Tumori urologici: sei italiani su dieci non conoscono la prevenzione

Nasce il nuovo portale della SIUrO “www.tumorigenitourinari.net.”

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Alberto Lapini, presidente SIUrO

 

Bologna, 11 aprile 2019 – Grande diffusione registrata tra la popolazione eppure ancora poco conosciuti. Sono i tumori urologici che complessivamente colpiscono, ogni anno, 77.900 uomini e donne nel nostro Paese. Eppure, il 44% degli italiani non sa che esistono cure efficaci in grado di contrastarli. In particolare, spaventa la scarsa consapevolezza per quanto riguarda la prevenzione primaria e secondaria. Il 61% ignora che si possono evitare innanzitutto attraverso stili di vita sani. Appena il 9% riconosce il fumo di sigaretta come causa del carcinoma della vescica. Mentre sedentarietà e obesità sono considerati fattori di rischio delle neoplasie alla prostata e al rene per solo il 38% dei cittadini. Il 53% sa che attraverso l’autopalpazione è possibile individuare la presenza di un tumore del testicolo. Ma il 79% non è mai andato dall’urologo per una visita di controllo. Sono questi alcuni dei dati del sondaggio on line svolto su oltre 2.000 persone dalla Società Italiana di Urologia (SIUrO). L’indagine è presentata oggi in occasione dell’apertura del XXIX Congresso Nazionale della Società Scientifica che vede riuniti fino a sabato a Bologna oltre 300 Specialisti. Per promuovere una maggiore cultura sul cancro della prostata, vescica, rene e testicolo la SIUrO lancia oggi un nuovo portale www.tumorigenitourinari.net, il primo interamente dedicato alle neoplasie urologiche. “Otto italiani su dieci vogliono saperne di più su patologie che rappresentano il 20% di tutti i tumori registrati nel nostro Paese – afferma il dott. Alberto Lapini, Presidente Nazionale SIUrO -. Il numero di nuovi casi risulta in costante aumento. Vogliamo quindi promuovere la prevenzione e aumentare le diagnosi precoci attraverso una corretta e adeguata informazione”. Sul nuovo portale ampio spazio viene dedicato al tema delle cure e degli effetti collaterali. Sempre secondo il sondaggio della SIUrO, il 41% degli italiani sostiene che l’impotenza sia la principale conseguenza del trattamento del tumore della prostata. “Le nuove terapie hanno aumentato i tassi di guarigione e al tempo stesso sono meno invasive rispetto al passato – aggiunge il dott. Renzo Colombo, Vice Presidente della SIUrO e Coordinatore Responsabile del portale -. Nel caso specifico del carcinoma prostatico circa un terzo dei casi risultano poco aggressivi e possono essere trattati con la sorveglianza attiva e quindi attraverso un monitoraggio costante dell’eventuale evoluzione della malattia. Tutte le neoplasie genito-urinarie sono sempre più patologie croniche e come tali possiamo controllarle. La scelta della procedura terapeutica deve tenere conto degli effetti collaterali e delle attese del paziente, come la salvaguardia di un’attività sessuale soddisfacente, della fertilità e di un rapido reinserimento nel mondo sociale e professionale”.

La SIUrO è una Società Scientifica nata e cresciuta per riunire al suo interno tutte le diverse figure professionali che si occupano dei tumori genito-urinari come oncologi, urologi, radioterapisti, patologi, medici nucleari, geriatri e psicologi. “La multidisciplinarietà oggi è una inevitabile necessità e non più una semplice opzione – sottolinea il dott. Giario Conti, Segretario e Tesoriere Nazionale SIUrO -. Richiede che tutti gli specialisti lavorino in team e che siano costantemente informati sulle novità scientifiche e le innovazioni tecnologiche. Così possiamo sempre proporre ai malati percorsi diagnostico-terapeutici adeguati. Inoltre si riducono i tempi di attesa e gli esami inutili, garantendo al tempo stesso migliori risultati e minori costi sociali. La formazione degli specialisti è quindi una delle nostre priorità ma al tempo stesso vogliamo rivolgerci alla popolazione con campagne educazionali specifiche. Anche il nostro nuovo portale www.tumorigenitourinari.net è realizzato nel solco della nostra multidisciplinarietà. Abbiamo creato una squadra di 22 specialisti di diverse aree che rispondono a tutte le domande di pazienti, caregiver nonché semplici utenti del web”. La Rete si conferma infine il principale “luogo” dove cercare notizie di salute e infatti viene scelta come primo strumento d’informazione dal 36% degli italiani. “Non sempre tutto quello che si trova sul web è corretto – conclude il dott. Colombo -. Anche in uro-oncologia esiste il problema delle fake news e come Società Scientifica interverremo anche sui principali social media per contrastare un fenomeno preoccupante e in costante crescita. Un altro tema al centro delle nostre campagne informative on line sarà quello della promozione delle visite specialistiche. E’ infatti possibile prevenire i tumori anche sottoponendosi regolarmente a controlli con un urologo”.

