SALUTE: EMICRANIA CON AURA COLPISCE OLTRE 1 MILIONE E 700MILA DI ITALIANI

Emerge da un recente studio pubblicato sulla rivista Pain Research and Management

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Roma, 12 febbraio 2020 –Si tratta forma di mal di testa e interessa oltre 1 milione e 700 mila italiani d’ogni fascia d’età.  Si manifesta con forti attacchi preceduti da disturbi visivi, sensitivi e a volte da disturbi dell’eloquio e spesso accompagnarsi a nausea e talvolta vomito. “L’aura associata all’emicrania colpisce oltre il 25% dei pazienti che soffrono di cefalea ma finora ha ricevuto scarsa attenzione negli studi clinici – sottolinea il dott. Giorgio Dalla Volta, del Consiglio Direttivo Nazionale della Societa’ Italiana per lo Studio delle Cefalee (SISC) e Direttore del Centro Cefalee dell’Istituto Clinico Città di Brescia (Gruppo San Donato) -. Non esistono al momento altre molecole dedicate alla possibilità di modulare e gestire questo disturbo. E’ un fenomeno elettrico che coinvolge alcune aree della corteccia cerebrale e non deve essere sottovalutato. L’emicrania con aura è estremamente invalidante perché impedisce al paziente di guidare o lavorare durante la perdita della vista e spaventa il paziente che teme ogni volta che possa essere un evento ischemico, essendo i sui sintomi sovrapponibili a quelli dell’ictus. La frequenza di solito è di poche crisi all’anno ma puo’ comparire anche piu’ volte alla settimana e recidivare per piu’ giorni consecutivi”. Uno studio italiano, recentemente pubblicato su Pain Research and Management, ha dimostrato l’efficacia di Aurastop. E’ un nutraceutico, oggetto anche di altri studi sulla prevenzione dell’emicrania, formato dagli estratti di due piante erbacee (il Partenio e la Griffonia) con l’aggiunta di magnesio, un minerale che contribuisce al normale funzionamento del sistema nervoso. La ricerca ha valutato gli effetti di questo prodotto naturale confrontandolo con un gruppo di pazienti trattati con solo magnesio. “Aurastop ha ridotto di oltre il 50% la durata degli episodi di attacchi di aura – prosegue Dalla Volta -. Anche la disabilità legata al disturbo è risultata dimezzata e nel 35% degli attacchi non c’è stato bisogno di assumere farmaci analgesici. Risultati ottimi e migliori rispetto a quelli ottenuti con la semplice assunzione di magnesio. Infatti nei pazienti trattati con magnesio solo il 14% ha riscontrato una diminuzione dell’aura e nella quasi totalità dei casi si è reso necessario dover prendere ulteriori medicinali antidolorifici”. Lo studio ha chiaramente evidenziato come il beneficio clinico sia attribuibile all’azione sinergica dei tre componenti rispetto alle singole molecole. “Aurastop per essere efficace deve essere assunto ai primi sintomi del disturbo visivo – aggiunge il dott. Dalla Volta -. Somministrato nella fase acuta riduce la durata e la disabilità della spiacevole esperienza dell’aura. E diminuisce anche l’evenienza dell’attacco doloroso che quasi sempre si presenta in seguito. Inoltre agisce positivamente anche sulla prevenzione dell’emicrania, sia con aura che senza aura, se viene assunto due volte al giorno per tre o più mesi. L’aura emicranica e l’emicrania sono una seria patologia che impatta fortemente sulla salute di oltre 7 milioni di cittadini solo nel nostro Paese. Si calcola che in Italia, i costi diretti e indiretti generati dal disturbo neurologico siano più di 6 miliardi di euro ogni anno. Ciò è dovuto al fatto che si manifesta soprattutto tra i 25 e i 55 anni e quindi nel periodo della vita di maggiore produttività”. “La nutraceutica rappresenta una preziosa risorsa e merita di essere maggiormente studiata e presa in considerazione per il trattamento di malattie a grande diffusione – aggiunge la dott.ssa Lidia Savi, già Direttrice del Centro Cefalee della AOU Città della Salute e della Scienza di Torino -.

SALUTE: SPORT ANCHE PER I BAMBINI ASMATICI, I PEDIATRI IN PRIMA LINEA NELLA CAMPAGNA “HO L’ASMA E FACCIO SPORT”

Il Presidente FIMP Paolo Biasci: “Siamo in prima linea, dal sospetto alla diagnosi,  al trattamento e alla sorveglianza”

ScreenHunter 10514a, 12 febbraio 2020 –  I pediatri di famiglia sono impegnati ogni giorno a riconoscere tempestivamente la malattia, a gestirla, in collaborazione con i centri di riferimento quando è grave, e a rendere tutto questo compatibile con la crescita di un bambino, che vuol dire anche sana attività sportiva. L’adesione alla campagna “Ho l’asma e faccio sport” va proprio in questa direzione. “In età pediatrica l’asma bronchiale è la più comune malattia cronica” ricorda il Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri Paolo Biasci. Arrivano a due/tre per classe i piccoli affetti da quella che è una patologia respiratoria in costante crescita, vuoi per reazioni allergiche a pollini, polveri, acari, muffe, epiteli di animali, vuoi per fattori infettivi, chimici, ambientali o reazioni da sforzo. Fare sport per questi bambini e adolescenti non solo è possibile, ma è necessario al loro benessere psico-fisico. Noi pediatri di famiglia facciamo la nostra parte, ma dobbiamo essere messi nelle condizioni di intercettare la malattia prima possibile, con strumenti diagnostici essenziali come lo spirometro e le prove allergiche cutanee ( skin prick test)”.

