SALUTE: SPORT ANCHE PER I BAMBINI ASMATICI, I PEDIATRI IN PRIMA LINEA NELLA CAMPAGNA “HO L’ASMA E FACCIO SPORT”

Il Presidente FIMP Paolo Biasci: “Siamo in prima linea, dal sospetto alla diagnosi,  al trattamento e alla sorveglianza”

ScreenHunter 10514a, 12 febbraio 2020 –  I pediatri di famiglia sono impegnati ogni giorno a riconoscere tempestivamente la malattia, a gestirla, in collaborazione con i centri di riferimento quando è grave, e a rendere tutto questo compatibile con la crescita di un bambino, che vuol dire anche sana attività sportiva. L’adesione alla campagna “Ho l’asma e faccio sport” va proprio in questa direzione. “In età pediatrica l’asma bronchiale è la più comune malattia cronica” ricorda il Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri Paolo Biasci. Arrivano a due/tre per classe i piccoli affetti da quella che è una patologia respiratoria in costante crescita, vuoi per reazioni allergiche a pollini, polveri, acari, muffe, epiteli di animali, vuoi per fattori infettivi, chimici, ambientali o reazioni da sforzo. Fare sport per questi bambini e adolescenti non solo è possibile, ma è necessario al loro benessere psico-fisico. Noi pediatri di famiglia facciamo la nostra parte, ma dobbiamo essere messi nelle condizioni di intercettare la malattia prima possibile, con strumenti diagnostici essenziali come lo spirometro e le prove allergiche cutanee ( skin prick test)”.

“Mi spingerei a dire che l’attività fisica per un bambino asmatico è un diritto – afferma il Vice-Presidente FIMP Antonio D’Avino – anche se in alcuni casi rischia di essere un obiettivo non raggiunto. Come pediatri di famiglia siamo i primi a dovercene responsabilmente occupare. Ma non tutti disponiamo della stessa tecnologia e di medesimi percorsi: sull’asma in età pediatrica i PDTA (Percorsi Diagnostico-Terapeutici Assistenziali) sono a macchia di leopardo sul territorio nazionale. Un percorso clinico omogeneo ci aiuterebbe invece nella gestione ottimale dei casi di asma non grave e nell’attivazione di una collaborazione strutturata e condivisa con i livelli superiori, nei casi più severi”. Ma come rendere compatibili asma e sport e quali sono le discipline più indicate per chi soffre di questa malattia? Per Mattia Doria, Segretario Nazionale alle Attività Scientifiche ed Etiche della FIMP, “il paziente asmatico che pratica attività fisica deve compiere un’adeguata preparazione e può aver bisogno di una terapia di fondo e/o di una premedicazione. Tra gli sport più adatti senz’altro il nuoto. Vanno bene comunque tutti quelli in cui l’impegno è graduale nel tempo e crescente nell’intensità, come le arti marziali, il basket e la pallavolo. Ma dobbiamo garantire a tutti i bambini asmatici anche di poter giocare a pallone. Possiamo addirittura affermare che lo sport diventa quasi la “cartina al tornasole” di una buona gestione dell’asma: se l’asma è ben trattata il bambino è in grado di praticare qualsiasi tipo di sport”. “Non dobbiamo privare bambini e ragazzi asmatici di un’opportunità di crescita fisica, psicologica, umana e sociale straordinaria come lo sport – l’appello del Presidente Biasci – considerando le positive ricadute in termini di salute e benessere. E non possiamo non pensare all’attività fisica come prevenzione di numerose patologie, anche tra gli asmatici.