In occasione del congresso di Bologna viene lanciato anche il nuovo canale You Tube (SIUrO TV) sui cui saranno caricate interviste agli specialisti della Società Scientifica, approfondimenti e video-pillole con i consigli degli esperti.

Nasce SIDeMaST Tv, il canale ufficiale della dermatologia italiana

Il presidente Calzavara-Pinton: “On line solo informazioni scientificamente corrette spiegate con un linguaggio semplice, per informare e sensibilizzare il pubblico e per contrastare tutte le fake news sulla pelle”

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Milano, 8 aprile 2019 – Uno spot spiega che la nostra pelle è l’organo più esteso dell’organismo umano, il nostro confine con il resto del mondo e per questo costantemente sotto tiro per l’aggressione di agenti fisici, chimici e infettivi. E tra questi pericolosi agenti c’è anche l’esposizione al sole. Tutte le informazioni su come conservare al meglio la nostra pelle e curarne le malattie sono contenute nel primo canale YouTube della dermatologia italiana. È infatti attivo da oggi SIDeMaST TV: il canale YouTube della Società Italiana di Dermatologia. “L’obiettivo della nostra Società scientifica, la più antica del settore (fondata nel 1885), è quello di utilizzare nuove forme di comunicazione per raggiungere fasce sempre più ampie di popolazione – spiega Piergiacomo Calzavara-Pinton, Presidente di SIDeMaST e Direttore della Scuola di Specializzazione in Dermatologia e Venereologia dell’Università di Brescia -. Mai come oggi è necessario diffondere una corretta conoscenza sulle patologie che interessano la pelle, oltre 3.000, con un linguaggio comprensibile a tutti ma scientificamente ineccepibile. Consideriamo che almeno una volta nella vita ciascuno ha bisogno di rivolgersi a un dermatologo: è quindi fondamentale avere indicazioni adeguate sul riconoscimento delle malattie cutanee per non sottovalutare i segnali”. Se la maggior parte delle patologie della pelle è benigna (ma tuttavia può comunque condizionare negativamente la qualità della vita dei pazienti), in alcuni casi possono causare inabilità e gravissima sofferenza fisica e psicologica ed in altri avere una prognosi negativa se trascurate. “Ad esempio – continua il prof. Calzavara Pinton – va informata la popolazione sui rischi dell’esposizione sconsiderata al sole e l’aumento dei casi di melanoma e degli altri tumori cutanei che, se non scoperti in fase precoce, possono comportare il rischio di morte. È importante, perciò, potenziare la conoscenza e diffondere la cultura della prevenzione e della diagnosi precoce”. Nel campo delle malattie infiammatorie ci proponiamo invece di sensibilizzare i pazienti sulla disponibilità di nuove cure che hanno rivoluzionato la prognosi di malattie molto diffuse come psoriasi e dermatite atopica.
Infine, bisogna verificare le informazioni che viaggiano ora sul web, spesso sbagliate e “maliziose” (fake news) e quindi dare all’ utente una fonte controllata.
SIDeMaST TV dà voce alla figura più accreditata: il dermatologo. Sul canale YouTube andranno in onda interviste agli esperti sull’importanza del ruolo del dermatologo, commenti a fatti di cronaca, appelli alle istituzioni, ‘pillole’ sulle principali malattie cutanee, con consigli e istruzioni pratiche per agire in modo corretto. E reportage dal XXIV Congresso Mondiale di Dermatologia, che quest’anno, dopo oltre 40 anni, si svolgerà in Italia. Dal 10 al 15 giugno prossimo a Milano, al MICo, SIDeMaST sarà protagonista dell’appuntamento più importante dell’anno, con oltre 15.000 delegati provenienti da tutto il mondo.
Il link al canale è: www.youtube.com/channel/UCNgQoprGK8dlgG2JeiH1jrg

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Tumori: assistenza psicologica nell’80% delle oncologie