“Mi spingerei a dire che l’attività fisica per un bambino asmatico è un diritto – afferma il Vice-Presidente FIMP Antonio D’Avino – anche se in alcuni casi rischia di essere un obiettivo non raggiunto. Come pediatri di famiglia siamo i primi a dovercene responsabilmente occupare. Ma non tutti disponiamo della stessa tecnologia e di medesimi percorsi: sull’asma in età pediatrica i PDTA (Percorsi Diagnostico-Terapeutici Assistenziali) sono a macchia di leopardo sul territorio nazionale. Un percorso clinico omogeneo ci aiuterebbe invece nella gestione ottimale dei casi di asma non grave e nell’attivazione di una collaborazione strutturata e condivisa con i livelli superiori, nei casi più severi”. Ma come rendere compatibili asma e sport e quali sono le discipline più indicate per chi soffre di questa malattia? Per Mattia Doria, Segretario Nazionale alle Attività Scientifiche ed Etiche della FIMP, “il paziente asmatico che pratica attività fisica deve compiere un’adeguata preparazione e può aver bisogno di una terapia di fondo e/o di una premedicazione. Tra gli sport più adatti senz’altro il nuoto. Vanno bene comunque tutti quelli in cui l’impegno è graduale nel tempo e crescente nell’intensità, come le arti marziali, il basket e la pallavolo. Ma dobbiamo garantire a tutti i bambini asmatici anche di poter giocare a pallone. Possiamo addirittura affermare che lo sport diventa quasi la “cartina al tornasole” di una buona gestione dell’asma: se l’asma è ben trattata il bambino è in grado di praticare qualsiasi tipo di sport”. “Non dobbiamo privare bambini e ragazzi asmatici di un’opportunità di crescita fisica, psicologica, umana e sociale straordinaria come lo sport – l’appello del Presidente Biasci – considerando le positive ricadute in termini di salute e benessere. E non possiamo non pensare all’attività fisica come prevenzione di numerose patologie, anche tra gli asmatici.

Reumatologia: Il 40% dei pazienti rinuncia al lavoro a causa del dolore

ScreenHunter 9826Rimini, 28 novembre 2019 –   Un italiano su cinque lamenta un dolore estremo e il 40% è costretto a rinunciare al lavoro e un altro 30% è costretto a ridurlo. Più di un terzo dei malati presenta, oltre a quella reumatologica, due o più patologie che ne aggravano il quadro clinico complessivo. Il 43% ha avuto problemi nell’accedere ad una visita con lo specialista e ben il 37% ha dovuto spostarsi in un’altra Regione per effettuarla. L’80% è costretto a ricorrere a visite private per soddisfare i propri bisogni sanitari.Sono questi alcuni dati contenuti nel Rapporto “Qualità della Vita e Workability: il punto di vista del paziente affetto da malattie reumatologiche” condotto da ANMAR Onlus (Associazione Nazionale Malati Reumatici) e patrocinato dalla Società Italiana di Reumatologia (SIR). L’indagine è stata condotta su 639 pazienti colpiti da artrite reumatoide, artrite psoriasica, spondiloartropatie sieronegative, sclerodermia, sindrome di Sjogren e morbo di Still. Il documento è stato presentato oggi a Rimini al 56° Congresso Nazionale della SIR che vede riuniti fino a sabato oltre 2.000 medici da tutta la Penisola. “I pazienti reumatologici vivono difficoltà oggettive alle quali non sempre il sistema sanitario nazionale riesce a garantire risposte efficaci e soddisfacenti – afferma Luigi Sinigaglia, Presidente Nazionale SIR -. Il 33%, per esempio, vorrebbe tempi d’attesa più brevi per le visite mediche, gli esami diagnostici o gli interventi terapeutici. Preoccupano soprattutto i ritardi con i quali le patologie vengono individuate correttamente. Solo il 18% ha ricevuto una diagnosi entro tre mesi dalla comparsa evidente della malattia. E’ una situazione che gli specialisti denunciamo da anni e per la quale chiediamo un intervento immediato delle istituzioni locali e nazionali. Molti di questi problemi potrebbero essere risolti grazie all’attivazione delle reti reumatologiche regionali in tutta la Penisola”. “Attraverso queste strutture sanitarie è possibile ottenere una reale integrazione tra l’assistenza territoriale e quella offerta nei centri di riferimento reumatologici specializzati – aggiunge Guido Valesini, Vice Presidente SIR -. L’altro obiettivo fondamentale che potremmo raggiungere è un’ottimizzazione delle risorse economiche e professionali disponibili”. “Attualmente in Italia sono realmente attive solo alcune reti regionali – commenta Roberto Gerli, Presidente Eletto SIR -. Altre invece sono state solo progettate ma non messe nelle condizioni di funzionare a pieno regime. Dobbiamo riuscire a garantire percorsi diagnostico-terapeutici virtuosi per tutti i malati reumatologici, porre fine alle differenze a livello territoriale e ridurre così le migrazioni verso altre Regioni”.