Reumatologia: solo un paziente su cinque fa attività fisica

Oltre 5 milioni di italiani colpiti da malattie reumatologiche

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Torino, 7 febbraio 2020 – Tutti i pazienti reumatici dovrebbero svolgere attività fisica compatibilmente con le proprie condizioni di salute. Questo, infatti, rappresenta un prezioso aiuto per chi sta affrontando malattie come i reumatismi infiammatori e l’osteoartrosi. Attualmente meno del 20% dei pazienti pratica attività fisica ed è necessario incrementare il loro numero. L’appello degli specialisti, agli oltre 5 milioni di italiani colpiti da malattie reumatologiche, arriva dal convegno Reumasport organizzato con il supporto del Provider Dynamicom Education che si svolge oggi a Torino e che prevede la partecipazione di oltre 100 specialisti di diverse aree mediche. L’evento vuole offrire un’occasione di aggiornamento e confronto multidisciplinare su un aspetto della reumatologia di cui si dibatte ancora poco nel nostro Paese. “Per colpa di un retaggio culturale del passato, ad ancora troppi pazienti viene erroneamente sconsigliata l’attività fisica – afferma il dott. Simone Parisi, della SC Reumatologia AOU Città della Salute e della Scienza di Torino -. Oggi sono disponibili farmaci immunomodulatori sempre più personalizzati ed estremamente efficaci. Agiscono diminuendo il dolore e stabilizzando la patologia fino a contribuire al raggiungimento della remissione della malattia. Inoltre quelle reumatologiche non sono malattie solo appannaggio degli anziani ma colpiscono sempre di più anche giovani adulti, adolescenti e addirittura bambini. Sono quindi categorie di persone che possono e devono continuare a praticare attività sportiva”. “Se il paziente mantiene una corretta tonicità muscolare l’organismo riesce a rispondere meglio alla malattia – prosegue il prof. Ezio Ghigo, Direttore della SCDU Endocrinologia, Diabetologia e Metabolismo, AOU Città della Salute e della Scienza di Torino -. Dal punto di vista metabolico un fisico allenato può avere una migliore risposta terapeutica e tollerabilità farmacologica. Il paziente affetto da artrite reumatoide corre un rischio doppio di sviluppare una malattia cardiovascolare rispetto al resto della popolazione. Per tutti questi motivi si rende necessaria l’attività fisica che però deve essere correttamente “prescritta” e svolta in modo consapevole. La profilazione di un’adeguata attività sportiva è un parametro importante come lo è la scelta del trattamento farmacologico più opportuno”. “Gli sport acquatici come il nuoto sono tra quelli indicati perché permettono di allenarsi in scarico gravitazionale e ciò aiuta chi ha problemi a livello articolare – sottolinea il dott. Marco Alessandro Minetto, della SCDU Medicina Fisica e Riabilitazione, AOU Città della Salute e della Scienza di Torino -. Esercizio aerobico o attività atletica modulata sono altre discipline tra le più consigliate”. “Le malattie reumatologiche sono oltre 150 – conclude il dott. Enrico Fusaro, Direttore della SC Reumatologia, AOU Città della Salute e della Scienza di Torino -. Per alcune di queste in particolare l’osteoartrosi, è possibile praticare una prevenzione, costituita in gran parte dall’attività fisica, dal controllo del peso corporeo e dal controllo delle alterazioni metaboliche. Per molte altre, come le artriti, non è possibile una prevenzione. Tuttavia un fisico allenato e tonico sopporta meglio le problematiche articolari qualora dovessero insorgere. Per questo anche noi reumatologi dobbiamo impegnarci per contrastare la sedentarietà, una pericolosa abitudine che riguarda oltre il 40% degli italiani”.

NASCE AIOS, L’ASSOCIAZIONE PER SALVAGUARDARE LA VISTA DEI GIOVANI

Due milioni di bambini e adolescenti soffrono di strabismo e ambliopia (occhio pigro), ma solo mezzo milione ricorre allo specialista.