212 breast unit, ma le cure domiciliari sono ancora carenti

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Roma, 2 aprile 2019 – Nel nostro Paese sono attive 332 Oncologie, quasi l’80% (78,9%) ha un servizio di supporto psicologico, ma ancora troppo poche, solo il 65%, garantiscono l’assistenza domiciliare. Una forbice che si allarga spostandosi lungo la Penisola: al Nord le cure domiciliari sono infatti assicurate dal 70% delle strutture rispetto al 52% del Sud. Le Breast Unit, dedicate alla cura del tumore della mammella, sono 212 e l’80% (170) tratta più di 150 nuovi casi ogni anno (la soglia minima stabilita a livello europeo). Ma sono distribuite a macchia di leopardo: al Nord il 72% delle Oncologie (120) è dotato di un centro senologico, rispetto al 68% del Centro (57) e al 43% del Sud (35). Nonostante queste criticità da affrontare quanto prima, sono significativi i passi in avanti fatti nella definizione dei percorsi diagnostico-terapeutici e assistenziali (PDTA), essenziali per garantire un’assistenza multidisciplinare: sono stati deliberati dal 73% delle strutture, per un totale di 798 documenti (in particolare per i tumori della mammella, colon-retto, polmone e prostata). I dati sullo “Stato dell’Oncologia” nel nostro Paese emergono dal convegno nazionale organizzato oggi al Senato dall’AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) ed evidenziano luci e ombre nella cura del cancro. “Vanno superate le differenze territoriali nell’assistenza, che ancora oggi alimentano le liste di attesa e le migrazioni regionali, costringendo una significativa percentuale di pazienti a spostarsi dal proprio domicilio – spiega Stefania Gori, Presidente Nazionale AIOM e Direttore dipartimento oncologico, IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar -. La svolta è rappresentata dalla reale istituzione delle reti oncologiche regionali, attive solo in Lombardia, Piemonte e Valle D’Aosta, Veneto, Toscana, Umbria, Liguria, Puglia e nella Provincia autonoma di Trento. La concreta realizzazione di questi network consentirà di migliorare i livelli di appropriatezza e di risparmiare risorse da utilizzare per velocizzare l’accesso ai farmaci innovativi. Sul fronte dell’appropriatezza, AIOM mette in campo molti strumenti: dal Libro Bianco dell’Oncologia Italiana, alle raccomandazioni cliniche e metodologiche, alle 37 Linee Guida, ai controlli di qualità nazionali per i test bio-molecolari, alle Raccomandazioni sull’implementazione del test BRCA nelle pazienti con carcinoma ovarico, fino al volume sui ‘Numeri del cancro in Italia’, che presenta ogni anno il quadro epidemiologico dei tumori. In particolare le Linee Guida, costantemente aggiornate, sono indispensabili per favorire l’appropriatezza prescrittiva sia dei trattamenti (farmacologici e non) che degli esami diagnostici e strumentali.”

Oggi, in Italia, il 63% delle donne e il 54% degli uomini sono vivi a 5 anni dalla diagnosi. Il nostro Paese, se valutato nel complesso, presenta un quadro di sopravvivenza pari o superiore alla media europea. “è necessario migliorare il livello tecnologico dei centri, sia in ambito diagnostico (radiologia e biologia molecolare) che chirurgico e radioterapico – sottolinea Giordano Beretta, Presidente eletto AIOM -. Oggi, ad esempio, la radioterapia è impiegata nella cura del 60-70% dei pazienti oncologici e si stima che il suo fabbisogno in Europa aumenterà di oltre il 15% nei prossimi 10 anni. Un’analisi economica internazionale, pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica ‘The Lancet Oncology’, ha evidenziato infatti che gli investimenti in apparecchiature radioterapiche non solo consentono il trattamento di un gran numero di pazienti, ma determinano anche vantaggi economici, tenendo conto delle risorse investite e delle vite salvate. Anche l’assistenza domiciliare, in particolare quella palliativa, è insufficiente in molte realtà, nonostante gli importanti risparmi che ne deriverebbero. È stato dimostrato che, se fosse assicurata un’adeguata assistenza domiciliare e palliativa, la degenza in ospedale si ridurrebbe da 20 a 4 giorni, con un risparmio di circa 2.000 euro a paziente”.

