Fondazione Poliambulanza: POLIS, un centro per la ricerca, la formazione e la cura del cancro

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Brescia, 21 febbraio 2020 – Un Clinical Cancer Center riconosciuto a livello europeo per una cura personalizzata e multidisciplinare è questo l’ambizioso progetto di Poliambulanza che si svilupperà all’interno di Poliambulanza Innovation Space, POLIS. Una struttura su 5 piani per 15.000 mq complessivi, sarà realizzata in tre anni e sorgerà nell’area antistante l’ospedale. Non un semplice edificio, ma un polo di innovazione. La massima qualità della cura sarà assicurata oltre che dall’utilizzo di robot e strumentazioni iper-sofisticate, da una grande expertise multidisciplinare e internazionale che svolgerà anche attività di ricerca e didattica.  “Si configura una struttura che ruota intorno al paziente per la massima personalizzazione del trattamento diagnostico-terapeutico.Un centro in cui convergeranno tre elementi fondamentali: la cura, la ricerca e la didattica, funzionali non solo a individuare il miglior iter terapeutico per il paziente di oggi, ma anche a fare di Poliambulanza un importante centro di riferimento, dove potranno essere stilati i protocolli personalizzati per il paziente di domani” commenta Paolo Magistrelli, Direttore Scientifico di Fondazione Poliambulanza. Ampio spazio nel progetto è riservato alla didattica. L’istituto bresciano punta a diventare Training Center per l’Europa e a trasmettere, anche all’esterno, le metodiche più innovative. In particolare l’acquisizione di un centro di simulazione robotica permetterà al personale sanitario di affinare il processo di apprendimento delle tecniche di ecografia cardiaca, polmonare, addominale e ginecologica. In grande espansione anche la chirurgia robotica, con l’ingresso della piattaforma più evoluta per gli interventi di chirurgia complessa e del Robot Rosa Knee System, che affiancherà Navio per la protesica del ginocchio. “Si tratta di un progetto in cui è l’intera struttura ospedaliera ad essere coinvolta e a partecipare attivamente ed è per questo che richiede un adeguato lavoro di pianificazione” – chiarisce Paolo Magistrelli. Per ricevere la certificazione di “Clinical Cancer Center” dall’Organisation European Cancer Institute (OECI) è necessario, infatti, possedere specifici requisiti tra cui: una struttura idonea, personale dedicato, un programma di ricerca oncologico strutturato, un approccio multidisciplinare, la garanzia della presa in carico integrale del paziente, dallo screening al follow up, fino alle cure palliative. A tal fine Poliambulanza ha intrapreso un accurato lavoro di auto-valutazione per verificare l’aderenza ai requisiti internazionali richiesti. “L’alto livello di ricerca e cura raggiunto nel trattamento delle neoplasie al pancreas, fegato, vie biliari, stomaco e colon retto – conclude Magistrelli – legittimano il nostro istituto a chiedere la certificazione, in linea anche con i parametri numerici indispensabili: oltre 1.500 pazienti oncologici trattati annualmente, un team multidisciplinare con decine di superspecialisti e vari reparti dedicati e ben attrezzati per la cura del paziente oncologico”.
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TUMORI: OGNI ANNO 90MILA ITALIANI MIGRANO PER CURE