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Oltre un milione e mezzo di giovani ignora di essere portatore di una patologia visiva e sfugge alla diagnosi precoce col rischio di provocare danni irreversibili al proprio sistema oculare. Una situazione che non ha senso di esistere perché con un semplice screening si possono individuare anomalie e impostare un trattamento adeguato. Proprio con l’obiettivo di diffondere una nuova cultura della prevenzione e dell’attenzione alla propria vista nasce AIOS (Associazione Italiana Occhi e Sport) organizzazione no profit – unica nel suo genere a livello mondiale – che viene presentata oggi a Torino in occasione della prima edizione del Convegno Nazionale Ofta to Date, che riunisce al Centro Congressi Unione Industriale, 200 esperti provenienti da tutta la Penisola. “AIOS nasce da una consapevolezza: si deve intervenire fin dalla più giovane età per creare attenzione e difendere i propri occhi – sottolinea la presidente Maria Elisa Scarale, Medico Oculista del gruppo CLK microchirurgia e diagnostica oculare, oculistica ufficiale della Juventus F.C. -. Abbiamo deciso di concentrarci soprattutto fra i giovani atleti e sul legame fra occhi e sport”. Non a caso fra i soci fondatori oltre alla Scarale, Mauro Boldrini, Francesco Dal Piaz, Massimo Tonicello, l’ex allenatore della Juventus Max Allegri. E proprio i settori giovani dei bianconeri e quelli dell’Inter saranno i primi coinvolti nell’attività di AIOS. “Abbiamo stipulato accordi con questi due grandi Club – aggiunge la presidente – che ci permetteranno di effettuare screening e visite fra i ragazzi e i giovani calciatori. Il progetto inizierà a novembre per proseguire nei mesi successivi. Ma ci auguriamo di sensibilizzare altre squadre nazionali e locali per estenderci il più possibile e raggiungere un numero sempre più rilevante di adolescenti. Quando si pratica una disciplina vengono coinvolte molte funzioni visive: non basta infatti vedere bene, è indispensabile tenere in considerazione quella che viene chiamata percezione visiva che comprende diverse abilità quali, ad esempio, un buon campo visivo, la percezione delle forme e dei colori, la valutazione delle distanze, il coordinamento della postura e l’ottimizzazione dell’equilibrio. La funzione visiva – spiega la presidente – rappresenta circa l’80% delle informazioni sensoriali che il cervello elabora, molto più degli altri sistemi. E per chi fa sport assume una grande importanza dalla quale possono dipendere anche le prestazioni. Il nostro obiettivo, quindi, è promuovere prevenzione e diagnosi precoce fra i ragazzi e contribuire a migliorare le performance fra chi pratica sport a tutti i livelli attraverso il miglior utilizzo del proprio sistema visivo”. “Si tratta di un obiettivo particolarmente importante – sottolinea Max Allegri – per noi allenatori è rilevante correggere eventuali danni agli occhi, che possono compromettere i risultati, non solo nel calcio. Ho deciso di aderire ad AIOS, come attività collegata al progetto Allenatore alleato di salute, che dal 2016 viene promosso dalla Fondazione Insieme Contro il cancro, con il coinvolgimento del Ministero della salute. Proprio perché, anche come padre, ritengo necessaria questa continua attenzione verso lo stato di salute in questa fascia di età”.
“Il sistema visivo, fra l’altro – sottolinea Mauro Boldrini, giornalista scientifico – spesso permette di individuare anche altre patologie: non a caso AIOS ha costituito un comitato scientifico di altissimo livello che coinvolge esperti di diverse discipline come l’oncologo, il cardiologo, l’ortopedico, il pediatra, il medico sportivo, il medico di famiglia”.
A tenere a battesimo l’Associazione, 200 esperti tra medici oftalmologi, ortottisti, medici e infermieri di medicina generale riuniti al Cinema Lux di Torino per la prima edizione di Ofta to Date, dalla presidente Scarale in collaborazione con il centro CLK. L’oftalmologia è una disciplina in costante evoluzione che non richiede solamente continui aggiornamenti, ma, proprio per la sua multidisciplinarietà, anche un confronto sempre aperto fra gli specialisti. È proprio questa l’impostazione scelta: non solo un seminario in senso classico, ma la possibilità di interagire sui diversi aspetti della disciplina. Fra i temi discussi, la chirurgia refrattaria e della cataratta, le maculopatie, e le malattie retiniche fino al ringiovanimento dello sguardo del viso. L’obiettivo è rendere Ofta to Date un appuntamento fisso nel calendario nazionale per tutti gli specialisti del settore.