Senza dimenticare le campagne di prevenzione rivolte a tutti i cittadini. Nel 2018, in Italia, sono stati stimati 373.300 nuovi casi di cancro, con un aumento, in termini assoluti, di 4.300 diagnosi rispetto al 2017. E ogni giorno, nel nostro Paese, più di 510 nuovi casi (oltre il 50%) riguardano gli over 70. AIOM e Fondazione AIOM, in collaborazione con Senior Italia FederAnziani, hanno lanciato quindi il primo progetto nazionale per prevenire e vincere i tumori negli anziani (“Cancro, la prevenzione non si ferma dopo i 65 anni”). “Le prime 18 tappe si sono svolte con grande partecipazione – afferma Fabrizio Nicolis, Presidente Fondazione AIOM -. Oggi un over 65 ha ancora davanti a sé più di un ventennio. Ecco perché diventa fondamentale correggere il proprio stile di vita e sottoporsi a regolari controlli medici e agli screening anche in età avanzata: una diagnosi precoce può fare la differenza. Purtroppo il 57% degli over 65 è in sovrappeso o obeso, il 9,8% fuma, il 39,2% è sedentario e solo il 10,6% consuma 5 o più porzioni di frutta e verdura ogni giorno. Vogliamo migliorare queste percentuali con un progetto che è all’avanguardia anche in campo internazionale: gli oncologi entrano nei centri anziani per sensibilizzare un grande numero di cittadini non solo sugli screening (prevenzione secondaria), ma anche sugli stili di vita corretti (prevenzione primaria) e sulle regole da seguire per evitare eventuali recidive dopo la fine dei trattamenti (prevenzione terziaria). Sono previsti in totale 50 incontri frontali nei centri anziani, con 50 corsi di ballo per favorire l’attività fisica e 50 corsi di cucina per insegnare le regole della corretta alimentazione. Coinvolgeremo oltre 50mila anziani, a cui distribuiremo anche opuscoli informativi”.

REUMATOLOGIA: A Bologna arriva la campagna “Malattie Reumatologiche? No grazie!”

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Bologna, 28 marzo 2019 – Prosegue in Emilia la campagna nazionale “Malattie Reumatologiche? No grazie!” promossa dalla Società Italiana di Reumatologia (SIR). Il 29 marzo si terrà presso il Centro Italicus (Via G.A.Sacco 16 alle ore 16.00) un incontro informativo. L’obiettivo dell’iniziativa è far comprendere a tutti gli italiani, non più giovanissimi, la gravità di queste patologie.“Sono disturbi gravi, dolorosi, potenzialmente invalidanti che risultano in forte crescita nel nostro Paese – afferma il dott. Gianluigi Bajocchi, Struttura Semplice di Reumatologia, Ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia e Consigliere SIR -. In totale colpiscono oltre cinque milioni di italiani. Anche se non vanno considerate come patologie solo ed esclusivamente della terza età, gli anziani risultano particolarmente esposti. Infatti nel nostro Paese il 32% degli over 65 utilizza farmaci antinfiammatori ed antireumatici per la cura, tra gli altri disturbi, di artriti e artrosi. Il 25% invece assume regolarmente vitamina D per contrastare l’osteoporosi”.Per creare una nuova cultura della prevenzione, durante l’incontro verrà distribuito un opuscolo, insieme ad altro materiale informativo, con una grafica attenta e di facile lettura. Durante la lezione della SIR sarà ribadita l’importanza di seguire, anche durante la terza età, stili di vita sani. La campagna prevede 25 incontri su tutto il territorio nazionale e terminerà ad aprile.

Scarica l’opuscolo qui

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Studi clinici: è on line il portale “STUDY CONNECT”, un portale per pazienti e medici