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Roma, 11 luglio 2019 – Ogni anno 90.660 italiani colpiti dal cancro sono costretti a cambiare Regione per curarsi. Un flusso che ha costi notevoli, quelli diretti (per visite mediche, farmaci, caregiver e viaggi) ammontano a circa 7.000 euro ogni anno per famiglia (“Migrare per curarsi”, Censis). Questione che può essere gestita con la diffusione su tutto il territorio nazionale di criteri uniformi per la realizzazione delle reti oncologiche regionali, che possono essere implementate agendo in quattro direzioni: riduzione delle migrazioni sanitarie, accesso all’innovazione, punti di ingresso nella rete riconosciuti e vicino al domicilio del paziente, integrazione con la medicina del territorio e con il volontariato.  La proposta viene dal convegno nazionale Dalla parte del paziente, il valore della persona: la presa in carico e le opportunità delle reti oncologiche, organizzato oggi a Roma da All.Can Italia, coalizione che si propone di ridefinire il paradigma di gestione del cancro, adottando un’ottica interamente centrata sul paziente. All.Can Italia è una piattaforma che coinvolge realtà come FAVO (Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia), AIL (Associazione italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma), Scuola Italiana di Senologia, Fondazione Melanoma, ACTO (Alleanza Contro il Tumore Ovarico) Onlus, VIDAS (Volontari Italiani Domiciliari Assistenza Sofferenti), oltre a partner specializzati come IQVIA e Intermedia, ed è resa possibile grazie al contributo di Bristol-Myers Squibb e AbbVie.  L’iniziativa segue la recente approvazione in Conferenza Stato-Regioni dell’accordo per la revisione delle Linee Guida organizzative per le Reti Oncologiche, oggi attive in Piemonte e Valle D’Aosta, Veneto, Toscana, Umbria, Liguria, Provincia autonoma di Trento, Puglia e Campania oltre che in Lombardia ed Emilia-Romagna, pur se con configurazioni differenti.  “Le reti sono una grande occasione per la presa in carico del paziente oncologico – spiega la senatrice Emilia Grazia De Biasi, Portavoce di All.Can Italia –, che di fronte ad una diagnosi si sente spesso solo e non supportato. Realizzare innovazione organizzativa nelle reti significa garantire al paziente un percorso di cura globale e multidisciplinare, percorsi diagnostico-terapeutici definiti, offrendo un punto di incontro con l’innovazione terapeutica. Porre il paziente al centro significa, infine, farsi carico della persona e degli aspetti sociali oltre che di quelli strettamente sanitari: dall’assistenza domiciliare alla presenza di professioni sanitarie differenti, ad un rapporto nuovo con il medico di medicina generale, che deve essere coinvolto nel percorso di cura. Le reti oncologiche sono dunque un’occasione di riconversione della spesa e risparmio in favore della qualità e dell’appropriatezza delle cure”.  “La ricerca, che è parte integrante della rete, è il presupposto dell’innovazione – afferma il prof. Gianni Amunni, vice presidente di Periplo e Direttore Generale dell’Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete oncologica (ISPRO) -. Per questo occorre garantire un sostegno economico, favorendo e incentivando le sinergie tra i ricercatori. Va individuata un’infrastruttura comune per le sperimentazioni cliniche, in grado di promuovere la partecipazione a studi anche nelle realtà periferiche. In Italia, nel 2018, sono stati diagnosticati 373.300 nuovi casi di tumore. Il 63% delle donne e il 54% degli uomini sono vivi a cinque anni dalla diagnosi, con un incremento a 15 anni rispettivamente dell’8% e del 15%. Passi in avanti raggiunti grazie alla ricerca, che ha reso disponibili armi efficaci come le terapie a bersaglio molecolare e l’immunoterapia. La rete rappresenta il miglior modello organizzativo per l’oncologia, perché ‘avvolge’ il paziente con l’insieme dei servizi che vanno dagli ambulatori periferici all’alta specializzazione fino alla ricerca”.  La maggior capacità delle reti di intercettare la domanda si esplica con la disponibilità di punti di accesso riconosciuti sul territorio, vicini al domicilio del malato. “Nelle diverse reti possono assumere vari nomi, ad esempio Centri Accoglienza e Servizi (C.A.S.) in Piemonte e Centri di Orientamento Oncologico (CorO) in Puglia – evidenzia il dott. Oscar Bertetto, Direttore del Dipartimento Interaziendale Interregionale Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta presso la Città della Salute e della Scienza di Torino -. Questi punti hanno compiti di informazione, accoglienza e prima diagnosi dei nuovi pazienti oncologici, con successivo invio ai centri clinici di riferimento, nonché funzioni amministrativo-gestionali e di supporto per tutte le persone colpite da tumore. Rappresentano una sorta di ‘gate’ per l’accesso facilitato alla rete e, quindi, alle cure, assicurano la presa in carico iniziale del paziente e ne monitorano il mantenimento in carico presso le strutture di riferimento. Questi punti di accesso devono essere distribuiti su tutto il territorio e assicurare un team multidisciplinare composto da oncologo, psico-oncologo, infermiere, assistente sociale, operatore amministrativo e volontari delle associazioni dei pazienti”.  “La frammentazione regionale e la migrazione sanitaria incidono negativamente sulla qualità di cura e sulla sostenibilità finanziaria del sistema sanitario regionale – conclude il prof. Sandro Pignata, coordinatore scientifico della Rete Oncologica Campana (ROC) -. Per poterle arginare in modo efficace, le reti devono prevedere l’attivazione di una piattaforma informatica, indispensabile per governare la domanda e l’offerta oncologica del territorio. In tal modo, la piattaforma si occupa della gestione delle patologie neoplastiche, garantisce a tutti i centri afferenti di contribuire alla piena attuazione di un percorso assistenziale organizzato ed efficiente, non dispersivo per il cittadino, ed in grado di rispondere al bisogno di salute, assicurando una gestione multidisciplinare integrata, aderente alle linee guida, secondo i principi di appropriatezza ed equità di accesso alle cure”.

