro coetanee italiane ha fatto altrettanto – sottolinea il prof. Paolo Scollo Presidente Nazionale SIGO – Comportamenti sessuali pericolosi e mancato utilizzo di contraccettivi sono due fenomeni molto diffusi che devono essere al più presto contrastati. Infatti nel nostro Paese un’interruzione volontaria di gravidanza su tre è praticata da una straniera. La prevenzione deve cominciare dalle scuole attraverso una maggiore informazione per tutti i ragazzi. Possiamo dare il nostro contributo per esempio formando gli operatori e gli insegnanti che dovranno tenere agli studenti lezioni di educazione alla sessualità e affettività”.

La società italiana sempre più multietnica è al centro anche del 56° Congresso Nazionale dell’AOGOI (Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani) e del 23° Congresso Nazionale dell’AGUI (Associazione Ginecologi Universitari Italiani) che si svolge a Roma insieme a quello SIGO. “Le madri straniere che partoriscono nei nostri reparti materno-infantili presentano caratteristiche leggermente diverse rispetto alle altre – sottolinea il prof. Vito Trojano Presidente Nazionale AOGOI -. L’età media si attesta a 29 anni contro i 32 delle italiane. Più della metà sono casalinghe e hanno una scolarità medio-bassa. Minore risulta anche il ricorso al taglio cesareo. Solo il 28% delle gestazioni termina con un’operazione chirurgica. Tra le donne originarie del Belpaese la quota sale al 37%. I punti nascita devono quindi essere riorganizzati tenendo conto di queste differenze”. “Anche la formazione dei medici specialisti deve svolgere un ruolo importante – conclude il prof. Nicola Colacurci Presidente Nazionale AGUI -. Tutti noi ginecologi dobbiamo riaggiornare le nostre conoscenze alla luce dei nuovi fenomeni sociali che stanno investendo l’Italia negli ultimi anni”.

SIBIOC: LA MEDICINA DI LABORATORIO DIVENTA STRUMENTO PER ‘SEGUIRE’ IL PAZIENTE A 360 GRADI

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Milano, Ottobre 2016 – La Medicina di Laboratorio sta assumendo un’importanza sempre maggiore anche nella pratica clinica: non solo ricerca scientifica e aggiornamento tecnologico, avanzamenti in diagnostica delle malattie più diffuse, ma anche sostenibilità economica di molte delle recenti scelte organizzative. ‘Patologie a larga incidenza come diabete, aterosclerosi e infarto del miocardio, tumori, malattie neurodegenerative come la sclerosi multipla o la malattia di Alzheimer trarranno benefici dall’evoluzione della medicina di laboratorio – spiega il prof. Marcello Ciaccio, presidente SIBioC – ma il nostro apporto scientifico sta affrontando anche nuove sfide su patologie “emergenti” come le meningoencefaliti o le dipendenze da sostanze”. Il congresso nazionale, dal titolo “La centralità del paziente tra laboratorio e pratica clinica”, è articolato in 26 Sessioni Scientifiche con la presenza di oltre 120 professionisti del Settore di fama nazionale ed internazionale.

Nello scenario della Medicina moderna, risulta evidente come la diagnosi precoce e il più possibile non invasiva rappresenta oggi una sfida di primaria importanza nella gran parte delle patologie a maggiore morbilità e mortalità sempre più diffuse nei paesi occidentali. “Ma il ruolo del Laboratorio Clinico non si limita alla diagnosi, cioè all’identificazione dello stato patologico, ma va ben oltre grazie alla possibilità di monitorare l’avanzamento della malattia e la risposta alla terapia, come accade per i marcatori tumorali – precisa il presidente Marcello Ciaccio – Risulta, quindi, uno strumento imprescindibile in moltissime branche della Medicina. In questo senso, infatti, la Medicina di Laboratorio può essere considerata una disciplina “trasversale”. Ma in quali campi è più importante il ruolo del laboratorio Clinico? Ecco alcuni focus sui principali temi che verranno affrontati al Congresso.
L’Infarto Miocardico Acuto, è oggi la principale cause di morte e, secondo una proiezione basata sui dati contenuti nel report redatto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, continuerà ad essere letale in quasi ogni regione del mondo nel 2030. Dati di questa entità impongono a livello mondiale uno sforzo notevole per la diagnostica precoce e per la prevenzione. La Medicina di Laboratorio entra in gioco su entrambi i fronti. Nella diagnosi, perché grazie all’impiego della Troponina, una proteina strutturale del cuore rilasciata in circolo in abbondanza dopo un danno al miocardio, è possibile identificare un infarto dopo pochissimo tempo dall’insorgenza dei sintomi. Sono state recentemente introdotte delle tecnologie che consentono dei dosaggi ancora più sensibili, in grado di identificare anche minime concentrazioni della Troponina, garantendo quindi l’identificazione anche di infarti di piccola entità che sfuggivano con i dosaggi tradizionali. Nella prevenzione, perché tramite il dosaggio della colesterolemia consente una valutazione accurata del rischio cardiovascolare.
Anche la Malattia Diabetica deve essere considerata oggi una malattia ad alta incidenza. Sempre secondo una stima dell’OMS, i decessi causati dal diabete aumenteranno del 34% entro il 2030. In questo settore da sempre il Laboratorio Clinico ha avuto un ruolo centrale, basti pensare che, universalmente, la diagnosi di diabete passa necessariamente attraverso il dosaggio della glicemia che, seppur sia un test semplice, rappresenta tutt’ora il cardine della diagnostica di questa malattia rappresentando il migliore indicatore della stato gluco-metabolico del Paziente. Questa diagnostica “di base” è oggi accompagnata da un corollario di test utili in specifici scenari: per esempio gli studi immunologici nel diabete giovanile o, ancora, la tipizzazione HLA che tramite un semplice prelievo di sangue consente di evidenziare una predisposizione genetica alla malattia.
È forse nel settore dell’Oncologia che la ricerca di nuovi test sta producendo i risultati più promettenti. Ancora secondo stime dell’OMS, l’incidenza di alcuni tumori è in netto aumento, come quello alla prostata. Per molto tempo il Laboratorio Clinico ha fornito delle informazioni di interesse limitato nell’identificazione dei tumori: i marcatori tumorali “classici”, infatti, danno scarse o addirittura nulle informazioni sulla presenza o meno del tumore o sulla malattia minima residua. Oggi, sono disponibili dei test molecolari che in alcuni casi come nell’oncoematologia ci danno informazioni molto utili per la diagnosi o/e sulla malattia minima residua, parametro essenziale per comprendere l’evoluzione del tumore, oppure la possibilità di mettere in evidenza nel sangue periferico la presenza di una neoplasia mediante la determinazione del DNA di cellule tumorali (biopsia liquida).