Una piattaforma per trovare informazioni sulle sperimentazioni

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Roma, 27 marzo 2019  – Un portale che aiuta i pazienti e medici di accedere a informazioni su tutti gli studi clinici in corso, in Italia e nel mondo, condotti da Bristol-Myers Squibb in ambito oncologico, cardiovascolare e autoimmune, aree terapeutiche in cui è attiva la ricerca dell’azienda. Inoltre, il sito permette di accedere, per queste stesse aree terapeutiche, alle informazioni sulle sperimentazioni in corso di altre aziende, tramite un link diretto a clinicaltrials.gov, fonte disponibile pubblicamente. Si chiama Study Connect ed è ora disponibile anche nella versione italiana (www.bmsstudyconnect.com/it).  “Oltre 150 studi clinici in 50 Paesi, con la partecipazione di più di 50mila pazienti – afferma Emma Charles, General Manager Bristol-Myers Squibb Italia -. Sono i numeri delle sperimentazioni in corso sulle molecole sviluppate da Bristol-Myers Squibb, che testimoniano l’impegno dell’azienda verso le persone colpite da patologie gravi. I pazienti chiedono sempre più fonti certificate e questo progetto è totalmente centrato sulle loro esigenze. Oggi, con Study Connect, è disponibile on line una ‘bussola’ per orientarsi, un portale in cui i pazienti, i loro familiari e i medici possono ottenere informazioni sullo svolgimento e partecipazione agli studi clinici. Study Connect è un progetto mondiale di Bristol-Myers Squibb e vuole aiutare i pazienti ed i medici a trovare la sperimentazione più adatta alla specifica situazione clinica. Il nostro obiettivo è offrire informazioni trasparenti e pertinenti, che indirizzino i malati ad assumere decisioni consapevoli, grazie anche alla condivisione delle esperienze. Study Connect permette infatti di sostenerli prima e durante uno studio clinico”. Le sperimentazioni (di fase I, II e III) contenute in Study Connect vanno dai tumori del sangue alle neoplasie solide (ad esempio del polmone, pancreas, testa-collo, urogenitali e gastrointestinali, melanoma), alle malattie cardiovascolari (insufficienza cardiaca, fibrillazione atriale e trombosi) e autoimmuni (artrite reumatoide e lupus). Come funziona Study Connect? “La principale caratteristica della piattaforma, che la differenzia da altre già esistenti, è innanzitutto la possibilità per il paziente di compilare un questionario rispondendo a domande sulla sua patologia – spiega Cristina Lupini, RCO S.E. Europe Unit Director, Bristol-Myers Squibb Italia -. Il sistema mostra quindi all’utente una lista di sperimentazioni cliniche, sia di BMS che di altre aziende – per queste ultime tramite un link diretto a clinicaltrials.gov – che potrebbero essere idonee alla sua condizione clinica, con i relativi centri partecipanti. Il paziente può selezionare una determinata sperimentazione, un centro in una specifica località e, qualora il centro clinico prescelto partecipi ad uno studio BMS e abbia aderito al servizio ‘Patient Referral’ della piattaforma, potrà compilare il modulo di registrazione. Dopo aver sottomesso il modulo di registrazione, le sue informazioni, incluso il questionario, sono inviate al referente del centro clinico, che può contattare il paziente per iniziare il processo di screening dello specifico studio attraverso la visita in ospedale”.  “La pipeline di Bristol-Myers Squibb – spiega Cosimo Paga, Executive Country Medical Director, Bristol-Myers Squibb Italy – comprende molecole in tutte le fasi di sviluppo, dagli studi preclinici in modelli animali fino ad ampi studi clinici randomizzati di fase III. Il nostro impegno nella ricerca è quindi migliorare i positivi risultati già ottenuti con i farmaci che abbiamo reso disponibili, come ad esempio nell’immuno-oncologia, con un focus specifico riguardo i meccanismi di resistenza per superarli. Bristol-Myers Squibb è inoltre impegnata ad investire nella medicina di precisione, con l’obiettivo di fornire il farmaco ‘giusto’ al paziente ‘giusto’ nel tempo ‘giusto’. Un ulteriore aspetto riguarda l’importante impatto derivante dall’introduzione dell’immunoterapia, settore in cui la nostra azienda è leader, che ha determinato uno straordinario beneficio in termini di sopravvivenza, con una quota sempre maggiore di ‘lungosopravviventi’ a cui la nostra azienda sta lavorando per migliorarne la qualità di vita. In quest’ottica la nostra attenzione si traduce, ad esempio, in schedule che consentano una somministrazione ad intervalli più lunghi e in nuove formulazioni sottocute. Inoltre, stiamo sviluppando la possibilità di nuove formulazioni che consentano la somministrazione simultanea di terapie combinate e, infine, servizi per la cura al domicilio. Infine l’impegno dell’azienda a favore dei pazienti è inoltre testimoniato dagli ampi programmi di accesso allargato (Expanded Access Program, EAP) realizzati nel nostro Paese negli ultimi 3 anni. In Italia abbiamo fornito farmaci per circa 3.000 pazienti con diverse forme di tumore, in particolare carcinoma del polmone, del rene, melanoma e linfoma di Hodgkin. In questo modo, si è fornita la possibilità di accesso in tempi rapidi a terapie efficaci e già approvate negli Stati Uniti e in Europa, prima della conclusione dell’iter di rimborsabilità in Italia”.