 

TUMORE DEL SENO: -24% DI MORTALITA’ SE IL PAZIENTE PRATICA ATTIVITA’ FISICA

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Roma, 27 febbraio 2019 –  Con 150 minuti alla settimana di attività fisica si riduce del 24% il rischio di mortalità per il tumore del seno e del 28% per quello del colon-retto. Non solo. Lo sport rappresenta un ottimo rimedio contro i sintomi della fatigue, uno degli effetti collaterali più frequenti. Si calcola, infatti, che interessi la metà delle persone sottoposte a chemioterapia. Ma gli italiani colpiti da una neoplasia sembrano non essere consapevoli di questi benefici. Se l’88% rispetta le raccomandazioni degli specialisti contro il fumo solo uno su tre modifica il proprio stile di vita sedentario dopo una diagnosi di cancro. E’ quanto emerge dal convegno nazionale La Qualità di Vita in Oncologia promosso oggi dalla Fondazione Insieme contro il Cancro al Ministero della Salute. Rientra in un progetto, realizzato con il supporto non condizionato di AstraZeneca, per incentivare l’attenzione verso la qualità di vita nel paziente, con particolare riferimento alle pazienti con carcinoma della mammella, alla gestione degli effetti collaterali della chemioterapia, ormonoterapia, terapie target e immunoncologia. All’evento partecipano oncologi medici, infermieri, pazienti, familiari, cittadini e Istituzioni. E proprio al convegno è stato presentato il documento finale della Consensus Italiana: Neoplasia della mammella: impatto degli stili e della qualità di vita sull’outcome della malattia in fase precoce e nel setting della malattia avanzata. E’ stato scritto da un comitato di nove oncologi italiani coordinati dal prof. Francesco Cognetti, Presidente della Fondazione Insieme contro il Cancro. “Negli ultimi anni sono aumentate le diagnosi precoci e le terapie anti-cancro sono diventate più efficaci – afferma il prof. Cognetti -. Un problema clinico rilevante è non solo garantire ai pazienti la sopravvivenza ma anche una buona, se non ottima, qualità di vita. Questo aspetto però non sempre viene ritenuto una priorità dall’oncologo, nonostante stia assumendo una dimensione rilevante. In Italia oltre 3 milioni di nostri concittadini vivono con un tumore a la sopravvivenza risulta in aumento. Questa particolare categoria di malati presenta nuove esigenze e bisogni. In totale più del 50% dei pazienti, che ha ricevuto una diagnosi da almeno cinque anni, soffre di effetti collaterali legati ai trattamenti che si manifestano a livello fisico e psico-sociale ed è necessario aumentare la consapevolezza su quali possono essere i rimedi. Anche la scelta tra trattamenti, dotati di simili attività, deve essere guidata dall’eventuale differente tossicità di questi farmaci. In quest’ottica, particolare importanza viene assunta da alcuni comportamenti utili non solo a prevenire il cancro. Oltre all’attività fisica il malato deve prestare grande attenzione al controllo del peso corporeo. Va inoltre eliminato il fumo e limitato il più possibile il consumo di alcol. Un’ampia letteratura scientifica ha dimostrato come siano tutti fattori sui quali bisogna intervenire per evitare la ricomparsa di una neoplasia e migliorare le risposte dell’organismo alle cure oncologiche”.   “Anche l’alimentazione deve essere adeguatamente monitorata sia durante che dopo le terapie – aggiunge il prof. Paolo Marchetti, Direttore dell’Oncologia Medica B del Policlinico Umberto I di Roma -. La malnutrizione può impattare negativamente sulla qualità della vita, ridurre l’efficacia dei trattamenti chemioterapici e di conseguenza anche la sopravvivenza. Oltre l’80% dei pazienti però non ha mai ricevuto una valutazione sul proprio stato nutrizionale. E’ una consulenza ormai imprescindibile e che va personalizzata prendendo in considerazione eventuali perdite di peso e comorbidità. La dieta ideale varia poi in base alla neoplasia e al tipo di trattamento eseguito. Non vanno infine dimenticati gli effetti collaterali delle cure che spesso e volentieri interessano proprio l’apparato gastro-intestinale”.