TERAPIA DEL DOLORE: ASST DEL GARDA, TRADIZIONE E INNOVAZIONE

Attualmente sono funzionanti 11 ambulatori dedicati alla terapia del dolore

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Dal 2006 l’ASST Garda ha attivato ambulatori destinati al trattamento del dolore, nei quali vengono messi a disposizione sia tecniche innovative e tradizionali per la presa in carico dei pazienti affetti da dolore acuto o cronico di natura neoplastica o benigna. Nel corso degli anni – sottolinea il Direttore Generale Carmelo Scarcella – i nostri Ospedali hanno costantemente incrementato il numero e la tipologia di prestazioni offerte a testimonianza della grande attenzione che viene riservata a questo tipo di problematica. Nel 2017 i pazienti sono stati 349 (con una media mensile di 29 pazienti), nel 2018 sono stati 497 (media mensile 41) e, nei primi 5 mesi del 2019, sono già stati presi in carico 298 pazienti (media mensile 59,6) con un trend di crescita di circa il 70%. Stiamo avviando un progetto di collaborazione con i medici di medicina generale basato sull’apertura di un canale diretto con i nostri specialisti con discussione di casi clinici direttamente negli ambulatori degli MMG.”

Come funziona?

La presa in carico prevede una prima visita, indispensabile per inquadrare dal punto di vista clinico il paziente e per individuare il percorso terapeutico più adeguato per ogni singola persona: con utilizzo di farmaci anestetici fino a tecniche alternative o estremamente innovative, anche se il criterio utilizzato prevede sempre un approccio progressivo.

terapia_del_doloreLe prestazioni

 

 

 

 

Riguardano iniezioni epidurali, blocchi nervosi ecoguidati, infiltrazioni articolari, infiltrazioni faccette articolari. A questi trattamenti si aggiungono tecniche di medicina alternativa, come agopuntura e auricoloterapia che non presentano effetti collaterali. Dal 2017 sono stati sviluppati approcci innovativi come la radiofrequenza e la crio neuromodulazione

prenotareCome fare prenotare?

 

 

 

 

 

E’ molto facile, l’accesso avviene attraverso la richiesta del medico di famiglia, previa prenotazione presso il CUP (Centro Unico di Prenotazione – telefono +39 0309037555 )

 

 