ONCOLOGIA: SEMPRE PIU’ TERAPIE INNOVATIVE CONTRO IL TUMORE DEL SENO, MA SOLO LA META’ DELLE DONNE ESEGUE REGOLARMENTE LA MAMMOGRAFIA

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Cremona, 15 marzo 2019 – Ancora troppo poche italiane aderiscono ai programmi di screening per il tumore del seno. Solo il 56% delle donne ha eseguito la mammografia, l’esame salvavita in grado di diagnosticare precocemente la malattia. La Lombardia è una Regione virtuosa e presenta uno dei tassi d’adesione tra i più alti della Penisola (67% di aderenza). Ciò nonostante ancora una donna su tre non si sottopone agli screening. Un fenomeno che preoccupa dal momento che la neoplasia ogni anno provoca ancora in tutta la Penisola oltre 12mila decessi. E si registrano ancora forti differenze territoriali. Nel Mezzogiorno, dove l’adesione agli screening è inferiore rispetto al Settentrione, la sopravvivenza è leggermente più bassa. Nelle Regioni del Sud si attesta all’85% mentre in quelle del Nord all’88%. Da qui l’appello degli oncologi affinché tutte le italiane, d’età compresa tra i 50 e 69 anni, si sottopongano una volta ogni due anni al test gratuito organizzato dalle Aziende Sanitarie locali. La sollecitazione degli specialisti arriva dal convegno Breast Journal Club. L’importanza della Ricerca in Oncologia che si conclude oggi. Per due giorni oltre 300 esperti si sono riuniti a Cremona per discutere le ultime novità emerse sulla patologia. “Il cancro della mammella è una malattia che riusciamo a sconfiggere nell’oltre 80% dei casi – afferma il prof. Daniele Generali, Direttore della UO Multidisciplinare di Patologia Mammaria e Ricerca Traslazionale dell’ASST di Cremona -. E’ un dato positivo ma non si può sottovalutare una neoplasia così diffusa e che interessa una parte del corpo femminile estremamente delicata. Soprattutto i test per la prevenzione secondaria vanno maggiormente incentivati tra tutta la popolazione. Con la mammografia ogni anno individuiamo poco più di 8.000 nuovi casi; purtroppo ancora troppe diagnosi arrivano comunque tardi. Questo determina non poche difficoltà sia alle singole donne che all’intero sistema sanitario nazionale. La diagnosi precoce è l’arma fondamentale nella lotta contro il tumore al seno, permette infatti di aumentare notevolmente le probabilità di guarigione delle pazienti, oltre a consentire interventi più conservativi ed estetici. Proprio per sensibilizzare la popolazione alla prevenzione, le reti oncologiche nazionali insieme alle Istituzioni stanno promuovendo e supportando la costituzione di centri di senologia ovvero Breast Unit, modelli di assistenza specializzati nella prevenzione, diagnosi e cura del carcinoma mammario, caratterizzati dalla presenza di un team coordinato e multidisciplinare in grado di garantire quel livello di specializzazione delle cure, dalle fasi di screening sino alla gestione della riabilitazione psico-funzionale, in grado di ottimizzare la qualità delle prestazioni e della vita delle pazienti e, nel contempo, garantire l’applicazione di percorsi diagnostico-terapeutici e assistenziali (PDTA) in coerenza con le linee guida nazionali e internazionali. Le donne affette da tumore al seno che si curano presso centri dedicati (Breast Unit) hanno un 18% in più di guarigioni definitive e una migliore qualità di vita”.

SANITA’: FONDAZIONE POLIAMBULANZA RICONOSCIUTO COME CENTRO D’ECCELLENZA PER LE MALATTIE INFIAMMATORIE INTESTINALI

Circa 1.000 pazienti lo scorso anno si sono rivolti all’ospedale bresciano per la cura delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali 

Poliambulanza: Sede (ingresso)

 

 

 

 

 

 

Brescia, 7 marzo 2019 – E per la qualità dei trattamenti offerti l’ospedale bresciano è stato oggi ammesso nelle fila di una importante società scientifica, IG-IBD, Gruppo Italiano per le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali, che promuove la ricerca clinica e di base a livello nazionale e internazionale. Tra 150mila e 200mila sono le persone in Italia affette da queste patologie complesse, che impattano notevolmente sulla qualità di vita e che hanno un alto costo anche per il paziente. Secondo i dati di una associazione di pazienti (AMICI) ogni anno le famiglie con una persona colpita da queste malattie devono affrontare una spesa di circa 750 euro. Ogni anno sono 10,5 su 100 mila abitanti i nuovi casi che si registrano in territorio nazionale. Complessivamente 100 su 100mila abitanti sono affetti da malattia di Crohn, e 121 su 100mila abitanti da colite ulcerosa. Alla IG-IBD aderiscono gastroenterologi, chirurghi, anatomo-patologi, biologi, nutrizionisti, statistici. “Siamo lieti di accogliere Poliambulanza nel nostro gruppo – commenta il prof. Alessandro Armuzzi, Segretario Generale della IG-IBD -. È per noi un’occasione per ampliare la Rete e godere di un importante contributo non solo clinico ma anche scientifico. Ma soprattutto di collaborare per un obiettivo comune: la diffusione della conoscenza e il miglioramento delle cure”.“L’alleanza terapeutica e l’approccio multidisciplinare rappresentano un aspetto indispensabile nella cura delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali – chiarisce Cristiano Spada, Responsabile Unità Operativa di Endoscopia Digestiva di Fondazione Poliambulanza -. Nello specifico il morbo di Crohn può presentare, infatti, manifestazioni extra-intestinali ed interessare anche le articolazioni, il fegato, gli occhi e l’epidermide. È quindi necessario il coinvolgimento di esperti afferenti a diversi ambiti disciplinari”. Altro elemento che caratterizza le MICI è la cronicità. “Un paziente affetto da colite ulcerosa o da malattia di Crohn – continua il dott. Cristiano Spada – è un paziente medicalizzato a vita, che ha necessità di assumere farmaci costantemente e di sottoporsi a controlli periodici e continui. La ricerca costituisce, quindi, l’unica arma a disposizione per migliorare lo scenario futuro”.