Secondo l’indagine presenta a Rimini un paziente su cinque vorrebbe ricevere informazioni più comprensibili da parte del personale sanitario e un maggiore coinvolgimento nel percorso terapeutico. “Va migliorato, nell’interesse reciproco, il dialogo tra reumatologo e paziente – aggiunge il dott. Gian Domenico Sebastiani, Segretario Generale della SIR -. A volte però il semplice confronto con il medico curante non è sufficiente e si rende così necessario un supporto psicologico adeguato. Tuttavia solo il 30% dei malati afferma di aver ricevuto questo servizio nelle diverse strutture sanitarie in cui si è rivolto. Sono tutti aspetti rilevanti che possono determinare cambiamenti positivi o negativi nel decorso della patologia e quindi non vanno sottovalutati”. “Il rapporto realizzato da ANMAR in collaborazione con ISHEO, evidenzia come ci sia ancora una scarsa considerazione sulla gravità delle malattie reumatologiche – sottolinea Silvia Tonolo, Presidente Nazionale di ANMAR Onlus”. – “La conciliazione tra malattia e lavoro è un bisogno ancora insoddisfatto – dichiara Davide Integlia, Direttore di ISHEO. Infatti il 47% dei lavoratori dipendenti non ha trovato modalità di conciliazione efficace, e di questi solamente il 44% ha goduto di congedi di malattia retribuiti. Come evidenziano i risultati della ricerca, tra tutti i bisogni insoddisfatti quello più impattante è il ritardo nella diagnosi che risulta essere strettamente correlato con gli elevati livelli di dolore dichiarati dai pazienti.”

Le malattie reumatologiche sono oltre 150 e interessano più di cinque milioni d’italiani. “Per la maggioranza di queste patologie non sappiamo quali siano le reali cause scatenanti – conclude il prof. Carlomaurizio Montecucco, Presidente di FIRA ONLUS -. La ricerca medico-scientifica indipendente risulta quindi particolarmente importante nel cercare di individuarle così come per trovare nuove opzioni terapeutiche. Come Fondazione FIRA siamo impegnati da anni in questa direzione ed è nostra convinzione che occorra creare quanto prima un programma comune tra i vari enti ed organismi europei che si occupano di questa branca della medicina. L’obiettivo finale deve essere finanziare e promuovere progetti comuni a livello continentale. La ricerca in reumatologia si deve occupare di un ampio ventaglio di malattie e sono quindi necessarie molte risorse sia a livello umano che finanziario”.

Prostata: 6 milioni di italiani colpiti, ma troppi ricorrono ai rimedi ‘fai da te’

L’allarme è lanciato oggi dagli specialisti in una conferenza stampa al Senato, organizzata da Fondazione PROin collaborazione con Senior Italia FederAnziani

