Tumori: in 10 anni in Italia meta’ dei pazienti vivi dopo la diagnosi

Giordano Beretta, Presidente AIOM: Il nostro Paese è ai vertici in Europa nell’assistenza oncologica.

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Milano, 3 febbraio 2020 – In dieci anni, in Italia, i pazienti vivi dopo la diagnosi di tumore sono aumentati del 53%. Erano 2 milioni e 250mila nel 2010, oggi sono 3 milioni e 460mila. Un risultato molto importante, che dimostra i passi in avanti realizzati nell’assistenza oncologica e che colloca il nostro Paese ai vertici in Europa e nel mondo. Ma si tratta di un risultato migliorabile, perché sono ancora troppe le differenze sul nostro territorio: dall’adesione e copertura degli screening ancora troppo basse al Sud, alla realizzazione delle reti oncologiche regionali a macchia di leopardo, alla disponibilità solo in alcune Regioni più virtuose di terapie efficaci e di test in grado di analizzare il profilo molecolare del tumore. È concreto il rischio di pericolose discrepanze a danno dei pazienti. Domani si celebra la Giornata Mondiale contro il Cancro, che ha l’obiettivo di evidenziare l’impegno di ognuno nella lotta contro la malattia (lo slogan di quest’anno è I am and I will). Un impegno che si traduce anche nel garantire a tutti le stesse opportunità di cura, eliminando le differenze territoriali. L’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) aderisce alla Giornata e, in una conferenza stampa oggi a Milano, lancia un appello alle Istituzioni perché venga seguito l’esempio delle Regioni più virtuose, a tutto vantaggio dei pazienti.
“Nel 2018 sono stati stimati, nel mondo, più di 18 milioni di nuovi casi di cancro, erano 12 milioni nel 2008 – spiega Giordano Beretta, Presidente Nazionale AIOM e Responsabile dell’Oncologia Medica all’Humanitas Gavazzeni di Bergamo -. La patologia è in costante crescita nel mondo per la diffusione di stili di vita scorretti, a cui si aggiungono anche fattori ambientali. La qualità del nostro Sistema Sanitario è testimoniata dalla sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi, che presenta tassi più alti rispetto alla media europea nei tumori più frequenti: 86% nella mammella (83% UE), 64% nel colon (60% UE), 16% polmone (15% UE) e 90% prostata (87% UE). E raggiungiamo questi risultati con minori investimenti: la spesa sanitaria pubblica in rapporto al PIL nel nostro Paese ha registrato un calo, passando dal 7% nel 2010 al 6,5% nel 2017, a fronte del 9,8% della media europea. Vi sono, però, ancora differenze regionali che devono essere superate, perché nessuno rimanga indietro e tutti possano accedere alle cure più efficaci indipendentemente dal luogo in cui vivono”.
Alcune Regioni come la Campania hanno segnato la strada. “A ottobre 2019, è stata la prima in Italia a fornire gratuitamente a tutti i pazienti colpiti da melanoma, un tumore della pelle, la combinazione di due molecole immunoterapiche, nivolumab e ipilimumab – afferma Paolo Ascierto, Direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione ‘G. Pascale’ di Napoli -. Un anno fa, la terapia era stata approvata dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), ma lasciata in fascia C, impendendone così la rimborsabilità da parte del Servizio Sanitario Nazionale. Si è creato in questo modo un grave danno per i pazienti colpiti da melanoma, soprattutto per i cittadini con metastasi cerebrali asintomatiche, circa il 40% del totale, per i quali questa combinazione ha evidenziato risultati importanti: il 70% delle persone è libero da recidiva a 2 anni, motivo per cui tale trattamento è riconosciuto come prima opzione dalle maggiori linee guida internazionali in questi pazienti. Nelle altre Regioni la terapia non è ancora rimborsata, chiediamo che le Istituzioni locali si attivino quanto prima perché i malati non possono aspettare”.