 

Grande successo per la tappa umbra della campagna dei reumatologi della SIR

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Perugia, 5 marzo 2019 – Anche Perugia è stata coinvolta nella campagna nazionale “Malattie Reumatologiche? No grazie!” promossa dalla Società Italiana di Reumatologia (SIR). Ieri presso il Centro Sociale Anziani Primo Maggio (Via Cestellini, 24 ore 17.00) di Ponte San Giovanni (PG) si è tenuto un incontro informativo. L’obiettivo dell’iniziativa è far comprendere a tutti gli italiani, non più giovanissimi, la gravità di queste patologie. L’evento ha riscosso un grande successo.

“Sono disturbi gravi, dolorosi, potenzialmente invalidanti che risultano in forte crescita nel nostro Paese – ha affermato il prof. Roberto Gerli, Professore ordinario di Reumatologia dell’Università di Perugia e Presidente Eletto SIR -. In totale colpiscono oltre cinque milioni di italiani. Anche se non vanno considerate come patologie solo ed esclusivamente della terza età, gli anziani risultano particolarmente esposti. Infatti nel nostro Paese il 32% degli over 65 utilizza farmaci antinfiammatori ed antireumatici per la cura, tra gli altri disturbi, di artriti e artrosi. Il 25% invece assume regolarmente vitamina D per contrastare l’osteoporosi”.

Per creare una nuova cultura della prevenzione, all’incontro sono stati presenti la Prof.ssa Elena Bartoloni e la Dr.ssa Monica Cesarotti, afferenti alla Struttura Complessa Interaziendale di Reumatologia di Perugia. Le due specialiste hanno tenuto una conferenza informale e hanno risposto alle domande dei partecipanti. Durante l’incontro, inoltre, è stato distribuito un opuscolo, insieme ad altro materiale informativo, con una grafica attenta e di facile lettura. La campagna prevede 25 incontri su tutto il territorio nazionale e terminerà ad aprile.

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TUMORE DEL SENO: -24% DI MORTALITA’ SE IL PAZIENTE PRATICA ATTIVITA’ FISICA