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Roma, 1 agosto 2019 – Più di 6 milioni di italiani over 50 sono colpiti da ipertrofia prostatica benigna: il 50% degli uomini di età compresa fra 51 e 60 anni, il 70% dei 61-70enni. I sintomi più frequenti sono:  alzarsi più volte durante la notte per urinare, urgenza di vuotare la vescica in modo frequente anche durante il giorno e getto di urina che diventa sempre più debole con una sensazione di mancato svuotamento . Segni che, però, più del 50% degli uomini ignora, declassandoli a semplici fastidi legati all’età, evitando di andare dal medico per curarsi e, spesso, ricorrendo al “fai da te”. Rimedi che possono determinare diagnosi tardive. La malattia non deve essere banalizzata e va trattata sotto il controllo del medico, che dispone di terapie efficaci come l’estratto esanico di Serenoa repens, farmaco che agisce come potente anti infiammatorio e che può migliorare la qualità di vita dei pazienti. L’allarme è emerso ieri dagli specialisti in una conferenza stampa al Senato, organizzata da Fondazione PRO (Prevenzione e Ricerca in Oncologia) in collaborazione con Senior Italia FederAnziani, con l’intervento di Pierpaolo Sileri, Presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato.
“L’ipertrofia prostatica benigna è una malattia caratterizzata dall’ingrossamento della ghiandola prostatica che comprime il canale uretrale, causandone una parziale ostruzione e interferendo con la capacità di urinare – afferma il prof. Vincenzo Mirone, Presidente di Fondazione PRO e Direttore della Scuola di Specializzazione in Urologia dell’Università degli Studi di Napoli ‘Federico II’ -. I sintomi determinano un forte impatto sulla qualità di vita delle persone, fino a costringerle a scegliere solo luoghi che abbiano la disponibilità di un bagno nelle vicinanze. Anche la vita familiare ne risente, i continui risvegli notturni influiscono sull’equilibrio della coppia e, nella maggior parte dei casi, sono proprio le compagne o mogli a ‘spronare’ gli uomini a recarsi dal medico per affrontare i sintomi con cure adeguate, che devono essere prescritte dal clinico”. “Nella prima fase della malattia, più del 75% degli uomini non si cura o ricorre al ‘fai da te’, soprattutto a integratori – spiega il prof. Mirone -. Un errore grave. Solo il medico è in grado di trattare l’ipertrofia prostatica benigna che, se trascurata, può progredire fino a causare ritenzione urinaria con l’impossibilità di vuotare la vescica. La vittima di una prostata che cresce è proprio la vescica. Quest’organo è costituito da tessuto muscolare, che può aumentare il proprio volume per vincere la resistenza che la prostata oppone allo svuotamento. Il rischio è di ‘sfiancare’ completamente la vescica e di far soffrire i reni”.
“L’ipertrofia prostatica benigna è la patologia cronica più frequente negli over 50 dopo l’ipertensione arteriosa – sottolinea il dott. Antonio Magi, Segretario Generale SUMAI Assoprof (Sindacato Unico Medicina Ambulatoriale Italiana e Professionalità dell’Area Sanitaria) -. La visita urologica, seguita da una ecografia endocavitaria, rappresenta ancora un tabù a cui gli uomini italiani preferiscono non sottoporsi se non necessaria. Va recuperato il rapporto con il clinico, con lo specialista, facendo capire ai cittadini che la malattia può essere affrontata con successo, se individuata in tempo. Per questo, è importante che tutti gli uomini over 50 si sottopongano a una visita specialistica una volta all’anno. I sintomi sono spesso comuni a quelli causati dal tumore della prostata: soltanto il medico può provvedere ai necessari approfondimenti per arrivare a una diagnosi certa. Preoccupa anche la scarsa aderenza alle terapie. Solo il 22,4% dei pazienti segue le cure in modo corretto. L’adesione più elevata è stata osservata negli uomini tra i 55 e i 64 anni (23,2%), mentre diminuisce fino al 21,9% fra i 45-54enni”.
Le cause principali della malattia sono l’invecchiamento e i cambiamenti ormonali che si verificano nell’età adulta. “I sintomi sono provocati in 3 casi su 4 dalla presenza di un’infiammazione cronica della prostata, che gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo e nella progressione della patologia – continua il prof. Mirone -. Diverse ricerche scientifiche, condotte sia in vitro che in vivo, hanno dimostrato che un farmaco, l’estratto esanico di Serenoa repens, agisce con un effetto anti infiammatorio. Proprio basandosi sui dati di efficacia, l’ente regolatorio europeo (European Medicines Agency, EMA) ha redatto nel 2015 un report indicando l’estratto esanico come l’unico estratto di Serenoa repens supportato da sufficienti evidenze in grado di sostenerne un ampio utilizzo nell’ipertrofia prostatica benigna come farmaco di riconosciuta efficacia e sicurezza”.
Uno studio, condotto nel 2018 su circa 100 pazienti, ha evidenziato, attraverso biopsie eseguite prima e al termine di 6 mesi di terapia, una netta diminuzione dello stato infiammatorio. “Il farmaco è ben tollerato – sottolinea il prof. Mirone – e può essere utilizzato in associazione alle altre terapie disponibili come gli alfa litici e gli inibitori della 5-alfareduttasi che, però, non sono in grado di esercitare alcuna azione anti infiammatoria. Inoltre, recenti acquisizioni hanno evidenziato che l’estratto esanico di Serenoa repens è utile anche nel favorire l’efficacia degli altri trattamenti. Infatti la presenza di uno stato infiammatorio cronico di alto grado limita la risposta terapeutica degli alfa litici e degli inibitori della 5-alfareduttasi”.
L’estratto esanico di Serenoa repens è un farmaco che deve essere prescritto dal medico. Va distinto dagli integratori (ve ne sono più di 200 in commercio) che contengono lo stesso principio attivo, ricavato da una pianta dell’America Sud orientale (Serenoa repens). Nonostante i dosaggi appaiano uguali o sovrapponibili, per ottenere la stessa azione di una capsula del farmaco, possono servire fino a 200 compresse di un integratore. Inoltre, per lo stesso integratore la composizione del principio attivo varia in modo considerevole a seconda del lotto di produzione. Questa disuguaglianza genera una diversità di azione fra due capsule dello stesso integratore fino a 10 volte.
“L’ipertrofia prostatica benigna colpisce una percentuale significativa di over 65, ma troppi ricorrono al ‘fai da te’ – conclude Roberto Messina, Presidente Senior Italia FederAnziani -. È importante sensibilizzare tutti i cittadini, in particolare gli anziani, sulle terapie efficaci a disposizione, invitandoli a rivolgersi subito al medico di fronte ai primi sintomi. La continuità e la fiducia nel rapporto medico-paziente sono essenziali per affrontare una malattia cronica come l’ipertrofia prostatica benigna”.