Sbarca in Europa la campagna ‘Allenatore Alleato di Salute’

Presentata oggi al Parlamento Europeo di Bruxelles dal Presidente Antonio Tajani

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Bruxelles, 11 luglio 2018 – Il 29% degli adolescenti e giovani europei fuma regolarmente. Uno su quattro è sedentario e non pratica mai attività fisica o uno sport. E solo il 14% consuma regolarmente tutti i giorni le cinque porzioni di frutta e verdura raccomandate dagli esperti. In Paesi come Italia e Spagna, il 34% degli 11enni è in sovrappeso e tra i giovani d’età compresa tra i 15 e i 24 anni il tasso di obesità è addirittura del 5%. Comportamenti preoccupanti che, come ormai ha dimostrato la scienza, sono responsabili dell’insorgenza del 40% di tutti i casi tumori da adulti e di numerose altre gravi malattie. Per combattere questi scorretti stili di vita, sbarca anche in Europa la campagna “Allenatore, Alleato di Salute”, promossa dalla Fondazione “Insieme contro il Cancro”. Partita in Italia nel 2016 l’iniziativa è stata presentata oggi al Parlamento Europeo di Bruxelles dal Presidente Antonio Tajani, dall’ambasciatore ufficiale della campagna, il mister Massimiliano Allegri, dal presidente della Fondazione Francesco Cognetti e dal direttore della comunicazione Mauro Boldrini. “Si tratta del primo progetto al mondo che intende sensibilizzare e valorizzare il ruolo di un a figura molto ascoltata dagli adolescenti: l’allenatore sportivo – ha sottolineato il Presidente Tajani – e si pone l’obiettivo di sensibilizzare i giovanissimi sulla necessità di crescere in salute, lontano dal fumo, dalla sedentarietà dall’eccessivo consumo di alcol, dall’abbandono della dieta mediterranea. Da tempo, il Parlamento europeo è impegnato su questi fronti, favorendo i corretti stili di vita a tutte le età: ho molto apprezzato questa campagna perché rappresenta un modello vincente ed è doveroso che il Parlamento europeo dia il suo appoggio all’iniziativa”. Un sondaggio, svolto su oltre 25mila adolescenti italiani, ha evidenziato come il 36% dei teenager chieda regolarmente al proprio coach consigli sul benessere e salute. Il mister viene interpellato più frequentemente dei genitori (32%) o dell’insegnante (12%). Da qui l’esigenza di alfabetizzare i “mister” affinché possano rispondere correttamente ai quesiti dei loro atleti. “Con Allenatore Alleato di Salute vogliamo favorire in tutta Europa una nuova cultura della prevenzione oncologica primaria che deve iniziare da giovanissimi – ha affermato il prof. Francesco Cognetti, Presidente della Fondazione Insieme contro il Cancro -. Chiediamo quindi alle Istituzioni nazionali e comunitarie di sostenerci in questo progetto rivolto alla salvaguardia della salute di tutti. Il cancro colpisce ogni anno oltre 2,6 milioni di cittadini dell’Unione Europea. Negli ultimi anni, la mortalità per cancro si è ridotta di più del 30% grazie ai nuovi progressi della diagnostica molecolare, della medicina personalizzata ed al prepotente avvento della nuova immunoterapia. E’ prevedibile, quindi, che nei prossimi anni si registri un costante e significativo aumento delle persone che hanno affrontato un tumore che, solo in Italia, ammontano quest’anno a circa 3 milioni e mezzo. Il carico di malattia sta diventando quindi importante e diventa difficile garantire la sostenibilità sia per i governi che per i cittadini. Uno studio recentissimo, ha dimostrato che numerosi pazienti sono affetti da cosiddetta ‘tossicità finanziaria’ dovuta ai costi diretti ed indiretti della malattia, col rischio di andare in bancarotta e aumentare il loro rischio di morte. Proprio in Europa, indagini che hanno coinvolto circa 4.000 pazienti hanno dimostrato una relazione tra difficoltà finanziaria e risultati clinici. Non vanno, infine, sottovalutati gli aspetti relativi al