Tumori: in 5 anni 31 nuove molecole disponibili in Italia

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Madrid, 11 settembre 2017 – In cinque anni nel mondo sono stati commercializzati 49 nuovi farmaci anticancro, tra cui l’Italia ha garantito la disponibilità a 31 di queste molecole innovative, collocandosi al quarto posto a livello mondiale. Al Congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO, European Society for Medical Oncology) in corso a Madrid fino a domani, l’attenzione dei clinici è concentrata sugli strumenti necessari per consentire l’accesso alle nuove terapie. “I sistemi di rimborsabilità concordati con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) sono un esempio a livello internazionale – spiega il prof. Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) -. E il dato italiano è ancora più rilevante se consideriamo che i sistemi sanitari (privati o misti) degli USA e del Regno Unito rispondono a meccanismi diversi e non paragonabili al nostro che è universalistico. Nel 2016 in Italia sono stati stimati 365.800 nuovi casi di tumore, circa 1.000 ogni giorno: il 63% delle donne e il 54% degli uomini sconfiggono la malattia. Da un lato le nuove armi sempre più efficaci dall’altro l’alto livello delle cure consentono all’Italia di porsi nei primi posti in Europa per numero di guarigioni”. In particolare la sopravvivenza a 5 anni è più alta rispetto a quella dei Paesi dell’Europa centrale e settentrionale. Dato evidente nei cinque tumori più frequenti: colon (Italia 65,5%; Europa Centrale 60,5%; Europa Settentrionale 59%), seno (rispettivamente 87,1%; 83,9%; 84,7%), prostata (91,5%; 88%; 84,9%), polmone (15,8%; 14,8%; 12,2%) e vescica (79,5%; 67,9%; 73%). Il costo del cancro a livello mondiale è destinato a crescere in maniera esponenziale: è passato da 84 miliardi di dollari nel 2010 a 113 nel 2016. E si prevede un aumento fino a 150 miliardi nel 2020. I farmaci antineoplastici (e immunomodulatori) rappresentano nel nostro Paese la prima categoria terapeutica con un costo di quasi 4,5 miliardi di euro nel 2016, anche se la voce maggiore di spesa per l’assistenza oncologica non è rappresentata dai farmaci. “Il Governo italiano – continua la dott.ssa Stefania Gori, presidente eletto AIOM – lo scorso anno ha introdotto, su forte richiesta della nostra società scientifica, uno strumento importante per garantire la sostenibilità, un Fondo di 500 milioni di euro destinato ai farmaci oncologici innovativi. Rilanciamo anche per il 2018 la richiesta di risorse dedicate, che dovrebbero diventare parte integrante di un più ampio ‘Patto contro il cancro’. Chiediamo alle Istituzioni un programma ed una regia unici nazionali contro i tumori, che garantiscano una strategia unitaria per combattere la malattia dalla prevenzione alle terapie fino alla riabilitazione, dall’accompagnamento di fine vita, all’umanizzazione dell’assistenza fino alla ricerca, in grado così di incidere a 360 gradi sull’impatto di questa patologia nel nostro Paese. Potremmo in questo modo delineare un modello italiano di condivisione della lotta alla malattia fra clinici, pazienti e Istituzioni”. In questa prospettiva dovrebbero inserirsi anche i nuovi criteri per definire l’innovatività di un farmaco stabiliti dall’AIFA a marzo 2017. “La deliberazione – sottolinea il prof. Pinto – è molto importante perché ha reso accessibile il Fondo di 500 milioni di euro. Nel 2016 la Commissione tecnico scientifica dell’agenzia regolatoria ha attribuito il carattere dell’innovatività a sei farmaci di cui 2 in ematologia e 4 in oncologia medica. In base a questi nuovi criteri, dovrebbero essere valutati nei prossimi mesi ulteriori farmaci anticancro realmente innovativi che potranno essere resi disponibili ai pazienti rientrando così nel Fondo. Si tratta da un lato di molecole completamente nuove, dall’altro di trattamenti già in uso e rimborsabili ma che hanno ricevuto dall’AIFA un’estensione delle indicazioni. Lo schema proposto per la valutazione si basa su un criterio multidimensionale che tiene conto di tre elementi fondamentali: il bisogno terapeutico, il valore terapeutico aggiunto e la qualità delle prove (cioè la robustezza degli studi clinici). I farmaci innovativi dovrebbero essere inseriti nel Fondo in aderenza ai principi stabiliti dall’AIFA. Chiediamo quindi che venga previsto anche per il 2018 un adeguato Fondo Nazionale per i farmaci innovativi in Oncologia e che questo Fondo sia destinato alla copertura dei costi non solo dei farmaci ma anche dei test richiesti dal regolatorio per gli stessi farmaci”.

Al via a Palermo il 1° festival della prevenzione e innovazione in oncologia

DA STAMATTINA FINO al 17 marzo la città ospita la quinta tappa del tour dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica.

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Un motorhome è stato allestito  in Piazza Giuseppe Verdi (dalle 10 alle 18), dove gli oncologi dell’AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) forniranno consigli e informazioni sulla prevenzione, sull’innovazione terapeutica e sui progressi nella ricerca in campo oncologico. Saranno presenti anche rappresentanti dell’organizzazione umanitaria internazionale Life and Life, Europa Donna ed aBRCAdaBRA (dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18). L’obiettivo è portare ai cittadini un messaggio fondamentale: il cancro non va più considerato un male incurabile e contro questa malattia si deve giocare d’anticipo.