MALATTIA VENOSA CRONICA: 5 REGOLE D’ORO PER “SALVARE” LE GAMBE IN ESTATE

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Roma, 23 luglio 2019 – Gonfiore alle caviglie, dolore diffuso alle gambe, senso di pesantezza, formicolii, prurito: sintomi che non vanno sottovalutati perché potrebbero indicare la malattia venosa cronica, una patologia seria e in forte crescita nel nostro Paese. “Si calcola che colpisca, almeno una volta nella vita, il 60% delle italiane – afferma il dott. Demetrio Guarnaccia, Presidente Nazionale dell’Associazione Flebologica Italia (AFI) -. Si determina quando il sangue delle vene non riesce a risalire al cuore e quindi ristagna negli arti inferiori dove può provocare diversi problemi di salute. Nelle forme più gravi e avanzate porta alla formazione di ulcere venose. Si tratta di un disturbo invalidante molto doloroso e che comporta un netto peggioramento della qualità della vita. La malattia diventa più difficile da sopportare in questi giorni di grande caldo. E l’età di insorgenza si sta abbassando: addirittura troviamo ragazze con meno di 25 anni che sono in uno stadio avanzato della malattia. Oggi abbiamo a disposizione terapie farmacologiche e chirurgiche molto efficaci, ma la progressione della patologia va interrotta intervenendo il prima possibile”. Grazie alla ricerca italiana è stato messo appunto il primo cerotto a base di estratti naturali come ippocastano, meliloto, centella e Glycacid Eco, un prodotto biotecnologico di origine vegetale (Venoplant Patch). Un nuovo studio, in via di pubblicazione sulla rivista Minerva Cardioangiologica, ha dimostrato i vantaggi per le donne. “La composizione di Venoplant Patch, ci ha permesso di migliorare i segni e sintomi della malattia in maniera significativa dopo solo due mesi di trattamento – aggiunge il prof. Michele Del Guercio, Vice Presidente Nazionale del Collegio Italiano di Flebologia (CIF) -. Soprattutto i risultati più interessanti li abbiamo ottenuti nel contrasto all’edema, il gonfiore causato dall’accumulo di liquidi, sulla caviglia. La riduzione della circonferenza è stata superiore al 20%”. Va ricordato che intervenire il più precocemente possibile per interrompere la progressione della patologia è fondamentale e possibile ma che anche la sua prevenzione è attuabile intervenendo sugli stili di vita e prendendo alcuni semplici accorgimenti” conclude il prof. Guarnaccia.

Ecco le regole d’oro per prevenire e contrastare l’insorgenza della malattia venosa cronica:

1- Tenere sotto controllo il peso corporeo: i chili di troppo (e soprattutto l’obesità) sono un fattore scatenante della patologia. A causa delle cellule adipose il sangue, negli arti inferiori, viene pompato molto più lentamente

2- Praticare un po’ di sport: l’attività fisica è un vero e proprio toccasana per la salute dell’intero organismo (e anche del sistema circolatorio). Particolarmente indicati sono pilates, jogging e footing, ginnastica a corpo libero e nuoto

3- Attenzione ai tacchi alti: è preferibile utilizzare calzature comode, non troppo strette e neppure eccessivamente basse

4- Seguire un’alimentazione sana ed equilibrata: via libera a frutta e verdura fresca di stagione (contengono preziose vitamine e antiossidanti); limitare i cibi ricchi di acidi grassi saturi, sale e zucchero bianco

5- Non fumare: il tabagismo ha effetti negativi soprattutto sulle arterie. Ogni sigaretta contiene oltre 4mila sostanze nocive che entrano nel sistema cardio-circolatorio

MALATTIE REUMATOLOGICHE: ANCORA SOTTOSTIMATE E CRESCONO I COSTI

Al convegno al Senato sono presentati anche i risultati della campagna Reumadays 2019