difficile accesso ai farmaci innovativi in diversi Paesi europei e i problemi legati alla protezione sociale, lavorativa e di riabilitazione dei pazienti sopravvissuti al cancro. Anche per questo dobbiamo insistere sulla prevenzione primaria: ‘Allenatore Alleato di Salute’ è una campagna estremamente innovativa perché è in grado di sfruttare il rapporto di fiducia tra il coach e i suoi giovani atleti. Partito in Italia può diventare un esempio virtuoso per gli altri Stati membri dell’UE e ci auguriamo che oltre al Presidente del Parlamento europeo, anche i governi e le Istituzioni del calcio (UEFA e FIFA) lo facciano proprio”. Il Presidente Tajani ha conferito a Massimiliano Allegri il ruolo di ambasciatore del progetto. Il mister della Juventus, dal 2016 è il testimonial prima in Italia e adesso in tutta Europa. “E’ un piacere e un onore per me trovarmi nella sede della più importante e prestigiosa Istituzione europea per presentare una campagna a cui tengo particolarmente – ha sottolineato il tecnico livornese -. Da uomo di sport e da genitore, sono pienamente consapevole di come gli adolescenti siano alla costante ricerca di nuovi punti di riferimento. Un allenatore lavora a stretto contatto con i giovani e viene visto come una persona adulta e autorevole che sa infondere fiducia e con la quale è possibile confidarsi. Possiamo quindi intervenire insistendo perché i giovani seguano corretti stili di vita, in primo luogo lottando contro il fumo, l’eccessivo consumo di alcol e l’abbandono della dieta mediterranea. Bisogna aggiornare le nostre conoscenze e soprattutto prendere coscienza del ruolo importante e delicato che ci viene attribuito”.
Allenatore Alleato di Salute è un’iniziativa che gode del sostegno del Ministero della Salute, del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), della Federazione Italiana Gioco calcio (FIGC), dell’Associazione Italiana Allenatori Calcio (AIAC) e della Federazione italiana Pallacanestro (FIP). “Il progetto, partito in Italia nel 2016, ha già realizzato numerose attività – ha spiegatoMauro Boldrini, direttore della comunicazione di Insieme contro il cancro -. In primo luogo, abbiamo prodotto quattro opuscoli contro il fumo, l’eccessivo consumo alcol, la sedentarietà e uno per la valorizzazione della dieta mediterranea, già distribuito a decine di migliaia di ragazzi. E’ stato quindi avviato un corso di formazione che, grazie alla preziosa collaborazione con l’AIAC (Associazione italiana allenatori di Calcio) ci ha permesso di raggiungere gli allenatori delle squadre giovanili. Abbiamo inoltre anche prodotto dei video sui corretti stili di vita con protagonisti Max Allegri e sua figlia Valentina diffusi sui social. E’ disponibile on line il sito www.allenatoredisalute.eu e sta per partire anche una app con il Campionato della Salute per coinvolgere coach e giovani atleti”. Lo sport è un naturale alleato della nostra salute e interessa direttamente o indirettamente davvero un gran numero di persone. Si calcola che solo in Europa siano oltre 62 milioni gli uomini e le donne che giocano a calcio a livello agonistico. Per questo abbiamo deciso di puntare per questa campagna sugli allenatori dello sport più seguito e amato nel mondo”. “Non vogliamo assolutamente sostituirci ai medici ma è nostro dovere dare un piccolo aiuto – ha aggiuntoMassimiliano Allegri -. La lotta al cancro deve coinvolgere tutti e la necessità della prevenzione come vera arma vincente deve diventare un imperativo categorico per ognuno di noi”. “Proprio per questo – ha concluso Tajani – invito altre personalità dello sport ad unirsi a Massimiliano Allegri, seguendo il suo esempio a favore della salute dei nostri giovani. E con lui tutti – Istituzioni, medici, testimonial, cittadini – dobbiamo fare di più, perché questa battaglia si può e si deve vincere”.