“Lanciamo, sul modello dei festival della letteratura, il primo ‘Festival della prevenzione e innovazione in oncologia’ per spiegare agli italiani il nuovo corso dell’oncologia, che spazia dai corretti stili di vita, agli screening, alle armi innovative come l’immuno-oncologia e le terapie a bersaglio molecolare, fino alla riabilitazione, al reinserimento nel mondo del lavoro e al ritorno alla vita – spiega il prof. Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM -. Grazie alla diagnosi precoce e alle nuove armi il 60% dei pazienti sconfigge la malattia, percentuale che raggiunge il 70% nelle neoplasie più frequenti”. La manifestazione itinerante, tocca 16 città con eventi che dureranno tre giorni. In Italia nel 2016 sono stati stimati 365.800 nuovi casi di tumore (189.600 negli uomini e 176.200 nelle donne), in Sicilia 25.700 (13.400 uomini e 12.300 donne). E a Palermo ogni anno si registrano circa 5.580 nuove diagnosi (2.998 uomini e 2.582 donne).

“Resta ancora molto da fare sul piano della prevenzione – continua il prof. Antonio Russo, membro Direttivo nazionale AIOM e Direttore Oncologia Medica del Policlinico ‘Giaccone’ di Palermo -, se pensiamo che l’Italia destina solo il 4,2% della spesa sanitaria totale a queste attività, collocandosi negli ultimi posti per investimenti in prevenzione fra i 34 Paesi che fanno parte dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD)”.

Molti studi hanno dimostrato che il 40% dei tumori può essere evitato con uno stile di vita sano (no al fumo, attività fisica costante e dieta corretta), ma pochi italiani seguono queste regole. Anche in Sicilia emergono dati preoccupanti (Report del sistema di sorveglianza PASSI 2012-2015): l’eccesso ponderale è superiore rispetto alla media nazionale, infatti il sovrappeso riguarda il 34,6% dei cittadini della Regione (31,6% Italia) e il 12,5% è obeso (10,4% Italia). Critiche anche le percentuali sull’attività fisica: il 43,2% dei siciliani è completamente sedentario (32% Italia). Superiori rispetto alla media nazionale anche i dati relativi al fumo: è tabagista il 28,7% (26,9% Italia). Si stima che oggi in Sicilia vivano circa 197.800 cittadini dopo la diagnosi di tumore, una cifra in costante crescita. Oltre alle nuove terapie, anche gli screening svolgono un ruolo fondamentale nel miglioramento dei tassi di guarigione. Ma nella Regione pochi cittadini rispondono a questi fondamentali programmi di prevenzione, infatti le percentuali di adesione sono fra le più basse a livello nazionale: nel biennio 2011-2012 solo il 35,1% delle donne siciliane ha eseguito la mammografia, fondamentale per la diagnosi precoce del tumore del seno (60,9% Italia); il 28-30% ha eseguito il Pap test per la diagnosi iniziale del tumore del collo dell’utero (40,8% Italia) e solo il 15,6% dei cittadini ha eseguito il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci per individuare in fase precoce il cancro del colon retto (47,1% Italia).

Durante il “Festival della prevenzione e innovazione in oncologia” l’organizzazione umanitaria internazionale Life and Life attraverso la sua sezione “LaL Rosa” presenterà Svegliarsi in Salute, preparazione di un sano e naturale risveglio con la Colazione della Salute. Durante la preparazione le donne che hanno vissuto l’esperienza del cancro daranno la loro testimonianza su come si può fare prevenzione cambiando stile di vita. Interverrà anche Giuseppe Salica, istruttore federale di Nord Walking, disciplina sportiva basata sulla camminata che si avvale dell’uso di particolari bastoncini. È considerata tra le attività fisiche più adatte per la prevenzione di molte malattie. Salica sarà nel motorhome il 15 marzo dalle 10 alle 12, il 16 marzo dalla 16 alle 18 e il 17 marzo dalle 10 alle 12.