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Roma, 15 luglio 2019 – “Le malattie reumatologiche sono in Italia la prima causa di invalidità temporanea e la seconda di invalidità permanente. Il 27% delle pensioni di invalidità è attribuibile a queste patologie. Un trend, purtroppo, in continua crescita. Entro 20 anni, infatti, raddoppierà il numero di italiani over 65 con criticità muscolo-scheletriche. E risultano già in forte aumento i costi socio-sanitari. Nel 2017, rispetto all’anno precedente, nelle strutture sanitarie pubbliche si è registrato un aumento di spesa per l’acquisto di farmaci per il sistema muscolo-scheletrico di oltre 35%. E i consumi di questi medicinali negli ospedali e USL sono incrementati dell’8%. La spesa farmacologica deve essere considerata alla luce dei risultati che queste terapie possono offrire a patto che vengano iniziate tempestivamente: riduzione della inabilità al lavoro, contenimento della disabilità, miglioramento della qualità di vita e riduzione della mortalità correlata alle malattie reumatologiche. Eppure le malattie reumatologiche sono ancora sottostimate e si registrano poche diagnosi precoci. Dobbiamo sensibilizzare i cittadini e i medici a fare di più. Per questo la Società Italiana di Reumatologia (SIR) intensificherà le campagne educazionali e i progetti specifici già avviati rivolti agli anziani. E ci auguriamo che le Istituzioni siano al nostro fianco in queste nuove iniziative”. E’ l’appello lanciato dal Presidente della SIR, Luigi Sinigaglia al Presidente della Commissione Sanità del Senato Pierpaolo Sileri in occasione di un convegno svoltosi oggi a Palazzo Madama, promosso da SIR in collaborazione con Federanziani Senior Italia. “Sono patologie che non colpiscono solo gli anziani tuttavia sono proprio loro le persone più esposte ai rischi – afferma Sinigaglia -. L’approccio che dobbiamo avere con questa particolare categoria di pazienti deve per forza essere diverso e tener conto di una serie di comorbidità. Tra queste ci sono anche le condizioni tipiche dell’età geriatrica come demenza, depressione, disturbi metabolici, diabete, ipertensione, disturbi cardiovascolari. Tutto ciò rende più difficili i nostri interventi sia diagnostici che terapeutici. E spesso siamo costretti ad intervenire quando è troppo tardi e la malattia ha già determinato danni irreversibili. Favorire il più possibile la prevenzione primaria e secondaria delle malattie reumatologiche è un provvedimento che non può più essere rinviato. Inoltre rappresenta un importante investimento per il futuro dell’intero sistema Paese”. “Anche una corretta educazione sanitaria della popolazione è necessaria per contenere l’impatto sempre maggiore delle patologie reumatologiche – aggiunge il prof. Guido Valesini, Vice Presidente SIR -. Non possono più essere considerate come degli innocui acciacchi della terza età ma come disturbi invalidanti, molto dolorosi e che impediscono i più semplici gesti quotidiani. Malattie come artrite reumatoide, spondilite anchilosante, artrite psoriasica, connettiviti, osteoporosi sono caratterizzate dal fatto di poter determinare un danno irreversibile alle articolazioni alle ossa, ai muscoli e a volte anche agli organi interni. Possono essere anche fatali ma oggi sono disponibili terapie in grado di fermare la progressione della malattia. Tuttavia solo la metà degli italiani sa che esistono queste cure efficaci”. Per questo la SIR insieme a Federanziani Senior Italia ha promosso la campagna Malattie Reumatologiche? No Grazie! dove per la prima volta i reumatologi sono andati in 25 centri anziani di altrettante città per tenere lezioni di salute. “Più di un terzo degli anziani con una patologia cronica è colpito da artrite o artrosi – sottolinea il dott. Roberto Messina, Presidente di Federanziani Senior Italia -. E’ quindi cruciale che gli over 65 siano i principali destinatari di campagne educazionali specifiche. Servono inoltre provvedimenti specifici per garantire ai pazienti di tutte le Regioni le nuove e più efficaci terapie”. “Vogliamo insegnare ai non più giovanissimi la prevenzione e come riconoscere i primi sintomi delle patologie” aggiunge il presidente Sinigaglia.

 

 