La Lombardia è stata apripista sui test genomici, stabilendone, a settembre 2019, la rimborsabilità per le donne con carcinoma della mammella in stadio iniziale (positivo ai recettori ormonali e a rischio intermedio). “È stata la prima Regione ad adottare un provvedimento di questo tipo – sottolinea Nicla La Verde, membro Direttivo nazionale AIOM e Direttore Oncologia Ospedale Sacco di Milano -. La genomica fornisce straordinarie informazioni sulla natura di alcuni tumori, in particolare nel carcinoma mammario aggiunge dati che i parametri clinici, come il diametro della massa tumorale o la sua stadiazione, non offrono. I test genomici sono in grado di predire l’aggressività della malattia in stadio iniziale e di stimare meglio il rischio di una paziente, operata di tumore al seno, di sviluppare metastasi; quindi possono aiutare a decidere se aggiungere la chemioterapia alla terapia ormonale dopo la chirurgia. Grazie al test genomico, alcune pazienti a rischio intermedio di ricaduta possono evitare la chemioterapia. Ciò può tradursi, da un lato, in un beneficio clinico per le pazienti che non vengono più esposte a un eccesso di trattamento e al relativo rischio di tossicità immediate e tardive, dall’altro in un impatto favorevole sulla spesa sanitaria, che rappresenta un elemento di importanza fondamentale con cui anche i clinici devono confrontarsi”.
Nel trattamento del tumore della mammella si stanno evidenziando preoccupanti disparità nell’accesso alle terapie. “In particolare, nelle forme che esprimono in quantità eccessiva la proteina HER2 e che rappresentano circa il 15-20% dei casi, l’ente regolatorio europeo (EMA) nel 2015 ha approvato pertuzumab, terapia a bersaglio molecolare, prima della chirurgia (trattamento neoadiuvante) – spiega Lucia Del Mastro, membro Direttivo nazionale AIOM e Responsabile Breast Unit IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova -. È dimostrato che il farmaco, somministrato insieme alla chemioterapia prima dell’intervento chirurgico, aumenta la probabilità di ottenere la risposta patologica completa, vale a dire la scomparsa del tumore invasivo sia nel seno che nei linfonodi, riducendo così le probabilità di ripresa di malattia. AIFA ha recepito l’indicazione europea, ma nel 2017 ha deciso di non rimborsare la molecola. In questo modo, si creano disuguaglianze sia rispetto agli altri Paesi europei che invece (fatta eccezione per la Francia) hanno rimborsato la molecola sia all’interno del territorio nazionale. Assistiamo a disparità inaccettabili nell’accesso alla terapia, anche all’interno di una stessa Regione, perché alcuni ospedali hanno assunto la decisione di acquistare il farmaco, invece altri, per considerazioni di budget, non l’hanno adottata. Nel momento in cui EMA approva un farmaco con una specifica indicazione, AIFA dovrebbe non solo recepire la decisione ma anche rimborsare la terapia. La situazione attuale crea difficoltà sia alle pazienti sia ai medici, che non possono seguire le linee guida internazionali che raccomandano il trattamento neoadiuvante con pertuzumab”.
Il 4 e 5 febbraio a Milano, AIOM e Fondazione AIOM organizzano un corso di formazione sulle Linee Guida destinato ai pazienti. “Le Linee Guida sono uno degli strumenti principali della medicina basata sull’evidenza – afferma Massimo Di Maio, Segretario Nazionale AIOM e Direttore dell’Oncologia dell’Ospedale Mauriziano di Torino -. Attraverso un processo sistematico e trasparente rendono possibile il trasferimento nella pratica clinica di tutte le nuove conoscenze prodotte dalla ricerca medico-scientifica. Nell’elaborazione di diverse Linee Guida AIOM hanno preso parte anche i pazienti, che oltre ai medici specialisti, sono gli ‘utilizzatori finali’ di questi documenti. Devono essere inclusi nella loro stesura, per questo organizziamo corsi di formazione per pazienti. Ma le Linee Guida non bastano. Per estendere le ‘buone pratiche’ a tutto il territorio, devono essere implementate le reti oncologiche regionali, la cui attivazione ad oggi risulta eterogenea. Le reti rappresentano il modello per garantire in tutto il nostro Paese l’accesso a diagnosi e cure appropriate e di qualità, per razionalizzare risorse, professionalità e tecnologie, e per arginare il fenomeno preoccupante delle migrazioni sanitarie”.
In Italia, nel 2019, le nuove diagnosi di cancro sono state 371mila. “Rispetto al 2018, si è registrato un calo di circa 2.000 casi, a cui ha contribuito l’efficacia dello screening del tumore del colon retto, che permette di individuare lesioni a rischio prima della loro trasformazione in neoplasia – conclude il Presidente Beretta -. L’adesione alla mammografia, nel 2017, ha raggiunto il 55% e allo screening colorettale il 41%. Vi sono notevoli differenze fra Nord e Sud che vanno ricondotte anche alla diversa copertura. Per quanto riguarda la mammografia, quest’ultima è praticamente completa nell’Italia settentrionale e centrale, al Sud invece solo 6 donne su 10 ricevono l’invito. Nello screening colorettale, al Nord e al Centro siamo vicini alla copertura completa (92% Nord, 95% Centro), il Sud invece è ancora sotto il 50%”.