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Roma, 27 febbraio 2019 –  Con 150 minuti alla settimana di attività fisica si riduce del 24% il rischio di mortalità per il tumore del seno e del 28% per quello del colon-retto. Non solo. Lo sport rappresenta un ottimo rimedio contro i sintomi della fatigue, uno degli effetti collaterali più frequenti. Si calcola, infatti, che interessi la metà delle persone sottoposte a chemioterapia. Ma gli italiani colpiti da una neoplasia sembrano non essere consapevoli di questi benefici. Se l’88% rispetta le raccomandazioni degli specialisti contro il fumo solo uno su tre modifica il proprio stile di vita sedentario dopo una diagnosi di cancro. E’ quanto emerge dal convegno nazionale La Qualità di Vita in Oncologia promosso oggi dalla Fondazione Insieme contro il Cancro al Ministero della Salute. Rientra in un progetto, realizzato con il supporto non condizionato di AstraZeneca, per incentivare l’attenzione verso la qualità di vita nel paziente, con particolare riferimento alle pazienti con carcinoma della mammella, alla gestione degli effetti collaterali della chemioterapia, ormonoterapia, terapie target e immunoncologia. All’evento partecipano oncologi medici, infermieri, pazienti, familiari, cittadini e Istituzioni. E proprio al convegno è stato presentato il documento finale della Consensus Italiana: Neoplasia della mammella: impatto degli stili e della qualità di vita sull’outcome della malattia in fase precoce e nel setting della malattia avanzata. E’ stato scritto da un comitato di nove oncologi italiani coordinati dal prof. Francesco Cognetti, Presidente della Fondazione Insieme contro il Cancro. “Negli ultimi anni sono aumentate le diagnosi precoci e le terapie anti-cancro sono diventate più efficaci – afferma il prof. Cognetti -. Un problema clinico rilevante è non solo garantire ai pazienti la sopravvivenza ma anche una buona, se non ottima, qualità di vita. Questo aspetto però non sempre viene ritenuto una priorità dall’oncologo, nonostante stia assumendo una dimensione rilevante. In Italia oltre 3 milioni di nostri concittadini vivono con un tumore a la sopravvivenza risulta in aumento. Questa particolare categoria di malati presenta nuove esigenze e bisogni. In totale più del 50% dei pazienti, che ha ricevuto una diagnosi da almeno cinque anni, soffre di effetti collaterali legati ai trattamenti che si manifestano a livello fisico e psico-sociale ed è necessario aumentare la consapevolezza su quali possono essere i rimedi. Anche la scelta tra trattamenti, dotati di simili attività, deve essere guidata dall’eventuale differente tossicità di questi farmaci. In quest’ottica, particolare importanza viene assunta da alcuni comportamenti utili non solo a prevenire il cancro. Oltre all’attività fisica il malato deve prestare grande attenzione al controllo del peso corporeo. Va inoltre eliminato il fumo e limitato il più possibile il consumo di alcol. Un’ampia letteratura scientifica ha dimostrato come siano tutti fattori sui quali bisogna intervenire per evitare la ricomparsa di una neoplasia e migliorare le risposte dell’organismo alle cure oncologiche”.   “Anche l’alimentazione deve essere adeguatamente monitorata sia durante che dopo le terapie – aggiunge il prof. Paolo Marchetti, Direttore dell’Oncologia Medica B del Policlinico Umberto I di Roma -. La malnutrizione può impattare negativamente sulla qualità della vita, ridurre l’efficacia dei trattamenti chemioterapici e di conseguenza anche la sopravvivenza. Oltre l’80% dei pazienti però non ha mai ricevuto una valutazione sul proprio stato nutrizionale. E’ una consulenza ormai imprescindibile e che va personalizzata prendendo in considerazione eventuali perdite di peso e comorbidità. La dieta ideale varia poi in base alla neoplasia e al tipo di trattamento eseguito. Non vanno infine dimenticati gli effetti collaterali delle cure che spesso e volentieri interessano proprio l’apparato gastro-intestinale”.

BRESCIA: POLIAMBULANZA E AVIS IN RETE PER CONTROLLARE A DISTANZA LA SALUTE DEL CUORE

Elettrocardiogramma al momento della donazione del sangue, invio digitale e referto dall’ospedale bresciano

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Brescia, 22 febbraio 2019 – Un servizio di telecardiologia presente in maniera sempre più capillare sul territorio lombardo. È quanto reso possibile dalla collaborazione tra Fondazione Poliambulanza e la sede provinciale Avis di Brescia. Per la prima volta in Italia i donatori volontari potranno eseguire un elettrocardiogramma nel luogo in cui saranno sottoposti a trasfusione e, dopo poco, avere il referto. Sarà, infatti, un medico del Dipartimento Cardiovascolare di Poliambulanza a valutare il tracciato e dare il referto, senza necessità di lasciare l’ospedale bresciano. “Siamo onorati della collaborazione con Avis – commenta Alessandro Triboldi, Direttore Generale di Fondazione Poliambulanza –, che rappresenta un’ulteriore e importante conferma di apprezzamento del servizio di telecardiologia da noi erogato. Ma non solo. È il primo passo per dare il via a una serie di iniziative di sensibilizzazione e prevenzione, che vedono Avis e Poliambulanza attivamente impegnate. Inoltre attraverso il supporto tecnologico fornito da CardioCalm sarà possibile portare la cardiologia ospedaliera su tutto il territorio”.A manifestare il proprio soddisfacimento per tale adesione è anche Fabio Badilini, Presidente di CardioCalm. “La partnership con Avis è per noi molto importante – dichiara Badilini – in quanto significa far arrivare la nostra tecnologia a una delle realtà istituzionali maggiormente radicate nel territorio. Oggi iniziamo con Avis Brescia, ma l’obiettivo è portare questa collaborazione a livello nazionale tessendo una rete in tutta la penisola”. Per il progetto è stato scelto un elettrocardiografo digitale basato su tablet con sim-card preinstallata, aspetto che consente ad Avis di erogare la prestazione presso la sede Provinciale e potenzialmente in tutte le 102 sezioni bresciane.

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