TUMORI: OGNI ANNO 90MILA ITALIANI MIGRANO PER CURE

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Roma, 11 luglio 2019 – Ogni anno 90.660 italiani colpiti dal cancro sono costretti a cambiare Regione per curarsi. Un flusso che ha costi notevoli, quelli diretti (per visite mediche, farmaci, caregiver e viaggi) ammontano a circa 7.000 euro ogni anno per famiglia (“Migrare per curarsi”, Censis). Questione che può essere gestita con la diffusione su tutto il territorio nazionale di criteri uniformi per la realizzazione delle reti oncologiche regionali, che possono essere implementate agendo in quattro direzioni: riduzione delle migrazioni sanitarie, accesso all’innovazione, punti di ingresso nella rete riconosciuti e vicino al domicilio del paziente, integrazione con la medicina del territorio e con il volontariato.  La proposta viene dal convegno nazionale Dalla parte del paziente, il valore della persona: la presa in carico e le opportunità delle reti oncologiche, organizzato oggi a Roma da All.Can Italia, coalizione che si propone di ridefinire il paradigma di gestione del cancro, adottando un’ottica interamente centrata sul paziente. All.Can Italia è una piattaforma che coinvolge realtà come FAVO (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia), AIL (Associazione italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma), Scuola Italiana di Senologia, Fondazione Melanoma, ACTO (Alleanza Contro il Tumore Ovarico) Onlus, VIDAS (Volontari Italiani Domiciliari Assistenza Sofferenti), oltre a partner specializzati come IQVIA e Intermedia, ed è resa possibile grazie al contributo di Bristol-Myers Squibb e AbbVie.  L’iniziativa segue la recente approvazione in Conferenza Stato-Regioni dell’accordo per la revisione delle Linee Guida organizzative per le Reti Oncologiche, oggi attive in Piemonte e Valle D’Aosta, Veneto, Toscana, Umbria, Liguria, Provincia autonoma di Trento, Puglia e Campania oltre che in Lombardia ed Emilia-Romagna, pur se con configurazioni differenti.  “Le reti sono una grande occasione per la presa in carico del paziente oncologico – spiega la senatrice Emilia Grazia De Biasi, Portavoce di All.Can Italia –, che di fronte ad una diagnosi si sente spesso solo e non supportato. Realizzare innovazione organizzativa nelle reti significa garantire al paziente un percorso di cura globale e multidisciplinare, percorsi diagnostico-terapeutici definiti, offrendo un punto di incontro con l’innovazione terapeutica. Porre il paziente al centro significa, infine, farsi carico della persona e degli aspetti sociali oltre che di quelli strettamente sanitari: dall’assistenza domiciliare alla presenza di professioni sanitarie differenti, ad un rapporto nuovo con il medico di medicina generale, che deve essere coinvolto nel percorso di cura. Le reti oncologiche sono dunque un’occasione di riconversione della spesa e risparmio in favore della qualità e dell’appropriatezza delle cure”.  “La ricerca, che è parte integrante della rete, è il presupposto dell’innovazione – afferma il prof. Gianni Amunni, vice presidente di Periplo e Direttore Generale dell’Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete oncologica (ISPRO) -. Per questo occorre garantire un sostegno economico, favorendo e incentivando le sinergie tra i ricercatori. Va individuata un’infrastruttura comune per le sperimentazioni cliniche, in grado di promuovere la partecipazione a studi anche nelle realtà periferiche. In Italia, nel 2018, sono stati diagnosticati 373.300 nuovi casi di tumore. Il 63% delle donne e il 54% degli uomini sono vivi a cinque anni dalla diagnosi, con un incremento a 15 anni rispettivamente dell’8% e del 15%. Passi in avanti raggiunti grazie alla ricerca, che ha reso disponibili armi efficaci come le terapie a bersaglio molecolare e l’immunoterapia. La rete rappresenta il miglior modello organizzativo per l’oncologia, perché ‘avvolge’ il paziente con l’insieme dei servizi che vanno dagli ambulatori periferici all’alta specializzazione fino alla ricerca”.  La maggior capacità delle reti di intercettare la domanda si esplica con la disponibilità di punti di accesso riconosciuti sul territorio, vicini al domicilio del malato. “Nelle diverse reti possono assumere vari nomi, ad esempio Centri Accoglienza e Servizi (C.A.S.) in Piemonte e Centri di Orientamento Oncologico (CorO) in Puglia – evidenzia il dott. Oscar Bertetto, Direttore del Dipartimento Interaziendale Interregionale Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta presso la Città della Salute e della Scienza di Torino -. Questi punti hanno compiti di informazione, accoglienza e prima diagnosi dei nuovi pazienti oncologici, con successivo invio ai centri clinici di riferimento, nonché funzioni amministrativo-gestionali e di supporto per tutte le persone colpite da tumore. Rappresentano una sorta di ‘gate’ per l’accesso facilitato alla rete e, quindi, alle cure, assicurano la presa in carico iniziale del paziente e ne monitorano il mantenimento in carico presso le strutture di riferimento. Questi punti di accesso devono essere distribuiti su tutto il territorio e assicurare un team multidisciplinare composto da oncologo, psico-oncologo, infermiere, assistente sociale, operatore amministrativo e volontari delle associazioni dei pazienti”.  “La frammentazione regionale e la migrazione sanitaria incidono negativamente sulla qualità di cura e sulla sostenibilità finanziaria del sistema sanitario regionale – conclude il prof. Sandro Pignata, coordinatore scientifico della Rete Oncologica Campana (ROC) -. Per poterle arginare in modo efficace, le reti devono prevedere l’attivazione di una piattaforma informatica, indispensabile per governare la domanda e l’offerta oncologica del territorio. In tal modo, la piattaforma si occupa della gestione delle patologie neoplastiche, garantisce a tutti i centri afferenti di contribuire alla piena attuazione di un percorso assistenziale organizzato ed efficiente, non dispersivo per il cittadino, ed in grado di rispondere al bisogno di salute, assicurando una gestione multidisciplinare integrata, aderente alle linee guida, secondo i principi di appropriatezza ed equità di accesso alle cure”.

TERAPIA DEL DOLORE: ASST DEL GARDA, TRADIZIONE E INNOVAZIONE

Attualmente sono funzionanti 11 ambulatori dedicati alla terapia del dolore

DESENZANO

Dal 2006 l’ASST Garda ha attivato ambulatori destinati al trattamento del dolore, nei quali vengono messi a disposizione sia tecniche innovative e tradizionali per la presa in carico dei pazienti affetti da dolore acuto o cronico di natura neoplastica o benigna. Nel corso degli anni – sottolinea il Direttore Generale Carmelo Scarcella – i nostri Ospedali hanno costantemente incrementato il numero e la tipologia di prestazioni offerte a testimonianza della grande attenzione che viene riservata a questo tipo di problematica. Nel 2017 i pazienti sono stati 349 (con una media mensile di 29 pazienti), nel 2018 sono stati 497 (media mensile 41) e, nei primi 5 mesi del 2019, sono già stati presi in carico 298 pazienti (media mensile 59,6) con un trend di crescita di circa il 70%. Stiamo avviando un progetto di collaborazione con i medici di medicina generale basato sull’apertura di un canale diretto con i nostri specialisti con discussione di casi clinici direttamente negli ambulatori degli MMG.”