FUMO: “UN BIMBO SU 5 CRESCE IN UNA CASA NON SMOKE FREE”

Simri: “Le sigarette degli adulti aumentano del 43% il rischio di asma nei giovanissimi”

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Gli adolescenti fumatori fanno fatica a dire addio per sempre alle sigarette. Anche se ne consumano poche al giorno, solo il 6% riesce a smettere da solo mentre la grande maggioranza va avanti per altri 16-20 anni. Con gravissimi danni per il proprio organismo. E tanto più i ragazzini scelgono le “bionde” se, come capita per un bimbo del nostro Paese ogni cinque, si cresce in una casa in cui è consentito fumare e dove lo fanno i genitori. Con due conseguenze: essere costretti a subire il fumo passivo ed essere “incentivati” ad accendersi la prima sigaretta. Sono questi alcuni dei dati emersi dal 20° congresso nazionale della Società Italiana per le Malattie Respiratorie Infantili (SIMRI) che si apre oggi a Roma. Al più importante appuntamento della pneumologia pediatrica partecipano oltre 500 specialisti ed ampio spazio è riservato al tema dei corretti stili di vita e dei disturbi respiratori. “Le sigarette rappresentano un serio fattore di rischio per lo sviluppo di patologie gravi – afferma il prof. Renato Cutrera, Presidente Nazionale SIMRI e Direttore dell’Unità operativa di Broncopneumologia all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma -. L’esposizione passiva al fumo è pericolosa per la salute dei bambini quanto l’’inalazione diretta. Aumenta del 43% il rischio di asma, una malattia in crescita che colpisce il 10% degli italiani con meno di 14 anni. Le oltre 4.000 sostanze nocive sprigionate delle “bionde” possono attaccare le vie respiratorie superiori, fino ad arrivare anche profondamente nei polmoni, bronchioli e alveoli. Anche se le leggi italiane sono sempre più restrittive, manca ancora una corretta cultura della prevenzione. Un italiano su due, infatti, ammette di accendersi una sigaretta in presenza di minorenni”. Per sensibilizzare tutta la popolazione sui danni del tabagismo la SIMRI ha deciso di rilanciare il progetto Dai Un Calcio al Fumo. Sabato 15 ottobre al congresso della Società Scientifica (alle 14.30 al Lifestyle Hotel di Roma) si terrà un evento aperto al pubblico. Saranno allestiti dieci campetti con sette birilli a forma di sigaretta da buttare a terra con un pallone di spugna. A questo gioco a squadre parteciperanno oltre 250 bambini delle scuole elementari e medie inferiori della Capitale. Con un testimonial d’eccezione che ha deciso di sostenere il progetto educazionale: il mister della Roma Luciano Spalletti. E’ prevista anche la distribuzione di materiale informativo e l’installazione di postazioni dove bimbi e genitori potranno effettuare anche un esame spirometrico. “Un adolescente italiano su tre fuma – aggiunge Cutrera -. Chi prende questo vizio in giovane età tende a sviluppare una dipendenza maggiore rispetto a chi inizia più tardi. Oltre alle malattie respiratorie le sigarette sono tra le principali responsabili di tumori e disturbi cardio-vascolari. La lotta al tabagismo deve cominciare fin da giovanissimi. Per questo abbiamo deciso di trasformare per un pomeriggio il nostro congresso in un grande spazio educazionale rivolto a tutta la cittadinanza”.