 

 

 

TUMORE DEL POLMONE: NASCE LA LUNG AMBITION ALLIANCE CON L’OBIETTIVO DI RADDOPPIARE LA SOPRAVVIVENZA A 5 ANNI

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Un paziente su cinque colpito da cancro al polmone è vivo 5 anni dopo la diagnosi

Milano, 12 luglio, 2019 – L’International Association for the Study of Lung Cancer (IASLC), il Guardant Healt, la Global Lung Cancer Coalition (GLCC) e AstraZeneca hanno annunciato la nascita della Lung Ambition Alliance, una nuova partnership con la coraggiosa ambizione di eliminare il cancro al polmone come causa di morte. Il primo obiettivo dell’Alliance è quello di raddoppiare la sopravvivenza a cinque anni per i pazienti affetti da questo tumore entro il 2025.
Ogni 18 secondi, una persona perde la vita a causa del cancro al polmone e, solamente nel 2018, per questa malattia sono morte approssimativamente 1,8 milioni di persone. 1 Al 40 per cento dei pazienti la malattia viene diagnosticata quando il tumore si è già diffuso oltre i polmoni e la prognosi si è ormai aggravata. 2 Oggi, solo un paziente su cinque colpito da cancro al polmone è vivo 5 anni dopo la diagnosi. 3

Jesme Fox, Segretario della Global Lung Cancer Coalition, ha commentato: “La Lung Ambition Alliance nasce in un momento cruciale per il cancro al polmone. I progressi scientifici hanno permesso di trasformare la diagnosi, il trattamento e la gestione della malattia. Vi sono, tuttavia, ancora barriere che impediscono di migliorare e accelerare la cura. Come attori della comunità impegnata nella lotta al cancro al polmone, abbiamo la responsabilità di unirci con urgenza al fine di sostenere e proporre le migliori soluzioni ai pazienti”.

L’Alliance unisce competenze specifiche e complementari che includono ricerca e formazione (IASLC), diagnostica (Guardant Health), supporto dei pazienti (GLCC), ricerca e sviluppo di nuovi farmaci (AstraZeneca).
Incrementare la percentuale di screening e di diagnosi precoci, mettere a disposizione farmaci innovativi e migliorare la qualità della cura per le persone affette da cancro al polmone sono le tre priorità identificate dai soci fondatori. I progetti iniziali che l’Alliance intende supportare sono:

1. Early Lung Imaging Confederation (ELIC), un nuovo database globale di screening basato sul cloud, pensato per migliorare la diagnosi e la gestione multidisciplinare del tumore al polmone in stadio precoce. Il progetto si basa sulle crescenti evidenze che supportano l’utilizzo dello screening con tomografia computerizzata (TC) per favorire la riduzione della mortalità. 4 Questo insieme di immagini e dati può essere usato per migliorare la costruzione dei modelli di rischio, la diagnosi e gli strumenti diagnostici, proponendosi come nuovo standard globale per la qualità dei dati. In una fase successiva, l’intelligenza artificiale (IA) potrebbe essere applicata per migliorare ulteriormente l’affidabilità degli strumenti attraverso lo screening con tomografia computerizzata. L’Alliance contribuirà alla raccolta dati, già iniziata nella seconda metà del 2018 da IASCL, per questo database e assisterà nella misurazione degli outcome dei pazienti nelle diverse fasi del percorso di cura (inclusa la diagnosi iniziale, il primo trattamento e il follow up).

Giorgio Scagliotti, Presidente IASLC, ha commentato: “Uno screening efficace è fondamentale per identificare e diagnosticare precocemente il cancro al polmone e altre neoplasie toraciche, con benefici in termini di opzioni di cura disponibili e probabilità di sopravvivenza. L’applicazione di approcci di ‘quantitative imaging’ come ELIC può migliorare l’accuratezza e l’efficienza dello screening del tumore al polmone. La nostra piattaforma si propone di diventare un’importante risorsa globale per i ricercatori e per i team di cura che desiderano ampliare la loro conoscenza. La Lung Ambition Alliance fornirà il focus, l’esperienza e le risorse necessarie per accelerare l’espansione del nostro database”.