Come funziona?

La presa in carico prevede una prima visita, indispensabile per inquadrare dal punto di vista clinico il paziente e per individuare il percorso terapeutico più adeguato per ogni singola persona: con utilizzo di farmaci anestetici fino a tecniche alternative o estremamente innovative, anche se il criterio utilizzato prevede sempre un approccio progressivo.

terapia_del_doloreLe prestazioni

 

 

 

 

Riguardano iniezioni epidurali, blocchi nervosi ecoguidati, infiltrazioni articolari, infiltrazioni faccette articolari. A questi trattamenti si aggiungono tecniche di medicina alternativa, come agopuntura e auricoloterapia che non presentano effetti collaterali. Dal 2017 sono stati sviluppati approcci innovativi come la radiofrequenza e la crio neuromodulazione

prenotareCome fare prenotare?

 

 

 

 

 

E’ molto facile, l’accesso avviene attraverso la richiesta del medico di famiglia, previa prenotazione presso il CUP (Centro Unico di Prenotazione – telefono +39 0309037555 )

 

 

LA DERMATOLOGIA ITALIANA AI VERTICI NEL MONDO PER DIAGNOSI E CURA

In crescita dermatite atopica, psoriasi, tumori cutanei. Il prof. Calzavara Pinton: “Siamo apripista anche delle altre specialità mediche. Assistiamo ad una vera e propria rivoluzione nei trattamenti”

Intervista: Piergiacomo Calzavara-Pinton, Presidente SIDeMaST (Società di Dermatologia)

 

Nasce SIDeMaST Tv, il canale ufficiale della dermatologia italiana

Il presidente Calzavara-Pinton: “On line solo informazioni scientificamente corrette spiegate con un linguaggio semplice, per informare e sensibilizzare il pubblico e per contrastare tutte le fake news sulla pelle”

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Milano, 8 aprile 2019 – Uno spot spiega che la nostra pelle è l’organo più esteso dell’organismo umano, il nostro confine con il resto del mondo e per questo costantemente sotto tiro per l’aggressione di agenti fisici, chimici e infettivi. E tra questi pericolosi agenti c’è anche l’esposizione al sole. Tutte le informazioni su come conservare al meglio la nostra pelle e curarne le malattie sono contenute nel primo canale YouTube della dermatologia italiana. È infatti attivo da oggi SIDeMaST TV: il canale YouTube della Società Italiana di Dermatologia. “L’obiettivo della nostra Società scientifica, la più antica del settore (fondata nel 1885), è quello di utilizzare nuove forme di comunicazione per raggiungere fasce sempre più ampie di popolazione – spiega Piergiacomo Calzavara-Pinton, Presidente di SIDeMaST e Direttore della Scuola di Specializzazione in Dermatologia e Venereologia dell’Università di Brescia -. Mai come oggi è necessario diffondere una corretta conoscenza sulle patologie che interessano la pelle, oltre 3.000, con un linguaggio comprensibile a tutti ma scientificamente ineccepibile. Consideriamo che almeno una volta nella vita ciascuno ha bisogno di rivolgersi a un dermatologo: è quindi fondamentale avere indicazioni adeguate sul riconoscimento delle malattie cutanee per non sottovalutare i segnali”. Se la maggior parte delle patologie della pelle è benigna (ma tuttavia può comunque condizionare negativamente la qualità della vita dei pazienti), in alcuni casi possono causare inabilità e gravissima sofferenza fisica e psicologica ed in altri avere una prognosi negativa se trascurate. “Ad esempio – continua il prof. Calzavara Pinton – va informata la popolazione sui rischi dell’esposizione sconsiderata al sole e l’aumento dei casi di melanoma e degli altri tumori cutanei che, se non scoperti in fase precoce, possono comportare il rischio di morte. È importante, perciò, potenziare la conoscenza e diffondere la cultura della prevenzione e della diagnosi precoce”. Nel campo delle malattie infiammatorie ci proponiamo invece di sensibilizzare i pazienti sulla disponibilità di nuove cure che hanno rivoluzionato la prognosi di malattie molto diffuse come psoriasi e dermatite atopica.
Infine, bisogna verificare le informazioni che viaggiano ora sul web, spesso sbagliate e “maliziose” (fake news) e quindi dare all’ utente una fonte controllata.
SIDeMaST TV dà voce alla figura più accreditata: il dermatologo. Sul canale YouTube andranno in onda interviste agli esperti sull’importanza del ruolo del dermatologo, commenti a fatti di cronaca, appelli alle istituzioni, ‘pillole’ sulle principali malattie cutanee, con consigli e istruzioni pratiche per agire in modo corretto. E reportage dal XXIV Congresso Mondiale di Dermatologia, che quest’anno, dopo oltre 40 anni, si svolgerà in Italia. Dal 10 al 15 giugno prossimo a Milano, al MICo, SIDeMaST sarà protagonista dell’appuntamento più importante dell’anno, con oltre 15.000 delegati provenienti da tutto il mondo.
Il link al canale è: www.youtube.com/channel/UCNgQoprGK8dlgG2JeiH1jrg

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