ALBANO E FLAVIA PENNETTA IN PIAZZA PER IL FESTIVAL DELLA PREVENZIONE IN ONCOLOGIA

pullman-oncologiaBrindisi, 2 marzo 2017 – La lotta ai tumori scende in piazza a Brindisi. La terza tappa del “Festival della prevenzione e innovazione in oncologia” si svolge proprio nel capoluogo pugliese. Un motorhome, cioè un pullman, sarà allestito per tre giorni, dal 3 al 5 marzo, in Piazza della Vittoria (dalle 10 alle 18), dove gli oncologi dell’AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) forniranno informazioni sulla prevenzione, sull’innovazione terapeutica e sui progressi nella ricerca in campo oncologico. Non solo. Domenica 5 marzo, alle 9.30, è in programma anche una “passeggiata in rosa” a cui darà il via la Sindaca Angela Carluccio (con partenza da Piazza della Vittoria), realizzata in collaborazione con l’associazione “Cuore di donna”. E domenica mattina ci sarà il cantante Al Bano Carrisi. Ospite della manifestazione anche la campionessa di tennis Flavia Pennetta. L’obiettivo è portare ai cittadini un messaggio fondamentale: il cancro non va più considerato un male incurabile e contro questa malattia si deve giocare d’anticipo. “Lanciamo, sul modello dei festival della letteratura, il primo ‘Festival della prevenzione e innovazione in oncologia’ per spiegare agli italiani il nuovo corso dell’oncologia, che spazia dai corretti stili di vita, agli screening, alle armi innovative come l’immuno-oncologia e le terapie a bersaglio molecolare, fino alla riabilitazione, al reinserimento nel mondo del lavoro e al ritorno alla vita – spiega il prof. Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM -. Grazie alla diagnosi precoce e alle nuove armi il 60% dei pazienti sconfigge la malattia, percentuale che raggiunge il 70% nelle neoplasie più frequenti”. La manifestazione itinerante, resa possibile grazie al sostegno di Bristol-Myers Squibb, tocca 16 città con eventi che dureranno tre giorni. In Italia nel 2016 sono stati stimati 365.800 nuovi casi di tumore (189.600 negli uomini e 176.200 nelle donne), in Puglia 21.900 (11.600 uomini e 10.300 donne). E a Brindisi ogni anno si registrano circa 2.000 nuove diagnosi (1.054 uomini e 918 donne, Registro Tumori Puglia – Rapporto 2015). “Resta ancora molto da fare sul piano della prevenzione – continua il prof. Saverio Cinieri, tesoriere nazionale AIOM, Direttore del Dipartimento di Oncologia medica e Responsabile della Breast Unit dell’Ospedale Perrino di Brindisi -, se pensiamo che l’Italia destina solo il 4,2% della spesa sanitaria totale a queste attività, collocandosi negli ultimi posti per investimenti in prevenzione fra i 34 Paesi che fanno parte dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD)”. Molti studi hanno dimostrato che il 40% dei tumori può essere evitato con uno stile di vita sano (no al fumo, attività fisica costante e dieta corretta), ma pochi italiani seguono queste regole. Anche in Puglia emergono dati preoccupanti (Report del sistema di sorveglianza PASSI 2012-2015): l’eccesso ponderale è superiore rispetto alla media nazionale, infatti il sovrappeso riguarda il 32,4% dei cittadini della Regione (31,6% Italia) e il 12,5% è obeso (10,4% Italia). Il 46,8% dei pugliesi consuma alcol ed il 40,3% è completamente sedentario (32% Italia). Migliori rispetto alla media nazionale i dati relativi al fumo: è tabagista il 25,9% (26,9% Italia). “Una monografia della Società Americana di Oncologia Clinica (American Society of Clinical Oncology) pubblicata a fine 2016 – continua il prof. Cinieri – ha analizzato la correlazione tra tumori e obesità: quest’ultima è diventata nel mondo occidentale la prima causa di rischio oncologico non solo per le patologie più diffuse (mammella, prostata, colon), ma anche per quelle meno frequenti (tumori del distretto testa-collo, endometrio, pancreas e stomaco). Ed è ormai ampiamente dimostrato che correggere comportamenti scorretti aiuta anche i pazienti con cancro avanzato a rallentare la progressione della malattia”.