2. Major Pathologic Response Project, una raccolta di dati provenienti da studi clinici che possono essere utilizzati per la validazione degli endpoint surrogati e per l’individuazione di biomarcatori predittivi, i quali potrebbero consentire una migliore identificazione delle caratteristiche del tumore. Gli obiettivi del progetto sono quelli di accelerare lo sviluppo di una nuova generazione di trattamenti target e di guidare verso un intervento precoce laddove vi sia un maggiore potenziale di cura. 5 L’Alliance aiuterà a raccogliere i dati provenienti da studi promossi da gruppi cooperativi e dall’industria farmaceutica, che possono essere utilizzati con le autorità regolatorie in tutto il mondo nella validazione dei dati clinici più importanti.

AmirAli Talasaz, Presidente e Chief Operating Officer del Guardant Healt, ha commentato: “La medicina di precisione sta migliorando la prognosi per alcuni pazienti affetti da cancro al polmone. Noi crediamo che l’approccio alla medicina di precisione possa essere ancora più efficace quando utilizzato nelle fasi precoci di malattia o immediatamente dopo la recidiva. Il Major Pathologic Response Project aiuterà ad accelerare lo sviluppo di opzioni terapeutiche potenzialmente curative, con l’identificazione di endpoint surrogati che possono essere usati per velocizzare studi clinici e nuovi approcci diagnostici – ad esempio la localizzazione del DNA di cellule tumorali circolanti all’interno dei campioni di sangue – al fine di identificare i pazienti con una prognosi peggiore, permettendo una valutazione della risposta terapeutica e un monitoraggio della recidiva routinari”.

3. Initiatives in Lung Cancer Care (ILC2), un bando il cui lancio è previsto nella seconda metà del 2019, che invita le Associazioni dei Pazienti di tutto il mondo a sviluppare e presentare progetti pilota a livello locale che possano trasformare la cura e incrementare la sopravvivenza. Il bando mira a supportare la comunità di pazienti affetti da cancro al polmone, supportando le migliori pratiche multidisciplinari, informando i pazienti sulle opzioni terapeutiche e fornendo supporto alla qualità della vita degli stessi durante e dopo il trattamento. Un comitato composto dai rappresentanti dei membri della Lung Ambition Alliance valuterà e selezionerà le candidature che hanno soddisfatto i criteri per il finanziamento.

Patrick Connor, Vice President e Global Franchise Head, Tumor Drivers and Resistance Mechanisms di AstraZeneca, ha commentato: “Il cancro del polmone è una malattia estremamente invasiva sulla sfera personale e nel mondo gli approcci di cura possono variare molto. Al fine di raggiungere il nostro obiettivo di sopravvivenza, dobbiamo incoraggiare iniziative che affrontino gli ostacoli a livello nazionale e implementino lo screening e la diagnosi precoce, aiutino lo sviluppo di una medicina innovativa e migliorino la qualità della cura. Attraverso l’unione con attori che dispongono di ampie reti globali e di aree distinte ma complementari, in merito al cancro del polmone, ci troviamo nella posizione migliore per dedicarci ai problemi che affrontano questi pazienti”.

L’Alliance promuoverà un’indagine internazionale, guidata da Ipsos MORI, al fine di identificare le barriere locali che necessitano di attenzione prioritaria. I risultati, attesi per l’autunno del 2019, saranno utilizzati per affinare ulteriormente e determinare le priorità della Lung Ambition Alliance. Per informazioni sull’indagine e per sapere come la comunità possa condividere le proprie opinioni visita il sito LungAmbitionAlliance.org.

Lung Ambition Alliance
La Lung Ambition Alliance è una partnership distintiva di differenti organizzazioni, unite nell’obiettivo di eliminare il cancro del polmone come causa di morte. Lo scopo dell’Alliance è quello di accelerare il progresso e apportare un cambiamento significativo per i pazienti affetti da tumore al polmone amplificando le competenze di ciascun partner e dando priorità a progetti di impatto per il raggiungimento di tale obiettivo. I partners fondatori – la International Association for the Study of Lung Cancer (IASLC), il Guardant Health, la Global Lung Cancer Coalition (GLCC) e AstraZeneca – esploreranno e supereranno le barriere allo screening e alla diagnosi precoce, allo sviluppo di farmaci innovativi e alla qualità della cura, perseguendo una visione ambiziosa riguardo al futuro del cancro al polmone, che inizia con il raddoppiamento della sopravvivenza a 5 anni entro il 2025.

Per ulteriori informazioni, visita www.lungambitionalliance.it